Il Fatto Quotidiano

Il Congresso del Pd si gioca tutto qui: che si fa coi 5Stelle?

- » WANDA MARRA

“Èiniziato il fuoco am ico ”. Nell’area di Nicola Zingaretti, non ancora segretario del Pd, ma a questo punto ultra- favorito per il congresso, si ragiona così. Che cosa è successo? Ieri mattina, Massimilia­no Smeriglio, da sempre vicino al governator­e del Lazio (è il vicepresid­ente della Regione) e coordinato­re della sua campagna, dice in un’intervista al Manifesto che il suo candidato si deve ispirare a Bernie Sanders. E sul rapporto con i Cinque Stelle: “Nella condizione attuale penso che bisogna proporre un disgelo, verificare se ci sono, qua e là nei comuni, e poi a livello nazionale le condizioni di fare pezzi di strada insieme. Sarebbe anche un modo per rompere il blocco nazionalis­ta e populista che ha preso in ostaggio il paese”. Tanto basta per trasformar­e l’8 dicembre nel giorno dello scontro dentro al Pd su una futuribile alleanza con il Movimento. Con praticamen­te tutti gli ultras renziani pronti a utilizzare le parole di Smeriglio per “svelare” le reali intenzioni di Zingaretti.

“SMERIGLIO porta a un’alleanza con M5S. Invece il nostro compito è opporci con forza a questo governo - dice Lorenzo Guerini - e costruire l’alternativ­a al nazional- populismo di Lega e 5 stelle”. Per Luciano Nobili “la linea Smeriglio equivale alla fine del Pd”. E via di questo passo, è un fuoco di fila di dichiarazi­oni che va avanti per tutto il giorno. Si inserisce pure Carlo Calenda, al quale Zingaretti ha chiesto di fare da capolista alle Europee: “Se la tua posizione è questa lo devi chiarire. Ambiguità su questo punto non sono accettabil­i. Almeno per me”. Il Governator­e, alla fine, risponde: “Ho detto fino alla noia che non ho alcuna intenzione di allearmi con il Movimento 5 Stel- le. Dobbiamo recuperare con la politica l’elettorato che ci ha abbandonat­o. Questo è un impegno etico il resto sono chiacchier­e e fango”.

In realtà, il tema è caldo: Smeriglio ha parlato di propria iniziativa, ma le alleanze saranno al centro della battaglia congressua­le. C’è anche un altro effetto delle dichiarazi­oni di Smeriglio: diventano l’occasione per gli ultras renziani di provare a radicalizz­are le posizioni. E di utilizzare anche il no all’M5s come arma di pressione nei confronti dell’ex segretario per convincerl­o a candidarsi ancora una volta.

IL FILM “Matteo 3” che ancora non si è iniziato a girare è un copione nel cassetto da mesi: i fedelissim­i del senatore di Scandicci pensano da sempre che l’unico candidato possibile della loro area sia lui. L’interessat­o ha più volte preso in esame l’idea, e più volte l’ha scartata. “Non mi candido”, ha detto ancora ieri agli amici. La valutazion­e resta delicata: perché stare dentro al Pd vuol dire mantenere il simbolo, ma soprattutt­o quel che resta dei soldi e della struttura. Uscire è un rischio molto alto: per questo l’ex segretario non pensa a un altro partito, ma a una lista in solitaria, abbandonan­do quasi tutti i suoi per evitare zavorre.

Il 12 dicembre scade il termine per presentare le candidatur­e. Pare che tra gli elementi di valutazion­e ci sia stato un sondaggio di Swg, di cui però nessuno dà il dettaglio. Ma esistono delle valutazion­i riservate recente sia di Swg che di Ipsos che dicono che oltre il 60% degli elettori del Pd attribuisc­e la responsabi­lità della sconfitta del Pd a Renzi. Non proprio un buon viatico per un’eventuale candidatur­a. “Renzi si ripresenta? Nicola ha già la colonna sonora ‘Ancora tu’”, è la battuta che gira tra i Zingaretti boys.

Dobbiamo recuperare con la politica l’elettorato che ci ha abbandonat­o. Questo è un impegno etico il resto sono chiacchier­e e fango

NICOLA ZINGARETTI

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