Il Fatto Quotidiano

“Pago le cause di B.&C. all’Unità. Il Pd e l’editore sono spariti nel nulla”

DeGregorio Da 8 anni è condannata a rifondere i danni per le sentenze di diffamazio­ne: “Dovrebbe farlo l’editore, che però fa finta di niente”

- » SALVATORE CANNAVÒ

Ci sono molti modi di umiliare la libertà di stampa e il lavoro dei giornalist­i. Da otto anni Concita De Gregorio, storica firma di Repubblica, ex direttrice dell’Unità, ne sperimenta uno particolar­mente subdolo: “Ogni centesimo che ho guadagnato mi è stato sequestrat­o per pagare le cause civili dell’Unità al posto di un editore che nel tempo si è fatto neb bia”. Cioè, è scomparso dietro i tecnicismi del concordato fallimenta­re. Quell’editore, la Nie, Nuova iniziativa editoriale, di fatto è il Partito democratic­o che dello storico giornale fondato da Antonio Gramsci ha mantenuto il controllo nel corso del tempo.

Perché dici di pagare per responsabi­lità non tue? Perché nel 2008 vengo chiamata da Renato Soru, astro nascente dell’imprendito­ria italiana, per assumere la guida dell’Unità. Accetto senza essere mai stata iscritta al Pci o al Pd, ma perché in quegli anni, Berlusconi che torna al governo, il Bunga bunga che avanza, mi sembra giusto impegnarmi per fare qualcosa.

La direzione dell’Unitàdura dal 2008 al 2011.

Tre anni di opposizion­e in cui lo scontro con Berlusconi e il suo governo è totale. Noi la conduciamo con un giornale aperto, plurale, anche ‘pop’, ma pieno di nuovi talenti.

Tu lavoravi a Repubblica? Mi licenzio per andare a guadagnare meno della metà. Portiamo l’U nità a 75 mila copie per poi scendere a 50 mila: una cifra non indifferen­te. Quando il segretario del Pd diventa Pier Luigi Bersani, mi chiama Matteo Orfini, allora responsabi­le dell’Informazio­ne, e mi spiega che è venuto meno il rapporto di fiducia.

Ed è qui che comincia il calvario.

Quando la Nie, il mio editore, chiude con un concordato preventivo, tramite il quale cede la testata alla cordata guidata dall’i m pr en d it or e Pessina (e partecipat­a anche dal Pd, tramite la Eyu, ndr.) dismette la responsabi­lità civile per le cause di diffamazio­ne. In quanto direttore, e in base alla legge sulla stampa del 1948, rispondo in solido per tutte le cause civili. Pago io, quindi, al posto dell’editore. Le cause non riguardano tue colpe precise? In 35 anni non ho mai perso una causa per diffamazio­ne, non ho mai dovuto rifondere alcun danno. Se pago è solo per condanne che riguardano l’editore e i giornalist­i sotto la mia direzione.

Da dove provengono le cause?

Le più importanti hanno nomi scontati: Berlusconi Paolo, Berlusconi Silvio, il generale Mori, la famiglia Angelucci, Fedele Confalonie­ri, Augusto Minzolini, Mediaset... e così via. Sono liti temerarie. Ma costano sia in termini di spese legali sia per le sentenze cautelativ­e che dispongono pignoramen­ti e sequestri fino al giudizio definitivo. Parliamo di milioni di euro.

Come è possibile che Nie non sia responsabi­le?

In realtà io posso rivalermi su Nie, una sentenza del 2017 mi ha dato ragione su questo. Ma a chi mi rivolgo? In quella scatola non c’è nessuno che si assuma la responsabi­lità.

E il Pd?

Ne ho parlato con Lorenzo Guerini e Luca Lotti. La risposta è stata la stessa: tecnicamen­te non siamo gli editori e la legge non ci impone nulla. Ma qualcuno può davvero sostenere che il Pd non fosse l’editore dell’Unità?

Con Matteo Renzi hai mai parlato?

Non si è mai fatto vivo e io non l’ho cercato. Anche perché non lamento niente. Io ho la forza di difendermi da sola, ma vorei difendere i ragazzi che fanno questo mestiere con editori volatili.

Servirebbe una legge?

Servirebbe una norma che affermi che in caso di fallimento di un editore non siano i giornalist­i a pagare per colpe non loro. Mi pare un principio di civiltà, e di difesa del nostro mestiere. L’Ordine dei giornalist­i e il sindacato di categoria dovrebbero occuparsen­e seriamente. La minaccia economica sul nostro mestiere è più subdola di altre e va con- trastata con forza.

Ti rimprovera­no di aver fatto chiudere l’Unità e di essere solo una radical chic.

Dopo di me ci sono stati sei direttori e l’Unità ha chiuso dopo sette anni. Io ho sempre vissuto del mio lavoro e non posseggo nient’altro che la mia dignità e la passione per questo mestiere. Non possono farmi smettere di farlo, lo farei anche gratis perché è tutta la mia vita.

Chi è Concita De Gregorio nasce a Pisa, da padre italiano e madre di origine spagnola. Studia a Biella e si laurea in Scienze politiche all’Università di Pisa

La carriera Dopo aver lavorato in giornali e radio toscane, nel 1990 vince il concorso Mario Formenton ed entra a lavorare a Repubblica. Dal 2008 al 2011 assume la direzione dell’Unità Vivo del mio lavoro, ma ogni centesimo se ne va nei tribunali Servirebbe una legge per tutelare la dignità di questo mestiere

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Ansa Concita De Gregorio, ex direttrice dell’Unità
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Ansa Contro B . Concita De Gregorio con Oliviero Toscani
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