Nella caccia ai 49 milioni della Lega la Procura sente l’ex tesoriere Stefani
I pm gli hanno chiesto dei soldi passati per la Sparkasse di Bolzano e poi spariti
Ora tocca a Stefano Stefani. Il tesoriere della Lega - all’epoca della segreteria di Roberto Maroni - è stato sentito dai pm genovesi che cercano i 49 milioni spariti dalle casse del Carroccio. Stefani non è indagato, ma per gli inquirenti il suo racconto è un essenziale per ricostruire i movimenti di denaro nel passagio da Umberto Bossi a Maroni e poi a Matteo Salvini.
I PM HANNO DECISOdi sentire Stefani dopo le dichiarazioni che ha reso al giornale online Tpi: “Feci presente più volte a Maroni e Salvini, sia in pubblico che in privato, che si stava spendendo troppo e troppo in fretta. Mi fu detto che non potevamo fare altrimenti, perché in quel momento eravamo sotto schiaffo”. Il punto di partenza è la versione di Francesco Belsito: “Quando me ne sono andato ho lasciato 40 milioni nelle casse della Lega”. I pm e la Finanza genovese quando, però, sono andati a cercare il denaro hanno trovato appena tre milioni. Questo è stato il primo punto che i pm hanno chiesto a Stefani di chiarire, cioè dove siano finiti i denari (la Lega sostiene di averli spesi per attività di partito e per pagare i dipendenti). Ma i pm da Stefani volevano sapere anche dei 19,8 milioni passati per U- nicredit (la filiale vicentina) e Banca Aletti (la sede milanese): quei denari sono stati poi trasferiti nel 2013 su due nuovi conti aperti presso la filiale milanese della bolzanina Sparkasse. A consigliare l’istituto altoatesino sarebbe stato Domenico Aiello, avvocato di fiducia di Maroni (che oggi lavora con lui) e allora presidente dell’organismo di vigilanza della banca.
UN’OPERAZIONE in cui Stefani ha avuto un ruolo, come dimostrano le intercettazioni di un’inchiesta calabrese - poi finita nel nulla - su alcuni collaboratori di Maroni. Aiello dice: “Sto portando l’onorevole Stefani in filiale a Milano ad aprire il conto (…) Brandstätter mi parlava di una cifra notevole. Quasi 20 milioni e mi ha chiesto un’indicazione per il tasso... Andiamo via in una si- tuazione che è il 3 e mezzo. Lui indicava il 4”. Peter Schedl, allora direttore generale della Sparkasse, ridimensiona gli entusiasmi: “Il 4 non è possibile (…) facciamo così, partiamo dal 3,5 e poi vediamo strada facendo”. Nessuna delle persone citate nell’articolo è indagata. Ma la Procura ha sentito Stefani per ricostruire il percorso dei 19 milioni rimasti pochi mesi in Sparkasse. Nei mesi scorsi era stata perquisita la sede della banca a Bolzano per scoprire se il denaro sia stato utilizzato per investimenti in Lussemburgo. E dove sia finito una volta riportato in Italia.