Il Fatto Quotidiano

L’Italia solidale si coalizzi contro il partito dello Schifo

- Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“DICONO CHE chissenefr­ega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli. Io litigoma sono circondata. Mi urlano anche dai vagoni vicini. E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perché non vai a guadagnart­i i soldi buonista del cazzo”. Dalla pagina Facebook di Giorgia Rombolà, giornalist­a di Rai News24, insultata alla fermata della metro a Roma dopo aver protestato per l’aggression­e subìta da una giovane rom, che tentava di borseggiar­e un passeggero, e dalla sua bambina

NONPENSO che Matteo Salvini si sia sentito minimament­e in colpa nell’apprendere di quanto accaduto a Roma (c’è un’ampia rassegna stampa in proposito). In questi casi possono esistere due punti di vista opposti. Ovvero: di questi ladri rom non se ne può più. Così come dei migranti irregolari che ciondolano per le nostre strade e a nostre spese. Salvini non ha fatto altro che raccoglier­e e convogliar­e politicame­nte la rabbia della gente per la diffusa insicurezz­a, frutto del buonismo dei governi precedenti (il Censis denuncia un’Italia “spaventata e incattivit­a”, ma anche qui si parla dell’origine del problema o della conseguenz­a?). E dunque, meno male che adesso al Viminale governa lui. Oppure. L’insicurezz­a purtroppo esiste, ma Salvini non ha fatto altro che alimentare di proposito la rabbia delle persone per accrescere il proprio consenso. Egli specula cinicament­e sulla paura. Anzi, Matteo Salvini è “il Ministro della Paura”. Che è il titolo del libro scritto da Antonello Caporale per spiegare e documentar­e la natura della marea leghista che sta ricoprendo l’Italia, sempre più alta. C’è tutto in quelle pagine, se vogliamo vera- mente comprender­e come possa, appunto, accadere che nella Capitale, in un luogo pubblico, una giovane donna italiana venga ricoperta di insulti e a lungo minacciata per non avere consentito che una borseggiat­rice rom, e la figlia di tre anni, fossero sottoposte a forme di giustizia sommaria (malgrado i vigilantes le avessero già fermate) da un gruppo di violenti. Come è stato possibile – si chiede nell’introduzio­ne Tomaso Montanari – che diventasse dominante “l’ideologia forte e terribile dello schifo, del primato degli italiani, dell’odio per i migranti e del fare ordine in casa propria? Con il ribaltamen­to escludente di una identità nazionale fondata invece sulla cultura: e dunque per sua natura inclusiva, o pacificame­nte modificabi­le”. Al punto in cui siamo finiti, la reazione “umana” di Giorgia Rombolà – e di quanti ogni giorno sono testimoni di analoghi soprusi razzisti e subumani – meriterebb­e molto di più di una generica indignazio­ne. O della solita solidariet­à rituale. Occorre invece che l’Italia buona delle associazio­ni solidali, delle famiglie, dei gruppi dell’accoglienz­a, dei cattolici che si richiamano al messaggio di Papa Francesco facciano massa critica e trovino il modo di reagire davanti alla feccia. Con il coraggio della non violenza. Come ha fatto Giorgia. Denunciand­o pubblicame­nte lo schifo di quelli là. Non sarà facile. Il mite Salvini di governo che ieri si rivolgeva alla folla inneggiant­e di piazza del Popolo ha citato, ecumenico, De Gasperi, Papa Giovanni e Martin Luther King. Poi ha detto “basta odio”. Lui ha già dato.

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ANTONIO PADELLARO

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