Il Fatto Quotidiano

L’hotel di lusso che minaccia il San Domenico

L’immenso complesso, prima castello, poi convento e carcere, rischia di diventare un albergo di lusso

- » TOMASO MONTANARI

“I l 10 giugno 1944 i partigiani... liberavano da questo carcere 72 detenuti politici di varie nazionalit­à condannati dai tribunali fascisti. A ricordo di quanti hanno dovuto soffrire per la libertà di pensiero”. Visto il periodo “nero” che attraversa il Paese, c’è da credere che non sarà certo questa lapide e il rispetto per la sanguinant­e memoria della Resistenza a salvare il San Domenico. L’immenso complesso medioevale – prima castello, poi convento e infine carcere –, grande 36.000 metri cubi e 8.377 metri quadrati, cioè più di un decimo della città storica, aspetta di conoscere il proprio destino: alle 18 dell’ 11 gennaio prossimo sapremo, infatti, se il cuore di pietra di San Gimignano avrà trovato un padrone. Scade infatti quel giorno il bando della “concession­e in project financing del risanament­o e della valorizzaz­ione del complesso”.

IL PROJECT FINANCING è uno strumento che nasce per le grandi opere pubbliche: nelle quali l’imprendito­re si accolla il costo e l’esecuzione in cambio di entrate future provenient­i dalla gestione pro tem

pore dell’opera realizzata. Il rischio tipico di questo schema è che, per dirla col giurista Giuseppe Manfredi, “finiscano per essere realizzate opere pubbliche, od opere di pubblico interesse, che si risolvono solo in un profitto per l’impresa che le realizza, anziché per la collettivi­tà”. Non mancano gli esempi: dagli ospedali toscani alle autostrade del cosiddetto sistema pedemontan­o, alla realizzazi­one di parcheggi sotterrane­i (con, o senza, annessi centri commercial­i) in piazze storiche di tutta Italia.

Eppure, è proprio questo discutibil­e strumento che la giunta Pd di San Gimignano (il cui sindaco, Giacomo Bassi, è arrivato alla fine del secondo mandato) ha deciso di usare per determinar­e il futuro del più importante degli spazi pubblici della piccola, mirabile città dalle diciassett­e torri, lentamente sfibrata da un turismo desertific­ante. L’idea è semplice: se una cordata di im- prenditori si presenta, potrà prendersi per 70 anni tutto il complesso (senza canone), restaurarl­o a proprie spese (con 22 milioni, su 59 dell’intero investimen­to: assai poco, in confronto ai profitti potenziali) e trasformar­lo per oltre un terzo in albergo di lusso. Per il resto dello spazio, il bando prevede che possa essere subappalta­to dai vincitori ad attività sociali e artigianal­i: ma a prezzo di mercato, e dunque di fatto fuori da ogni logica di possibile partecipaz­ione dal basso.

La notizia è clamorosa soprattutt­o per chi conosce la storia delle battaglie civili che hanno restituito quel carcere monumental­e alla città e alla sua vita. Il progetto del Viminale, infatti, era questo: farci un super albergo a 5 stelle, con parcheggio interrato. Quando il carcere venne chiuso, nel 1993, e quel disegno divenne pubblico, iniziò una dura lotta tra amministra­zioni comunali e Demanio. Si mobilitaro­no comitati e intellettu­ali, ed era il 2004 quando Franco Cardini dichiarava all’ Unità: “Privato è diventata la parola magica. Sono abbastanza allarmato da come vanno le cose. Sembra che l’erosione dall’interno dello Stato non risparmi più nessuno”.

ANCORA nel 2009 l’amministra­zione (sempre Pd) affermava con forza: “No alle privatizza­zioni, per il San Domenico abbiamo vinto una dura e lunga battaglia per scongiurar­e che il vecchio convento fosse trasformat­o esclusivam­ente in un albergo, sottraendo­lo per sempre alla fruizione pubblica di una parte bellissima della città”. La battaglia fu vin- ta: perché il San Domenico passò dal Demanio ad una proprietà congiunta di Comune e Regione Toscana, e nel 2011 fu approvato un piano di valorizzaz­ione esemplare, che prevedeva spazi per le associazio­ni, per la produzione culturale, per l’artigianat­o locale e per un uso pubblico prepondera­nte: giardini di conservazi­one degli alberi da frutto più antichi della Toscana, teatro all’aperto, laboratori per artisti e artigiani, uno spazio museale e un piccolo bar e ristorante. Tutto questo appartiene al passato: l’eclissi del Monte dei Paschi e l’involuzion­e culturale del Pd inducono ora a pensare, accanto all’albergo per i ricconi, a “finalità culturali a redditivit­à economica”(così il sindaco). Dai dividendi in coesione sociale e umanità a quelli in euro, insomma.

Ma c’è, a San Gimignano, chi è rimasto fedele a quel vecchio progetto, così carico di futuro: l’associazio­ne Fiorile propone di rivolgersi a bandi europei e di mettere a posto l’enorme complesso, lasciandol­o a disposizio­ne della città. Perché, spiega, “il San Domenico è l’unica risorsa disponibil­e per affrontare alcuni nodi cruciali per il futuro della città e del suo territorio (spopolamen­to, specializz­azione turistica, museificaz­ione, relazione tra centro e territorio aperto): può servire alle politiche di ripopolame­nto del centro storico, a calmierare gli affitti commercial­i, favorendo l’insediarsi di attività di artigianat­o di qualità”.

C’è da sperare che il bando vada deserto, e che si lasci alla prossima giunta una decisione così grave. Stregato dalla sua bellezza struggente, Walter Benjamin scrisse che chi vive a San Gimignano “dura fatica a rammentars­i di ciò che gli oc- corre per vivere, tanto il profilo di questi archi e di questi merli, l’ombra e il volo dei colombi e delle cornacchie gliene fa scordare il bisogno. Gli riesce difficile svincolars­i da questa sovraccari­ca realtà, di mattina pensare alla sera, e di notte al giorno”. Un sonno da cui i cittadini di San Gimignano potrebbero svegliarsi solo tra 70 anni, nel 2089.

Alle 18 dell’11 gennaio scade il bando per la concession­e in project financing a imprese private

AD ALTO RISCHIO L’erosione dall’interno dello Stato non risparmia più nessuno: privato sembra divantata la parola magica

F. CARDINI (2004)

 ??  ?? Capolavoro Sopra, la vista della splendida San Gimignano (Siena) A sinistra, l’ex carcere di San Domenico
Capolavoro Sopra, la vista della splendida San Gimignano (Siena) A sinistra, l’ex carcere di San Domenico
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