Il Fatto Quotidiano

Fortnite, lo sfasciafam­iglie “Quel gioco mi sta facendo pensare sul serio al divorzio”

- » SELVAGGIA LUCARELLI

GENTILE SELVAGGIA, grazie per aver parlato della piaga Fortnite. A casa mia, oltre ad aver avvelenato l’equilibrio familiare, questo maledetto videogioco ha causato problemi economici che ho scoperto poco a poco, non senza traumi. Mio figlio ha 14 anni, va bene a scuola, fino allo scorso anno nel tempo libero giocava ai videogioch­i ma andava anche all’oratorio a giocare a basket e leggeva anche i suoi manga, i suoi Topolino, i suoi Piccoli Brividi. Era un ragazzino normale. Quando è arrivato Fortnite ho capito che era successo qualcosa di serio perché rinunciava all’oratorio per giocare e quando non giocava, parlava di Fornite. Solo di Fortnite. Piano piano ha fatto conoscere il gioco anche al padre che ormai, come me, si sentiva escluso da qualsiasi conversazi­one e sfera di interessi del figlio (una sola a dire il vero). Piano piano è finita che il sabato non si andava neanche più al mare o a fare un giro in centro perché i due giocavano insieme. Ho cominciato a discutere di questo con mio marito e alla fine, con due nemici in casa, abbiamo stabilito che due ore al giorno di Fortnite erano il limite consentito. La situazione si assesta (apparentem­ente) finché a fine maggio 2018 non mi chiama la banca chiedendom­i se le ripetute e analoghe transazion­i notturne sulla mia carta fossero effettivam­ente operate da me. Negli ultimi tre mesi – non controllo mai l’estratto – erano stati risucchiat­i 150 euro al mese, quindi 450 euro. Il tutto finiva nelle casse della “Epic Game”, ovvero quelli di Fortnite. Vado da mio figlio e me lo sbrano. Lui nega. Piange. Per un giorno tiene il punto. Poi il giorno dopo mi chiede scusa. Gli tolgo Fortnite. L’oratorio. Gli amici. Un giorno – non so perché - gli prendo il telefono. In un Whatsapp scrive a un’amica: “Non posso venire alla tua festa, ho dovuto dire una bugia a mia madre per salvare mio padre, poi ti spiego”. Insomma Selvaggia. Era stato mio marito a fregarmi la carta di credito. Io dormivo, lui si alzava e giocava a Fortnite, spendendo soldi miei. E aveva convinto il figlio a prendersi le responsabi­lità sai in cambio di cosa? Di soldi da spendere su Fortnite appena finita la punizione ovviamente. Credimi, ho pensato più questa volta al divorzio di quella in cui ho scoperto i suoi sms con la toilettari­ce del nostro Labrador. SILVIA CARA SILVIA, se sono nel tunnel di Fortnite credo che per te l’unica soluzione per recuperare autorevole­zza in quella famiglia sia la seguente: iscrivi a Fortnite, allenati a lungo e segretamen­te e uccidili entrambi-marito e figlio- in battaglia.

“Il dramma dopo 25 anni da sposati: che le regalo?”

Cara Selvaggia, ti scrivo come si scriveva una volta alla posta di Cioé , ovvero alla ricerca di una divina rivelazion­e su una domanda conturbant­e e che non ti senti di rivolgere direttamen­te a un familiare o a un amico stretto se non omettendo che quella domanda riguarda te. Il mio problema é questo: sono sposato con mia moglie da quasi vent’anni, questo è il nostro venticinqu­esimo Natale assieme e ogni anno, in una crisi sempre crescente, ho meno idee su cosa regalarle. Non ho voglia di parlarne con nessuno perché subito si andrebbe a parare sui soliti capi d’accusa: l’abitudine, l’entusiasmo o questi concetti da romanzo rosa. La verità è che è un fatto di matematica: venticinqu­e anni sono 25 Natali, è vero, ma pure 25 compleanni e 25 anniversar­i. Fanno 75 regali, a cui vanno poi aggiunti tutti quelli fuori dalla logica delle feste comandate, gesti estemporan­ei, souvenir, voglie improvvise e, soprattutt­o, regali finalizzat­i al farsi perdonare qualcosa (che poi è la categoria più affollata di tutte). Nel mio caso ci sono vari fattori che aggiungono coefficien­te di difficoltà: non sono abbastanza ricco da fare sì che ogni gioiello che possa permetterm­i sia abbastanza spettacola­re da non fare risultare ripetitiva la categoria “roba che brilla”, non sono abbastanza povero da rendere anche una scatola di caramelle vuota “un pensiero”. Vedi cosa vuol dire la crisi della middle class? Ecco. Ho poi questo complesso legato al fatto che ci tengo che ogni regalo abbia un significat­o, una ragione e uno scopo, in collegamen­to con le sue passioni o i suoi concupimen­ti. Ma dopo 25 anni, metti pure che le piaccia cucinare, bere, mangiare, leggere, scrivere, fare sport, guardare film, pescare, praticare parapendio alpino o allevare capre tibetane, vuoi che anche ogni eventuale capriccio o bizza non sia già stato coperto da un regalo ad hoc? In più lei ha questa peculiarit­à che, quando desidera qualcosa, generalmen­te se lo compra. In sostanza, Selvaggia, sono disperato. Dietro l’angolo c’è il classico “b eau ty - pi en o- d i- cag ate - p erché-non-sapevo-che-diavolo-regalarti” che in genere è un punto di non ritorno per tutte le future recriminaz­ioni quindi, ti prego, illuminami con qualcosa a cui non avevo pensato. Siamo in tanti qui fuori, e abbiamo le ore contate. In tutti i sensi. ANONIMO ITALIANO Caro anonimo, consideran­do che tu dopo, quanti saranno, una centocinqu­antina di regali hai già esaurito la fantasia, e lei te ne avrà fatti altrettant­i con l'aggravante che ti ha dovuto pure perdonare qualcosa, vi suggerisco di scambiarvi le buste come le zie con i nipoti al pranzo della vigilia e tanti saluti.

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