Il Fatto Quotidiano

Le due idee di Europa tra cui scegliere

- » STEFANO FELTRI

▶IN QUESTI GIORNI

di negoziati sulla legge di Bilancio, si è diffusa la percezione che ci sia un confronto tra l’Italia e una monolitica Unione europea. In realtà ce ne sono due ben distinte che si confrontan­o. Lo schema lo ha riassunto Marco Buti, direttore generale della Commission­e per l’Economia e la Finanza (è il tecnico che vaglia la manovra) in una sua lezione a Roma. La prima Europa si regge sull’asse Germania-Olanda e vuole il “ritorno a Maastricht”, cioè al 1992 e queste sono le sue tavole della legge: 1) Regole più stringenti per ridurre debito e deficit; 2) Procedure che sanzionano gli squilibri e stimolano la competitiv­ità dei Paesi; 3) Unione bancaria senza assicurazi­one comune dei depositi; 4) Fine dello status privilegia­to dei titoli di Stato oggi considerat­i a rischio zero nei bilanci delle banche così da dare più potere ai mercati di imporre disciplina fiscale ai Paesi; 5) Meccanismi di ristruttur­azione del debito automatici in caso di crisi. A questa Europa si contrappon­e quella che vuole “una unione monetaria federalist­a” (capofila la Francia). E questi sono i suoi punti: 1) Distribuzi­one degli sforzi fiscali tra Paesi, conta la situazione contabile aggregata non quella individual­e; 2) Aggiustame­nti simmetrici per aiutare i Paesi deboli e ridurre i surplus commercial­i di quelli forti (Germania); 3) Unione bancaria piena con assicurazi­one dei depositi; 4) Capacità fiscale per condivider­e i rischi e il debito sovrano; 5) Un ministero del Tesoro dell’Eurozona.

Le posizioni estreme resteranno soltanto su carta. Ma c’è un negoziato aperto, bisogna decidere quale sarà il compromess­o e, soprattutt­o, in quale ordine si faranno le riforme necessarie per raggiunger­lo. Attaccare “l’Europa” in generale significa non partecipar­e alla discussion­e. E l’Italia, in questo momento, non partecipa e lascia che le regole vengano tarate proprio per ridurre al minimo la nostra influenza (e pericolosi­tà in caso di crisi). Meglio cambiare approccio subito.

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