La nostra morale ha umiliato le donne ben più di queste canzoni
Follow the exorcist. Se uno di loro sostiene che in una certa musica c’è il diavolo, che istiga all’immoralità e mina la famiglia, beh, allora possiamo stare tranquille: per noi donne è ok. Anche se non sembra, anche se i testi fanno rabbrividire e inneggiano a sesso e violenza e chiamano le donne “troya” e “cagna” anziché “angelo” e “piccola”. C’è qualcosa che ha umiliato e schiavizzato le donne più della morale e della famiglia? No, quindi tutto ciò che sfida le sacre istituzioni (o da cui si sentono sfidate) ha il nostro sostegno. Compresi rapper/trapper, che quando infamano la tipa di turno si prendono molto meno sul serio non dico del Marco Masini di Bella stronza, ma neanche dei Vianella ai tempi di Lella, orgogliosa confessione di un femminicida, però co-firmata Venditti, quello di Notte prima degli esami, che piace tanto ai benpensanti.
CARE FEMMINISTE, è vero che i testi più sessisti oggi li scrivono i rapper (anche se al netto delle parolacce non sono più misogini del vecchio Mogol), ma scrivono anche quelli meno sessisti, vedi Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti del sommo Caparezza. Domandatevi invece come mai le femministe non si sono ancora impadronite del rap, “il canale comunicativo più potente al mondo”, e non sostengono le poche rapper donna, anche se sono un esempio: piene di haters , insultate durante i concerti, ma non mollano. Quanto alla Chiesa, l’unica accusa che potrebbe lanciare contro il rap è di averla plagiata: anche il Cristianesimo è nato come voce degli gli esclusi, ma già nel Medioevo i suoi esponenti si chiamavano “frate”, si mettevano catenone d’oro, copricapi assurdi e vestiti pacchiani e offendevano le donne davanti alla folla, chiamandole rovina dell’uomo, spudorate e nate per servire. La violenza misogina di oggi non è figlia delle prediche trap di Sfera Ebbasta o dei video del meno conosciuto Skioffi, ma ancora di quelle di san Tommaso e sant’Agostino.