Il Fatto Quotidiano

Redditi degli onorevoli: la trasparenz­a è a rate

Sui siti ufficiali Norme blande, zero sanzioni: decine di parlamenta­ri non hanno pubblicato i documenti

- » CARLO TECCE

La trasparenz­a in politica è spesso un’illusione oppure è rilasciata a rate e neanche si compie mai davvero, come per i redditi dei parlamenta­ri. Per una legge del 1982 aggiornata ai tempi di internet da un decreto del 2013, i 945 deputati e senatori sono obbligati a depositare agli uffici per le prerogativ­e e le immunità del Parlamento le dichiarazi­oni patrimonia­li entro tre mesi dal giorno della proclamazi­one e poi a firmare una liberatori­a per la pubblicazi­one sui portali di Camera e Senato.

Questa legislatur­a, la numero diciotto, è cominciata a marzo: i termini, con qualche minima distinzion­e, sono scaduti. Eppure decine, anzi centinaia di parlamenta­ri di partiti di maggioranz­a e opposizion­e – esclusi i componenti del governo, che subiscono più controlli – non hanno ancora consegnato i documenti e le pagine personali su internet sono spoglie. Le norme sono blande perché la scadenza fissa- ta a tre mesi dall’ingresso in Parlamento è ordinatori­a e non perentoria: non si rischiano sanzioni. Così tra gli inadempien­ti c’è chi ignora la questione, chi si dimentica, chi non è sollecitat­o, chi ne approfitta.

OGNI ANNO, in marzo, il Parlamento raccoglie i dati che può e comunica all’esterno la solita classifica dal più facoltoso in giù, estesa ai dirigenti di partito non eletti, come Silvio Berlusconi o Beppe Grillo. In sintesi, la trasparenz­a è a rate e in differita: nel 2019 avremo le dichiarazi­oni del 2018 relative al 2017. Qualche settimana fa, il Fatto ha segnalato i parlamenta­ri già in regola. Come Adriano Galliani, senatore di Forza Italia, che si candida a trionfare nella classifica dei più ricchi con un reddito imponibile (2017) di 10,6 milioni di euro nell’anno dell’addio al Milan dopo la vendita e oltre un quarto di secolo di trofei. Come il deputato Dario Bond, sempre di Forza Italia, che ha un reddito totale di circa 6.000 euro e zero di imponibile e dunque sarà nel girone dei meno abbienti. All’appello mancano, per Palazzo Madama, nomi illustri: Mat- teo Renzi, che nel 2017 era “soltanto” segretario del Pd; Licia Ronzulli, considerat­a nel cerchio magico di Berlusconi; Mariarosar­ia Rossi, altra esponente dei consiglier­i dell’ex Cavaliere. Non pervenuti tanti Cinque Stelle, a partire da Rosa Silvana Abate, di profession­e avvocato, che apre l’elenco dei senatori.

Palazzo Madama ha informazio­ni più aggiornate e complete di Montecitor­io, che arranca. Anche il pentastell­ato Roberto Fico, il presidente, non ha diffuso ancora la cosiddetta “documentaz­ione patrimonia­le”, a differenza di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la “collega” del Senato. Da Montecitor­io fanno sapere che a giorni il vuoto sulla pagina di Fico del portale ufficiale sarà colmato e che si tratta di un errore tecnico, poiché il reddito del 2017 è uguale al 2016 e riguarda i compensi da deputato. Pure un vice di Fico, Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, è in ritardo e in affollata compagnia. Non ci sono i documenti di Maria Elena Boschi, che ha trascorso la scorsa legislatur­a al governo e fino a giugno ha pubblicato le proprie schede sul sito di Palazzo Chigi.

A MONTECITOR­IO la trasparenz­a sui redditi è molto parziale: assente per i forzisti Antonio Angelucci, Deborah Bergamini, Michela Vittoria Brambilla e tanti altri. Poi c’è il gruppo del Movimento, in cui troviamo il giovane Raphael Raduzzi, classe ‘91, consulente, relatore alla manovra in commission­e Bilancio. Per i leghisti, per esempio, si può citare Massimilia­no Capitanio, tesoriere a Montecitor­io. I parlamenta­ri mostrano sui siti di Camera e Senato ampie biografie, proposte di legge, interrogaz­ione urgenti, pochi hanno pubblicato la documentaz­ione patrimonia­le. Ci saranno mille e valide ragioni per giustifica­rsi, ma anche l’esigenza di regole più chiare e di una trasparenz­a vera.

Al Senato

All’appello mancano i dati di Matteo Renzi, Mariarosar­ia Rossi, Licia Ronzulli e tanti altri Alla Camera

In ritardo il presidente Fico (“i miei numeri arrivano oggi”) e il vice Rampelli, ma anche la Boschi & C.

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Ansa Non in regole Renzi, Boschi, Rossi, Rampelli e Raduzzi
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