“In questa casa si fanno i presepi”: la lezione di Natale in casa Cupiello
Non è questione di salvinismo, cioè di brandire il “santo presepe” come il rosario dal palco di un comizio, ma bisogna riconoscere all’ala tradizionalista e clericale dei cattolici di condurre una giusta battaglia contro la degenerazione creativa della Natività.
S’avvicina dunque il Natale e il politicamente corretto s’impadronisce ancora una volta del presepe, meglio del presepio per dirla alla maniera eduardiana di Natale in casa Cupiello. Così uno dei siti più combattivi del network anti-bergogliano, messa in latino, sta facendo una meritoria campagna per esporre al pubblico ludibrio i presepi più brutti ispirati dalla cronaca dell’era sovranista. Il punto, allora, non è l’importanza del messaggio politico anti-populista ma la sua realizzazione.
L’ESEMPIO più clamoroso, nella sua bruttezza, è un presepe di Lavagna, in provincia di Genova,
( nella foto) propagandato su Twitterda Alberto Melloni, autorevole commentatore cattolico di matrice progressista. Una serie di mattoni all’ingresso della capanna e una scritta condivisi- bile: “Se alzi un muro pensa a quello che lasci fuori”.
Ed è qui che viene fuori la grande lezione di Natale in casa Cupiello. Vista l’orrenda fattura dell’opera di Lavagna, se presepio dev’essere non ci sono alternative artistiche alla tradizione classica: i pastori, il ruscello, Benino che dorme, i Magi, il bue e l’asinello, il muschio, le montagne di sughero o di carta. Il testo eduardiano viene citato superficialmente solo per il famoso tormentone tra padre e figlio: “Te piace ’o presepio?”. “Nun me piace”. In realtà il senso di questo botta e risposta si comprende solo alla fine, quando la tragedia si compie con la morte di Lucariello-Eduardo. Ché tutto finisce con il figlio Tommasino che dice al padre morente: “Papà, sì è bello ’o presepio”.
Il presepio della tradizione di Lucariello è un simbolo contro la disgregazione familiare - e qui siamo in presenza di un altro messaggio - epperò proprio il rito della ripetizione annuale, uguale ma sempre diversa, si trasfigura in un’emozione senza tempo e senza età.
Ergo, ai deformatori di presepi, va rivolta un’altra frase di Lucariello al figlio Tommasino: “Vattènne, perché in questa casa si fanno i presepi”.