I Comuni battono cassa: è tempo di pagare Imu e Tasi
Cosa c’è da sapere sulla scadenza che vale 10 miliardi e riguarda 25 milioni di proprietari
Svanita la possibilità di far rientrare anche le tasse sulla casa nella sanatoria del decreto fiscale, a circa 25 milioni di italiani non resta che mettersi le mani in tasca per versare entro lunedì 17 dicembre il saldo delle imposte locali: Imu e Tasi. Si tratta della seconda rata sulle seconde case (o se si possiede un unico immobile ma non ci si abita) dell’Imposta municipale unica che nel 2012 ha sostituito l’Ici e del tributo che copre le spese relative ai servizi indivisibili come l’illuminazione o la manutenzione delle strade.
UN PO’ BASTONE e un po’ carota: i proprietari sborseranno – secondo i calcoli della Uil Servizio politiche territoriali – oltre 10,1 miliardi di euro, ma ancora per quest’anno non ci sono novità sul pagamento. Poi, dal 2019, le regole del gioco cambieranno perché la manovra ha previsto che le amministrazioni comunali possano confermare anche per gli anni 2019 e 2020 la stessa maggiorazione della Tasi se già disposta per gli anni 2016-2018 con delibera del consiglio comunale. In altre parole, in numerosi Comuni aumenteranno gli importi da pagare per due imposte che da anni generano caos, tra cambiamenti di nomi e di calcoli. Anche se, infatti, sono balzelli diverse agiscono però sulla stessa base imponibile con aliquote diverse e nella maggior parte dei casi sono rivolte alla stessa platea di persone. Di fatto, chi deve versarle ogni anno, si trova a sommare separatamente due porzioni della stessa imposta. In attesa della mazzata, le regole e lo slalom da seguire per il pagamento.
IMU. Sono esentati i proprietari delle abitazioni principali non di lusso e relative pertinenze, a patto che si abiti nella casa. Senza il requisito anagrafico, ed anche se non si possiedono altri immobili, si deve pagare come se fosse una seconda casa sia l’Imu che la Tasi. Si paga anche sugli immobili dati in uso gratuito (salvo la riduzione al 50% tra genitore e figli ma solo in presenza di requisiti molto stringenti), sulle pertinenze non della prima casa e sui terreni agricoli, anche se incolti, inclusi gli orticelli. Sono invece, esclusi, i fabbricati rurali strumentali, le case popolari, le abitazioni di housing sociale e quelle assegnate dalle cooperative indivise ai soci o agli studenti, l’immobile non di lusso appartenente a personale di polizia, forze armate o vigili del fuoco, le case possedute da soggetti ricoverati in permanenza in casa di cura purché l’immobile non risulti locato e solo se la delibera comunale prevede espressamente l’assimilazione all’abitazione principale.
TASI. Se la casa è affittata l’inquilino deve pagare una quota della Tasi (tra il 10 e il 30% a seconda di quanto previsto dalla delibera comunale. A Ro- ma, ad esempio, è pari al 20%), ma solo se non ha residenza e dimora abituale nell’immobile. Altrimenti non deve nulla. Mentre il proprietario pagherà comunque solo la quota a lui spettante senza sobbarcarsi quella dell’inquilino e senza l’obbligo di preoccuparsi di fornirgli i dati.
QUANTO SI PAGA. In linea di massima, l’importo da versare sarà pari a quello dell’acconto di giugno determinato in base alle aliquote in vigore nel 2017. Se il Comune non ha cambiato le aliquote né le altre regole del gioco, e non è variata la propria situazione patrimoniale, l’operazione saldo è semplice: basta riportare sul modello F24 (con cui è possibile compensare l’importo con eventuali crediti fiscali o contributivi) o sul bollettino gli stessi dati di giugno. E barrare la casella saldo al posto di quella acconto. Chi non paga o pagherà in ritardo l’Imu o la Tasi potrà avvalersi del ravvedimento. Si può fruire del “perdono” anche se è stato pagato meno del dovuto.
COME SI PAGA. Si applicano le stesse regole di calcolo per determinare la base imponibile data dal valore catastale riva- lutato del 5% (in altre parole bisogna moltiplicare la cifra per 1,05) e poi moltiplicato per un coefficiente variabile a seconda della tipologia dell’immobile. Per i fabbricati abitativi il coefficiente è 160, per gli uffici 80 e per i negozi 55. A questo punto, alla base imponibile va applicata l’aliquota del proprio Comune che è diversa per Imu e Tasi. Questa è, infatti, l’unica differenza di queste due imposte gemelle.
Il dato finale va poi rapportato alle quote e ai mesi di possesso dell’immobile (bastano 15 giorni per far conteggiare un mese intero). Chi possiede un immobile di lusso come prima casa usufruisce di un trattamento agevolato: va applicata un’aliquota ridotta (dal 2 al 6 per mille) deliberata dal Comune e una detrazione di 200 euro.
ESEMPIO DI CALCOLO DELLA TASI. Abitazione principale in cat. A/3 (proprietà 100%) con rendita catastale di 633 euro, due figli di 19 e 22 anni residenti e dimoranti; box in cat. C/6 (proprietà 100%) con rendita catastale di 70 euro. Aliquota Tasi al 3,3 per mille: 633 x 1,05 x 160 x 3,3 / 1000 – 110 (detrazione casa) – 60 (detrazioni figli) = 219,74 euro, di cui 100 euro già versati entro il 16 giugno e 100 euro entro il 16 dicembre.
Sacrifici in arrivo
Dal 2019 le regole cambieranno perché i sindaci potranno aumentare le aliquote