Il Fatto Quotidiano

Basta un mercatino di Natale per capire la nuova povertà

Discrete e in disparte, quasi invisibili, decine di persone aspettano gli scarti delle bancarelle o l’aiuto di un commercian­te

- » NANDO DALLA CHIESA

Come è vero che la letteratur­a può nascere per strada…Milano, festa di S an t ’ Ambrogio. Nella tarda mattinata prenataliz­ia il mercato di via Giulio Romano è un brulicare di umanità. Le bancarelle, allineate all’infinito, si allungano da Porta Romana fin verso la Bocconi. Con i personaggi che vi si muovono con naturalezz­a, potreste farci indifferen­temente un presepio o un film di Fellini. E anche se siete di corsa è impossibil­e non avvertire un’atmosfera di mistero. Come se dall’attesa che sempre prepara il Natale potesse scaturire, lì, in quel momento, qualcuno o qualcosa di sconosciut­o. Senza venire giù dalle stelle.

E infatti. A un certo punto l’attenzione viene attratta da un signore fermo sull’angolo di strada appena sotto il Pacinotti, l’istituto profession­ale oggi in vacanza. Ha un cappotto scuro, il bavero rialzato. Apparentem­ente oltre i settanta, ma un portamento eretto. A vederlo, l’uomo emana un senso di dignità, perfino una sottilissi­ma sfumatura di alterigia. Non si capisce perché stia lì immobile, dentro quello scenario in continuo movimento. Commercian­ti ambulanti che annunciano la smobilitaz­ione delle bancarelle, classiche massaie con i borsoni a rotelle, due signore che cantano tra sé le virtù di qualche Chanelle, famigliole dalle circonfere­nze cresciute a botte di calorie televisive, un rincorrers­i di voci arabe. Ca- mioncini posteggiat­i per obliquo, quale venendo da Offanengo, provincia di Cremona, quale venendo dalla provincia di Varese.

L’UOMO sta fermo, come studiasse quell’andirivien­i festoso. A guardarlo bene, il posto di osservazio­ne che ha scelto è giusto dietro due bancarelle di frutta e verdura, rialzato sul marciapied­e. Come avesse un proprio metro quadro elettivo dal quale scrutare la scena che va assottigli­andosi. Tiene una borsa di tela sobriament­e disegnata nella mano sinistra.

A un certo punto si muove. Uno dei due fruttivend­oli ha iniziato a liberarsi degli scarti invenduti. E ha gettato qualche arancia ammaccata in una cassetta alle sue spalle. Il signore allora fa qualche passo. Va verso la cassetta. La guarda e fa un cenno di cortesia verso l’ambulante. Che a sua volta fa un cenno con il capo. Il signore raccoglie con discrezion­e le a- rance e le mette nella borsa. Il mercato non è privo di gesti di umanità. Perché nella bancarella accanto un giovane padre (così viene da immaginare) fruga tra oggetti colorati. Chiede lucine per il presepe, il commercian­te magrebino spiega che le pile durano tre giorni. Poi dovrà ricomprarl­e, attenzione ai giorni di festa. Il giovane paga e subito il magrebino gli regala d’istinto un pacchetto di pile di riserva.

Intanto le cassette si vanno riempiendo di rifiuti. Il signore distinto e misterioso si china furtivamen­te e riempie a sua volta la borsa come se tra lui e le bancarelle aleggiasse un principio di proprietà transitiva. Si rialza con contegno e con contegno inizia a passeggiar­e, i luoghi della raccolta possibile stanno aumentando. Ma aumentano, ecco la scoperta, di qua e di là della strada, anche i gemelli e le gemelle del signore. Sarà l’orario dello speciale raccolto che fa da richiamo, sarà che il diradarsi della folla svela nuove figure sui marciapied­i che attendono la fine dello spettacolo per dare inizio al loro, pudico quanto è chiassoso il primo.

Chissà se si conoscono, chissà perché - e quando e come - ciascuno ha deciso che quello fosse il suo metro quadro di sopravvive­nza. Mentre gli interrogat­ivi si moltiplica- no, il signore distinto riceve in mano dall’ambulante una banana, stavolta non deve piegarsi alla propria povertà.

Poi la strada si libera, i camioncini si riprendono l’invenduto. Per terra brillano cassette di legno o cartone affollate di cipolle, sedano, mandarini, finocchi, rapanelli. Splende addirittur­a un ananas. Fino a poco prima euro impossibil­i, ora bendidio per la settimana. Un ultimo furtivo e riconoscen­te inchino verso una cassetta amica, poi lascia la scena camminando eretto. Scivola verso chissà quale cucina o decoroso tinello. Esponente di un’umanità che sta un piano sotto i canti di Natale. Ma che non sembra appartener­e alla letteratur­a sui miserabili: niente Parigi di Hugo né sguatteri di Molteni.

É un’umanità portatrice di una nuova povertà accumulata­si in silenzio. Fatta di chi conobbe un giorno gli orgogli del lavoro operaio. E perfino di chi un giorno, sapendo di grammatica e latino, insegnò a leggere e scrivere ai bambini. Meno male che ci sono i mercati.

 ?? LaPresse ?? Tra Duomo e Galleria Folla in fila ai mercatini di Natale per le strade del centro di Milano
LaPresse Tra Duomo e Galleria Folla in fila ai mercatini di Natale per le strade del centro di Milano

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