Conte non sarà De Gasperi, ma per ora è insostituibile
Ma
se Giuseppe Conte fosse stato il personaggio così insulso, inconsistente, senza arte né parte descritto (e deriso) dai molti antipatizzanti (per partito preso) della maggioranza gialloverde, pensate davvero che Sergio Mattarella gli avrebbe dato l’incarico di formare il governo, senza eccepire alcunché? Che l’uomo del Quirinale (come del resto il predecessore Giorgio Napolitano) sia oltremodo geloso delle prerogative costituzionali che attengono alla nomina di premier e ministri, è risaputo.
dal caso di Paolo Savona, il professore indicato da Lega e 5stelle come ministro dell’Economia e, dopo non poco trambusto, retrocesso dal Colle (per certi suoi scritti anti-euro) ai più inoffensivi rapporti con l’Europa. Senza contare che se fossero emerse reali perplessità da parte di Mattarella, a sconsigliare in origine la candidatura a palazzo Chigi dell’avvocato di Volturara Appula avrebbe sicuramente provveduto il segretario generale della presidenza Ugo Zampetti. Forte dei buoni rapporti stabiliti con Luigi Di Maio nei tempi in cui Zampetti era segretario generale della Camera e il giovane figlioccio di Beppe Grillo faceva scuola guida alla vice- presidenza di Montecitorio. Se l’uomo del Colle ha detto sì è perché ha subito visto (o intravisto) in Conte le qualità giuste per svolgere un compito senza precedenti nella lunga storia repubblicana. Un presidente del Consiglio non votato direttamente dagli elettori (e questo si era già visto: da Monti, a Letta, a Renzi, a Gentiloni). Con accanto due vice, Di Maio e Matteo Salvini, indiscussi azionisti di maggioranza dell’esecutivo (già visto anche questo nella Prima Repubblica: il governo De Mita- Craxi affidato all’invisibile Giovanni Goria). Venuto dal nulla e completamente sconosciuto ai più
(caso di cui non si ricordano precedenti). Chi doveva conoscerlo però lo conosceva. Il fatto che il professore avvocato Conte fosse, diciamo così, assai stimato (tenuto in palmo di mano, sostiene più di qualcuno) da Piero Guido Alpa – autorevole giurista, fondatore di un importante studio crocevia di potere e relazioni – faceva già di per sé curriculum (e senza ulteriori imbellettamenti). Conte sa di non essere De Gasperi ma nel corso del tempo ha saputo trovare una sua dimensione. Utile e, forse, al momento insostituibile. Garante del Contratto. Uomo di mediazione. Stile garbato, spendibile a livello internazionale (anche per la familiarità con la lingua inglese, dote non così comune tra i politici di professione). Il profilo giusto per trattare con la Ue un (onorevole) compromesso sulla manovra. Negoziato che svolge tenendosi continuamente in contatto con la coppia dante causa ( che lo ha mandato avanti come vittima sacrificale di un possibile fallimento). E con il ministro Tria. E con il Quirinale. Esce dalle riunioni. Telefona. Prende appunti. E torna dentro. Da avvocato del popolo a parafulmine. Un duro mestiere. Ma qualcuno deve pur farlo.
Da avvocato del popolo a parafulmine per i dante causa leghisti e grillini: un duro lavoro eppure qualcuno dovrà pur farlo