Il Fatto Quotidiano

Inutili ossessioni moderne: capire chi erano Lolita e la Gioconda

Storici e appassiona­ti sembrano perder la testa per scoprire i “veri” volti celati dietro dipinti e romanzi: che senso ha, in opere che sono per natura finzione?

- » CAMILLA TAGLIABUE

Le notizie si sprecano: solo per citare le più recenti, negli ultimi mesi si è smascherat­a la “vera” Lolita, si è identifica­to il “vero” Rick Blaine di Casablanca, si è deciso che la “vera” Monna Lisa è una sciura milanese e – dopo attenta indagine ginecologi­ca – si è scoperto a chi appartengo­no le “vere” pudenda dell’O rigine del mondo.

Mentre i filosofi e i sociologi cianciano del deserto del reale, della società dello spettacolo, della television­e che ha ucciso la realtà, delle fake news, della post-verità, dei simulacri e della virtualità, la fame di realtà e verità non è mai stata tanto prepotente, ma su questioni marginali, se non stupide o prive di senso: che senso ha, infatti, l’ossessione dell’originale – d el l a persona dietro il personaggi­o, dell’uomo dietro la maschera, del mondo dietro il mondo – rispetto a opere di squisita finzione (romanzi, film, quadri...) per loro natura artefatte, ovvero false?

Boh, ma intanto le inchieste continuano: il protagonis­ta di Casablanca pare fosse Billy Rose, proprietar­io di un night a New York; l’ha stabilito Mark Cohen qualche giorno fa, poche settimane dopo l’annuncio sulla tela di Courbet, per cui ora si conoscono le generalità della signorina che mise in posa il suo sesso, un suo seno e i suoi peli pubici. È Constance Quéniaux – come non riconoscer­la! –, una ballerina dell’Opéra di Parigi che ha scalzato la precedente pretendent­e, Joanna Hiffernan.

A settembre si è sparlato, invece, delle danseusesd­i De-

gas: di giorno danzatrici, di notte prostitute perché – ora si sa – verso la fine dell’800 le palestre erano tutte un po’un bordello. In quei giorni imperversa­va anche l’affaire Monna Lisa, una dama meneghina incontrata da Leonardo in fuga dalla città. La corrispett­iva donna del mistero olandese, ribattezza­ta “Gioconda del Nord”, èLa ragazza col turbante (meglio nota come La ragazza con l’orecchino di perla) di Vermeer: della sua identità ancora non si è venuti a capo, eppure nei secoli ci hanno provato in molti, compreso André Malraux, che vedeva in lei la figlia maggiore dell’artista.

ALTRA MUSAgetton­ata è Anna Bianchini, detta Annuccia, che prestò il suo volto a Caravaggio per almeno quattro dipinti ( Maddalena penitente; Riposo durante la fuga in Egitto; Marta e Maria Maddalena

e Morte della Vergin e): ma è solo una delle baby prostitute romane – insieme a Fillide, Lena e Menicuccia – frequentat­e e immortalat­e dal pittore.

Della scorsa estate, infine, sono i pettegolez­zi su Sally, la bambina che ispirò a Nabokov Dolores Haze. L’ipotesi è stata avanzata da Sarah Weinman, ma la pistola fumante l’avrebbe fornita lo stesso scrittore, mettendo in bocca a Humbert Humbert: “Avevo forse fatto a Dolly quello che aveva fatto Frank La Salle all’undicenne Sally Horner nel 1948?”. Ma vai a fidarti del russo: un’altra volta disse che “l’iniziale brivido di ispirazion­e (di Lolita) fu provocato da un articolo su una scimmia” e un’altra ancora scrisse che la realtà è “una delle poche parole che non hanno alcun senso senza virgolette”. Dopotutto, è tutta fiction.

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