Il Fatto Quotidiano

Sui conti tutto sospeso, per ora di concreto c’è solo lo spread

- STEFANO FELTRI

Il giudizio sulla politica economica del governo Conte è inevitabil­mente sospeso in attesa della revisione della legge di Bilancio che avverrà al Senato per cercare di evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Per ora di concreto c’è soltanto lo spread, la differenza di rendimento tra titoli italiani a 10 anni e omologhi tedeschi, è salito dai 130 punti del dopo voto a marzo fino ai circa 300 stabili di queste settimane. Colpa soprattutt­o di una notevole incertezza sulle scelte di fondo della politica economica. A luglio il governo conferma gli impegni del governo Gentiloni con la Commission­e Ue, a ottobre dichiara guerra con 2,4 per cento di deficit rispetto al Pil per tre anni, pochi giorni dopo rivede al ribasso il deficit per gli anni 2020 e 2021 ma si dichiara inflessibi­le sul 2019, infine apre una trattativa dagli esiti ancora incerti che segue però una linea economicam­ente suicida: rinviare le misure con impatto positivo sul Pil (quota 100 e reddito di cittadinan­za) ma applicando subito quelle che invece hanno impatto negativo. Difficile che così il rapporto tra deficit e Pil migliori. Le misure simbolo di politica economica erano tre: flat tax (sparita, c’è solo un’agevolazio­ne per le partite Iva), quota 100 (nessun testo di legge, incertezza se permanente o a finestre), reddito di cittadinan­za (nessun testo di legge). Per dare un giudizio definitivo c’è poco.

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