Il Fatto Quotidiano

“È stato un attimo, un cumulo di corpi oltre la balaustra”

Il racconto di Matteo, 16 anni. E il dolore di Paolo, che ha perso la moglie Eleonora: erano lì con la figlia undicenne

- » SANDRA AMURRI

d’ingresso, nonostante la sala scelta per il concerto consentiss­e di staccare al massimo 460 tagliandi. A pieno regime la discoteca può ospitare 852 persone del pubblico nelle tre sale di cui è dotata e, in ogni caso, i responsabi­li sarebbero in difetto: “Abbiamo venduto meno di mille biglietti, non abbiamo nulla da temere, sapremo spiegare le nostre ragioni” è la risposta di Marco e Quinto Cecchini, padre e figlio, gestori della società assieme ad un terzo soggetto.

A loro difesa sono arrivate anche le parole di Alberto Micci, proprietar­io dell’immobile, secondo cui nessuna irregolari­tà sarebbe stata nista delle bravate tra i banchi: a Brescia, due settimane fa, sei studenti sono rimasti intossicat­i per quello che è poi stato definito uno spruzzo accidental­e partito dalla bomboletta di una delle alunne della scuola superiore. La settimana prima un caso in un liceo di Milano. A metà ottobre, a La Spezia, è stato evacuato un istituto di commessa. Peccato che l’altra notte uno dei ragazzi scampati alla tragedia ci abbia mostrato il tagliando n. 1.350. Biglietti abbastanza onerosi, da un minimo di 20 euro per l’acquisto per i minorenni, 22 euro per la scelta online, 28 euro da botteghino e 30 euro con l’opzione “tavolo”.

IL CONCERTO di Sfera Ebbasta era stato fissato per le 23:30. Secondo alcuni il rapper dopo mezzanotte era ancora sul palco di una nota discoteca di Riccione e prima di arrivare a Corinaldo, una volta informato della strage di giovani, ha deciso di tornare indietro. quasi mille studenti perché era stata diffusa una gran quantità di spray urticante nei corridoi. E ancora, il 4 ottobre a Lodi, il 21 settembre a Palermo, il 18 settembre a Mantova. Nel 2017, in pochi mesi c’erano stati incidenti simili a Moniga del Garda, Villafranc­a , Cesenatico, Casalpuste­rlengo .

Le lacrime di rabbia versate nel chiuso della sua cameretta da A.V, 15 anni, di Senigallia di fronte a quella risposta categorica della mamma alla sua richiesta di essere accompagna­ta a Corinaldo, alla discoteca Lanterna Azzurra ad ascoltare Sfera Ebbasta: “No, tu non vai”, oggi sono lacrime di riconoscen­za. Ci aveva provato anche mamma Eleonora Girolimini, insegnante, anche lei di Senigallia, figlia del gestore del famoso Bano, ristorante sul lungomare, che negli Anni 70 fu il primo a fare gli spaghetti agli scampi, a convincere la figlia, 11 anni fra poco, a rinunciare ad andare. Poi di fronte alla sua insistenza aveva ceduto pensando che sarebbe stata un occasione per condivider­e quell'esperienza con il marito. Lei è morta. Ora è la piccola, che ha riportato una ferita al ginocchio, è voluta a andare all'obitorio a salutare per l’ultima volta la mamma, a consolare il padre, come racconta il parroco della Chiesa San Pietro Apostolo. Eleonora aveva solo 39 anni e lascia quattro figli, di cui due gemelli. “I miei figli sono rimasti senza mamma, uno prende ancora il latte, non so come farò, non riesco a rendermi conto” confida ad un amico, fra le lacrime, disperato il marito Paolo che poi si lascia andare allo sfogo: “Il concerto sarebbe dovuto iniziare alle 22, invece niente. Quel posto era strapieno di ubriachi, imbottiti di alcolici”.

Raggiungia­mo Lanterna Azzurra nella campagna di Corinaldo, nata negli Anni 60 come balera, rimasta chiusa per molti anni e poi trasformat­a in discoteca che deve il successo ai concerti rap. Qui, dove per ascoltare Sferra Ebbasta, vero nome Gionata Boschetti, considerat­o un fenomeno musicale con oltre un milione di follower su Instagram, erano arrivate ben 1400 persone, prevalente­mente giovani fra i 14 e 16 anni, contro le 870, o, forse, meno che la discoteca poteva contenere. “Una struttura vecchiotta di proprietà della famiglia Micci di Corinaldo” ci spiega il sindaco, Matteo Principi che, visibilmen­te commosso, guarda le luminarie e dice: “Resteranno spente”.

“MANCAVA L'ARIA non riuscivamo a respirare, mi bruciava la gola, tossivo” ci racconta Matteo, 16 anni e occhi scavati nelle occhiaie. “Improvvisa­mente hanno iniziato a spingere verso l'uscita di sicurezza posteriore del locale che dà sul cortile dove si esce a fumare ma i buttafuori ci dicevano di restare dentro dove c'era una puzza di veleno. La gola bruciava e non si respirava. Fuori c'erano ragazze e ragazzi che cadevano a terra svenuti. In un attimo un cumulo di corpi che scivolavan­o oltre la balaustra. D'estate faccio il bagnino e ho cercato di praticare la respirazio­ne bocca a bocca. Un ragazzo che era rimasto incastrato cercava di afferrarmi la caviglia, ho provato a prendere le sue mani ma non ci sono riuscito”. “L’anno scorso è successo anche alla discoteca Mammamia di Senigallia, io c'ero – racconta Mario, 17 anni –. L'aria era diventata irrespirab­ile. Per fortuna la sicurezza ha aperto subito le porte per consentirc­i di uscire ma c’è stato chi è svenuto ed è stato portato via in ambulanza”.

DI FRONTE all’obitorio dell’Ospedale Universita­rio di Ancona, Torrette, una donna cammina come un automa: “Era mia figlia – ripete –, aveva 14 anni, è morta”. Anche lei, come molti altri genitori che avevano accompagna­to i figli in discoteca, attendeva che uscisse in auto, riparandos­i dal freddo con la coperta di pile.

La figlia adolescent­e di Luca Pagliari stavolta non era andata: “Ma quando il mio amico Riccardo ha udito lo squillo del telefono – racconta – il cuore gli è arrivato in gola: ‘Papà qui c’è stata una tragedia, io per fortuna sono scappata dalla parte giusta’. Era Laura, sua figlia di 15 anni. Le nostri notti – dice ancora Luca Pagliari – sono fatte di sonno leggero accompagna­to dall'angoscia al pensiero che tuo figlio è stipato come un maiale in un allevament­o intensivo. Finché non senti il rumore della chiave nella serratura della porta di casa. Allora ti rilassi e pensi: “È andata bene anche questo giro. Forse noi genitori dovremmo essere meno succubi dei nostri figli, sappiamo che dentro quei capannoni travestiti da discoteche c’e poco da stare tranquilli, ma poi i ragazzi ci sputano in faccia una frase che utilizzano come un lasciapass­are: ‘Guarda che ci vanno tutti, non posso essere il più sfigato!’”.

Un ragazzo, che era rimasto incastrato, cercava di afferrarmi la caviglia, ho provato a prendere le sue mani ma non ci sono riuscito MATTEO 16 ANNI Forse noi genitori dovremmo essere meno succubi dei nostri figli, ma poi ci dicono: ‘Ci vanno tutti, non posso essere il più sfigato!’

LUCA PAGLIARI

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Ansa Il crollo La balaustra davanti al locale ha ceduto

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