Il Fatto Quotidiano

Manovra, l’ultima trincea è il 2,04% “Le coperture sono già state trovate”

Incontro dei big del governo gialloverd­e. Limature al reddito di cittadinan­za

- » MARCO FRANCHI

Non

si scenderà dall’ultima barricata; il 2,04% di rapporto tra deficit e Pil. Cioè il “numeretto” stabilito dopo la trattativa a oltranza del premier Giuseppe Conte a Bruxelles. È uno degli spifferi che arrivano dall’ennesimo vertice di Palazzo Chigi che ha riunito i big del governo gialloverd­e. Quello che dovrebbe essere decisivo per definire la “manovra del popolo”.

LE COPERTURE per arrivare al 2,04% – assicurano da Palazzo Chigi, ma con una definizion­e molto generica – sono già state reperite “nelle pieghe del bilancio dello Stato”.

Dentro quel numero ci sono già alcune limature significa- tive nelle due misure “bandiera” di Lega e Cinque Stelle: quota 100 per le pensioni e reddito di cittadinan­za. Sempre da Palazzo Chigi nel pomeriggio sono stati chiariti in via definitiva i numeri della riforma su cui si gioca tutto Luigi Di Maio. “Nessun taglio alle risorse per il reddito di cittadinan­za”, è la sintesi, ma a ben vedere nel primo anno i fondi stanziati sono passati da 9 miliardi di euro a 7,1 miliardi.

Questa la spiegazion­e: “Nelle previsioni iniziali abbiamo stimato che, nell’arco di 12 mesi per ognuno dei prossimi tre anni, i costi del reddito di cittadinan­za sareb- bero stati di 9 miliardi l’anno”, per una platea di circa 5 milioni di persone. Però alla fine – secondo i calcoli del governo – non serviranno tutti quei soldi, perché non sarà l’intera platea degli aventi diritto a chiedere di ottenere il reddito. “Sulla base dell’esperienza recente – spiegano da Palazzo Chigi – la percentual­e di chi fa richiesta non è mai stata superiore all’80%”. Per “prudenza” il governo ha stanziato i fondi stimando che a chiedere il reddito di cittadinan­za sarà il 90%. Il resto del risparmio dipende dal fatto che nel 2019 il reddito di cittadinan­za partirà a marzo: dovrà essere finanziato solo per 9 mesi: servono 6,75 miliardi. Il 90% di questa cifra fa 6,1 miliardi. A cui va aggiunto un altro miliardo per ristruttur­are i centri dell’impiego. In tutto, quindi, 7,1 miliardi: è il costo della riforma nel suo primo anno di applicazio­ne, quasi tre miliardi in meno della previsione iniziale.

Altre due partite decisive nella lunga serata di Palazzo Chigi: “ecotassa” e pensioni d’oro. Matteo Salvini è tornato a promettere che l’intervento fiscale sulle auto inquinanti non ci sarà: “Non è nel contratto di governo”. Dai Cinque Stelle in sostanza confermano: resta la volontà di tenere il bonus per chi compra le auto “verdi”, ma senza introdurre nuove tasse. Fonti grilline garantisco­no pure che non ci sarà nessun arretramen­to sul taglio fino al 40% al- le pensioni d’oro. Il nodo però sarà sciolto solo nella notte romana: il vertice è iniziato attorno alle 21.30 con l’ipotesi di andare avanti ad oltranza, ed è ancora in corso mentre il giornale va in stampa. Con il premier ci sono ovviamente i dioscuri Di Maio e Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e quello dei Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro, i sottosegre­tari al Tesoro Massimo Garavaglia e Laura Castelli.

MA PRIMA dell’incontro allargato, gli argomenti principali sono stati già affrontati in un incontro ristretto tra il presidente del Consiglio e i suoi due vice, iniziato poco dopo le 20.

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Ansa Giuseppe Conte

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