L’Italia solidale si coalizzi contro il partito dello Schifo
“DICONO CHE chissenefrega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli. Io litigoma sono circondata. Mi urlano anche dai vagoni vicini. E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perché non vai a guadagnarti i soldi buonista del cazzo”. Dalla pagina Facebook di Giorgia Rombolà, giornalista di Rai News24, insultata alla fermata della metro a Roma dopo aver protestato per l’aggressione subìta da una giovane rom, che tentava di borseggiare un passeggero, e dalla sua bambina
NONPENSO che Matteo Salvini si sia sentito minimamente in colpa nell’apprendere di quanto accaduto a Roma (c’è un’ampia rassegna stampa in proposito). In questi casi possono esistere due punti di vista opposti. Ovvero: di questi ladri rom non se ne può più. Così come dei migranti irregolari che ciondolano per le nostre strade e a nostre spese. Salvini non ha fatto altro che raccogliere e convogliare politicamente la rabbia della gente per la diffusa insicurezza, frutto del buonismo dei governi precedenti (il Censis denuncia un’Italia “spaventata e incattivita”, ma anche qui si parla dell’origine del problema o della conseguenza?). E dunque, meno male che adesso al Viminale governa lui. Oppure. L’insicurezza purtroppo esiste, ma Salvini non ha fatto altro che alimentare di proposito la rabbia delle persone per accrescere il proprio consenso. Egli specula cinicamente sulla paura. Anzi, Matteo Salvini è “il Ministro della Paura”. Che è il titolo del libro scritto da Antonello Caporale per spiegare e documentare la natura della marea leghista che sta ricoprendo l’Italia, sempre più alta. C’è tutto in quelle pagine, se vogliamo vera- mente comprendere come possa, appunto, accadere che nella Capitale, in un luogo pubblico, una giovane donna italiana venga ricoperta di insulti e a lungo minacciata per non avere consentito che una borseggiatrice rom, e la figlia di tre anni, fossero sottoposte a forme di giustizia sommaria (malgrado i vigilantes le avessero già fermate) da un gruppo di violenti. Come è stato possibile – si chiede nell’introduzione Tomaso Montanari – che diventasse dominante “l’ideologia forte e terribile dello schifo, del primato degli italiani, dell’odio per i migranti e del fare ordine in casa propria? Con il ribaltamento escludente di una identità nazionale fondata invece sulla cultura: e dunque per sua natura inclusiva, o pacificamente modificabile”. Al punto in cui siamo finiti, la reazione “umana” di Giorgia Rombolà – e di quanti ogni giorno sono testimoni di analoghi soprusi razzisti e subumani – meriterebbe molto di più di una generica indignazione. O della solita solidarietà rituale. Occorre invece che l’Italia buona delle associazioni solidali, delle famiglie, dei gruppi dell’accoglienza, dei cattolici che si richiamano al messaggio di Papa Francesco facciano massa critica e trovino il modo di reagire davanti alla feccia. Con il coraggio della non violenza. Come ha fatto Giorgia. Denunciando pubblicamente lo schifo di quelli là. Non sarà facile. Il mite Salvini di governo che ieri si rivolgeva alla folla inneggiante di piazza del Popolo ha citato, ecumenico, De Gasperi, Papa Giovanni e Martin Luther King. Poi ha detto “basta odio”. Lui ha già dato.