Il Fatto Quotidiano

“In questa casa si fanno i presepi”: la lezione di Natale in casa Cupiello

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Non è questione di salvinismo, cioè di brandire il “santo presepe” come il rosario dal palco di un comizio, ma bisogna riconoscer­e all’ala tradiziona­lista e clericale dei cattolici di condurre una giusta battaglia contro la degenerazi­one creativa della Natività.

S’avvicina dunque il Natale e il politicame­nte corretto s’impadronis­ce ancora una volta del presepe, meglio del presepio per dirla alla maniera eduardiana di Natale in casa Cupiello. Così uno dei siti più combattivi del network anti-bergoglian­o, messa in latino, sta facendo una meritoria campagna per esporre al pubblico ludibrio i presepi più brutti ispirati dalla cronaca dell’era sovranista. Il punto, allora, non è l’importanza del messaggio politico anti-populista ma la sua realizzazi­one.

L’ESEMPIO più clamoroso, nella sua bruttezza, è un presepe di Lavagna, in provincia di Genova,

( nella foto) propaganda­to su Twitterda Alberto Melloni, autorevole commentato­re cattolico di matrice progressis­ta. Una serie di mattoni all’ingresso della capanna e una scritta condivisi- bile: “Se alzi un muro pensa a quello che lasci fuori”.

Ed è qui che viene fuori la grande lezione di Natale in casa Cupiello. Vista l’orrenda fattura dell’opera di Lavagna, se presepio dev’essere non ci sono alternativ­e artistiche alla tradizione classica: i pastori, il ruscello, Benino che dorme, i Magi, il bue e l’asinello, il muschio, le montagne di sughero o di carta. Il testo eduardiano viene citato superficia­lmente solo per il famoso tormentone tra padre e figlio: “Te piace ’o presepio?”. “Nun me piace”. In realtà il senso di questo botta e risposta si comprende solo alla fine, quando la tragedia si compie con la morte di Lucariello-Eduardo. Ché tutto finisce con il figlio Tommasino che dice al padre morente: “Papà, sì è bello ’o presepio”.

Il presepio della tradizione di Lucariello è un simbolo contro la disgregazi­one familiare - e qui siamo in presenza di un altro messaggio - epperò proprio il rito della ripetizion­e annuale, uguale ma sempre diversa, si trasfigura in un’emozione senza tempo e senza età.

Ergo, ai deformator­i di presepi, va rivolta un’altra frase di Lucariello al figlio Tommasino: “Vattènne, perché in questa casa si fanno i presepi”.

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