Il Fatto Quotidiano

Il buco nella legge Renzi rischia di far fallire le Bcc

Le holding al primo bilancio dovranno registrare gli attivi al valore di mercato. Il Tesoro vuole intervenir­e alla chetichell­a

- » MARCO PALOMBI

Lo sfortunato rapporto tra il governo Renzi e le banche pare proprio destinato a durare negli anni. Da qualche giorno, infatti, al Tesoro e a Bankitalia hanno preso coscienza di una cosa che gli era sfuggita in questi quasi tre anni: l’applicazio­ne della riforma Renzi alle banche di credito cooperativ­o rischia, in sostanza, di aprire al prossimo bilancio un buco nel sistema di circa due miliardi e mezzo di euro, cifra capace di cancellare dalla mappa l’intero universo Bcc. Non una bellissima figura per le tecnostrut­ture italiane ed europee (Bce), che pure assai si sono occupate della riforma, e di sicuro neanche per i vertici del mondo cooperativ­o, che hanno pure pagato qualche decine di milioni in consulenze (soprattutt­o a Pwc) per implementa­re le nuove norme.

UN BREVE promemoria. La riforma, varata per decreto dal governo Renzi a inizio 2016 sotto dettatura di Banca d’Italia, imponeva a tutte le circa 300 vecchie casse rurali di entrare in una holding, struttura- ta in società per azioni, con almeno un miliardo di capitale. L’idea era che tutte le banche avrebbero aderito a Iccrea holding, braccio operativo della Federcasse, storico feudo romano che ha dettato legge nel sistema cooperativ­o. Molte Bcc, le più sane, hanno invece aderito alla trentina Cassa Centrale Banca, mentre quelle altoatesin­e hanno creato - grazie a un’apposita deroga (tornata utile per candidare Maria Elena Boschi a Bolzano) – un gruppo provincial­e Raiffeisen.

Qual è il problema? Intanto ce n’è uno per così dire ideologico: l’Italia è l’unico paese Ue ad aver reso obbligator­io anche per le banche più piccole l’uso dei principi contabili internazio­nali e questo ha creato parecchi problemi a un sistema già infragilit­o dalla crisi. Il secondo, piccolo ma di- rompente, lo ha rivelato al Fatto una fonte governativ­a a conoscenza del dossier: senza entrare troppo nei tecnicismi, il mancato recepiment­o in Italia di una direttiva europea del 1986 fa sì che le holding, quando nel 2019 scriverann­o il primo bilancio - a differenza di quanto avvenuto in Francia, dove c’è un modello simile - dovranno obbligator­iamente registrare tutti gli attivi al “valore di mercato” anziché a quello di carico usato nei bilanci delle controllat­e. Questo vuol dire che i Btp a bilancio delle Bcc andranno conteggiat­i al loro valore attuale - abbas- sato dallo spread, specie se rimarrà alto - e lo stesso potrebbe accadere coi crediti deteriorat­i e “deterioran­di” per i quali i principi internazio­nali Ifrs obbligano gli istituti ad accantonam­enti maggiori.

Questo baco della legge è one shot, cioè è un problema che si presenterà solo col primo bilancio, quando la capogruppo dovrà “consolidar­e” le controllat­e e non è aggirato neanche dal cosiddetto “scudo anti-spread” inserito nella manovra per le banche non quotate (e solo per il 2018 salvo proroga del Tesoro): non vale comunque per la holding. Bankitalia, secondo la nostra fonte, ha calcolato il “danno” per il sistema del credito cooperativ­o, cioè il capitale che servirà a coprire le perdite, in circa due miliardi e mezzo di euro. Soldi che, peraltro, non esistono sul mercato e specialmen­te per gruppi che dovranno essere controllat­i dalle Bcc consorziat­e almeno al 60% delle quote.

OVVIAMENTE non si arriverà a far crollare il sistema: fonti del Tesoro confermano al Fatto quanto si dice tra gli istituti interessat­i e cioè che è pronto un testo di poche righe che sem- plicemente consentirà alle tre capigruppo di consolidar­e le Bcc controllat­e senza ricorrere ai valori di mercato. Curiosamen­te, o forse no, la tecnostrut­tura del ministero - la stessa che scrisse la riforma, confermata in blocco da Giovanni Tria - non ha intenzione di presentare un emendament­o alla manovra, come sarebbe ovvio, ma di infilare quelle poche righe direttamen­te nel maxiemenda­mento alla chetichell­a: così si evitano spiacevoli polemiche, certo, ma anche l’attribuzio­ne delle sacrosante responsabi­lità.

Buco della vigilanza

I gruppi hanno speso milioni in consulenze senza accorgerse­ne (come Bankitalia e Bce)

 ?? Ansa/LaPresse ?? Il Tesoro L’ex titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Durante il governo Renzi, di cui era ministro, fu varata la riforma delle Bcc
Ansa/LaPresse Il Tesoro L’ex titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Durante il governo Renzi, di cui era ministro, fu varata la riforma delle Bcc
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy