Il Fatto Quotidiano

Dall’onnipotenz­a all’irrilevanz­a: si cerca un’altra via

Il nulla dopo il patto Ruini-B.

- » ETTORE BOFFANO

Lo scetticism­o e la disperazio­ne. Sono queste le due parole-chiave che da qualche settimana, e cioè da quando sui media hanno cominciato a farsi strada riferiment­i impliciti a un nuovo impegno dei cattolici italiani in politica (assieme all’esplicita citazione del prossimo centenario dell’appello ai “liberi e forti” di don Luigi Sturzo del 18 gennaio 1919), si alternano nelle consideraz­ioni di chi quella realtà è chiamato a studiare e commentare. Sino a segnarne ragionamen­ti spesso coincident­i, anche quando provengono dai fronti opposti del progressis­mo e del conservato­rismo del cattolices­imo italiano.

IL TEMA dello “scetticism­o” è il più facile da interpreta­re e, per paradosso, sembra concedere ancora meno possibilit­à di un qualche risultato concreto rispetto a quello (all’apparenza più definitiva­mente negativo) della “disperazio­ne”. I suoi sostenitor­i elaborano infatti la loro riflession­e soprattutt­o attraverso un excursus a ritroso nel tempo, che mette assieme insuccessi recenti (la presenza della componente cattolica nella Lista Monti e l’impegno dell’ex ministro Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio), il fallimento di un precedente tentativo di “ricostruzi­one” organizzat­o nel 2011 e nel 2012 nei due raduni svoltisi a Todi (al primo prese parte anche l’allora presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco che poi, però, disertò il secondo) e, in particolar­e, il progressiv­o e forte declino della capacità della Chiesa italiana di influenzar­e l’opinione politica (e non solo sul fronte dei temi etici).

C o n te m p o r an e a m e nt e , nelle analisi, è ricorrente la citazione del convegno ecclesiale del 1985 a Loreto, sulla “Riconcilia­zione cristiana e la Comunità degli uomini”, avvenuto quando già si avvertivan­o gli scricchiol­ii della Prima Re- pubblica e della credibilit­à morale della Democrazia cristiana, cui seguiranno – con l’avvento della Seconda Repubblica – i contorcime­nti e le prassi dell’impegno cattolico declinato secondo un collateral­ismo ancora potente, ma non più orientato all’interno di un unico “partito cattolico”, quanto piuttosto in maniera diffusa nei due poli del neo bipartitis­mo all’italiana.

Con una preferenza, nella Chiesa italiana allora guidata dal cardinal Camillo Ruini, per il centrodest­ra berlusconi­ano; e con evidenti problemi di coerenza etica e una partecipaz­ione affidata soprattutt­o all’attivismo di Comunione e liberazion­e, secondo un giustifica­zionismo codificato nel 2001 dall’allora segretario della Cei, il cardinale Ennio Antonelli, secondo cui contava di più ciò che i cattolici facevano nella vita pubblica che in quella privata. Un percorso adesso indissolub­ilmente segnato dalla caduta e dallo scandalo politico-giudiziari­o di Roberto Formigoni.

Consideraz­ioni analoghe, anche se legate certamente a un minor favore delle gerarchie ecclesiast­iche, si potrebbero svolgere per quanto riguarda il Centrosini­stra: dall’esperienza dell’impegno politico di Romano Prodi alle vicissitud­ini anche giudiziari­e della Margherita e al ritiro di Enrico Letta, sino a scendere alle spregiudic­atezze, un tempo alleate e oggi avversarie al l’interno del Pd, di Dario Franceschi­ni e dell’ex scout cattolico Matteo Renzi. Il risultato è un quadro complessiv­o che, appunto, induce la maggior parte degli osservator­i allo scetticism­o e alla definizion­e della possibile influenza odierna della Chiesa italiana come “un esercizio su una parte minoritari­a di opinione pubblica all’interno di quella che è già una minoranza nella società: la comunità dei credenti”.

UN GIUDIZIOal quale, secondo altri, può opporsi ormai soltanto la carta della “disperazio­ne”. Intesa come il sentimento che pare agitare le gerarchie ecclesiast­iche, l’associazio­nismo e la cultura cattolica italiana di fronte al populismo, al sovranismo, all’attacco ai valori e alle istituzion­i dell’Europa e, in tema di migranti, alle posizioni della Lega di Salvini. Sino a spingere Francesco Occhetta, il gesuita cui la Civiltà cattolica ha affidato la lettura della “questione italiana”, a scrivere che “l’irrilevanz­a politico-partitica non sarebbe tanto grave quanto un’irrilevanz­a prima di tutto di opinione e di idee”. E così proprio alla “disperazio­ne”, ma soprattutt­o al suo “quantum” e alla sua estrema possibilit­à di determinar­e azioni umane, sembra ora essere affidata l’ultima speranza di un “impegno politico” dei cattolici italiani.

DON LUIGI STURZO

Ci presentiam­o nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoc­i ai saldi principi del cristianes­imo

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1871-1959 don Luigi Sturzo, Ppi

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