“Dagli pneumatici dati in tempo reale su strade e asfalto”
Quando si è bravi a integrare mondi e competenze, c’è sempre qualcuno che chiede di essere più estremista, con la scusa di una tensione al purismo. E se nasci start upin seno all’università, può succedere che da un lato a tirarti per il giacchetto sia qualche sparuto collega – che storce il naso alla parola “mer cato ” – e d a ll ’ altro l’im p r e nd i t o ri a , che invece prova a fare il canto delle Sirene per portare tutto lontano dai corridoi d’accademia.
“Io continuerò a fare ricerca e continuerò a farla a Napoli”: Flavio Farroni è persona di grande chiarezza. La serie di tecnologie che ha sviluppato insieme ad Aleksandr Sakhnevych e Francesco Timpone e portato sul mercato dell’automotive, servono per leggere al meglio i dati prodotti da moto e vetture e si sono concentrate, fin qui, con l’interfaccia principale tra veicoli e strada: le gomme. Ma, specifica subito, “non sensorizziamo gli pneumatici”.
È sull’analisi del dato che si è concentrato lo sforzo di MegaRide, nata nel 2016 come spin off del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università Federico II di Napoli, incubata in Campania New Steel. Fresca di Premio Innovazione Smau, ultimo in ordine di tempo di una lunga lista, riesce a elaborare informazioni sull’aderenza dello pneumatico. Raccoglie, interpreta e integra tutti i dati presi dal veicolo per valutar- ne l’aderenza a seconda delle diverse condizioni della strada e poi gestisce quei dati restituire nuove reazioni tra i veicoli ed il suolo. Ducati Corse, Audi Sport Formula E e altri hanno già collaborato con MegaRide (che si legge come l’isolotto su cui sorge Castel dell’Ovo), ma è evidente che quel tipo di informazioni si prestino a essere usate su un mercato più ampio, quello di tutti i conducenti.
In una città connessa, potrebbero ricevere informazioni in tempo reale sulle condizioni della strada, così come chi gestisce la manutenzione del manto stradale avere contezza di ciò che funziona e ciò che no. Per non parlare delle potenzialità in tema di guida autonoma. “Si parla tanto di scambio di dati, ma nessuno dice quale dato vuole condividere”, spiega Farroni, Ceo della start up che entro quattro anni dovrà muoversi sulle sue gambe. Anche a questo servirà l’ingresso di un nuovo acquisto della squadra, Damiano Capra, che arriva da Ferrari e che vuole mettere a disposizione proprio il “know how dell’esperienza professionale in grandi aziende al servizio di una realtà dal grande potenziale”. Intanto, Farroni non ha alcun dubbio sul vantaggio di essere uno spin off universitario: “L’innovazione che arriva dal mondo della ricerca è un patrimonio che non si può disperdere”. A MegaRide corrispondono rapporti con le imprese locali, stage per gli studenti e “tesisti che arrivano a fine corso con già mesi di esperienza”. Non importa quanto chiedano a Farroni cosa voglia fare da grande, se l’imprenditore, o l’accademico. Ha un’ottima aderenza alla sua strada, quella di un “manager che fa attività di ricerca”. Patrizia Prestipino, deputata Pd, ha ritenuto importante, durante una discussione a Montecitorio, sollevare un’istanza di opposizione al governo gialloverde: “Salùbre si dice, non sàlubre! La verità è che dovrebbero rispettare di più la lingua italiana questi del #m5s! Tanto più se la conoscenza ampia della lingua la chiedono agli immigrati! E io non gliene passo più una. Basta! #iostoconlalinguaitaliana”. Come le hanno fatto notare in un commento al tweet: ecco le grandi battaglie del Pd. E dire che la Prestipino è una che con gli inciampi linguistici ha avuto direttamente a che fare: stiamo parlando infatti della stessa persona che sostenne la necessità di dare un aiuto concreto alle mamme per continuare la “razza italiana”, gettando nello sconcerto l’intero partito, per poi scusarsi ammettendo che quel “termine nulla aveva a che fare con la discussione in corso in quel momento”. Forse sarebbe stato “salùbre” rimanere in silenzio. Hanif Kureishi, scrittore anglopachistano, descrive così il momento storico che sta vivendo la Gran Bretagna alle prese con la Brexit: “È l’era dello scontento. Perchè il sistema che abbiamo non può più dare speranza e non ha niente da promettere. Sistema sanitario, scuole, case troppo care. Se gli inglesi avessero la busta paga più gonfia non avrebbero votato
Brexit e non saremmo in questo caos. Ma è uno scontento economico, non democratico”. Mentre i vari politici si sperticano nel tentativo di utilizzare gli enormi sconvolgimenti politico-sociali che stanno avendo luogo nel mondo per portare acqua al proprio mulino, sarebbe auspicabile che almeno tutti gli altri deponessero strumentalizzazioni e semplificazioni, e si mettessero nell’ottica d’idee che per fenomeni complessi servono ragionamenti complessi. A sistemare Matteo Salvini e la sua ennesima sparata, ovvero chiamare terroristi islamici i militanti di Hezbollah, mettendo in imbarazzo il resto del governo, c’ha pensato con grande puntualità Massimo D’Alema: “Ha ragione il ministro della Difesa Elisabetta Trenta a prendere le distanze da questa considerazione, anche perché, a differenza di Salvini, parla con cognizione di causa. Quello che trovo inaccettabile per un ministro della Repubblica italiana, che dice ‘Prima gli italiani’ è il non rendersi conto di andare a una manifestazione contro i militari italiani. Mi sembra un dovere elementare, per uno che va al confine tra Israele
OPPOSIZIONI SALUBRI PROVARE A CAPIRE DOPO GLI ITALIANI
e Libano che da dodici anni è presidiato dalle forze armate italiane, informarsi con loro di cosa pensano della situazione di quel confine anziché andare a fare il portavoce della posizione di Netanyahu”. Visto che si definisce il principale sponsor degli interessi italiani, il ministro avrebbe potuto almeno per una volta tentare di pesare le parole e rinunciare ad un paio di tweet di propaganda, al fine di garantire la sicurezza degli uomini in missione in Libano. Ma la vera domanda è: viene prima lui o gli italiani?