L’ex factotum dell’Appendino: il “pulp-noir” fa tremare la Mole
Il caso Pasquaretta La scalata dalla rassegne erotiche alla Juve di Moggi, fino al ‘cerchio magico’. Ora la presunta estorsione alla sindaca. La città e i “salotti” sparlano come ne “La donna della domenica”
“Oh mì mì, pòvra dòna”, Oh me, povera donna. Chissà se Chiara Appendino ha mai letto la battuta finale de La
donna della domenica di Fruttero& Lucentini, e se quelle parole, pronunciate dalla protagonista femminile, Anna Carla Dosio, sono state anche le stesse che le sono venute alla mente (e sulle labbra) la sera di venerdì primo febbraio. Alle 20.15 in punto, quando un “lancio” dell’agenzia Ansaha raccontato a tutti che il suo ex portavoce, Luca Pasquaretta, era accusato di “estorsione”, di un ricatto diremmo noi uscendo dall’italiano del Codice Penale, e che lei, la sindaca Cinquestelle di Torino, era la “parte lesa”: la vittima, appunto. Una vittima che però, spiegano i pm, è stata zitta.
Quante le differenze, tante, tra la cronaca vera di questi giorni sotto la Mole e la storia immaginata dai due intellettuali torinesi che, come ha scritto Ezio Mauro per la morte di Carlo Fruttero, “alle parole che coglievano e restituivano nei romanzi, sapevano aggiungere i gesti, le posture, il modo di vestire (Anna Carla era più torinese della realtà), un’arte borghese di perdere tempo, un esercizio piemontese di non svelare mai troppo di sé. Unito, tutto questo, a una fisiognomica implacabile e perfida, che condannava l’a rchi tet to Garrone prima ancora dell’arrivo del suo assassino per fracassargli la testa”. Ma anche quante analogie, al contrario, con i tic, i modi e i vizi privati e anche pubblici di quella Torino degli Anni Settanta, appena uscita dal boom economico, scossa prima dall’aver dato i natali al ’68 italiano e subito dopo dall’Autunno caldo, in attesa dei morti ammazzati del terrorismo e ancora tutta piegata agli orari e alle imposizioni della Fiat e dei suoi fabbriconi.
Come se un cordone ombelicale, delle maniere e dei costumi, mai tagliato e mai separabile, tenesse oggi ancora tutto legato, nel Palazzo di Città, nei salotti riservati come allora, nelle discoteche delle notti al Parco del Valentino, nel milieu del giornalismo precario che ruota attorno a una squadra di calcio e ai suoi potenti “padroni”, degli hotel “a ore” con le stanze “a tema”. La Torino che, proprio così, era venuta alla mente del commissario Santamaria una domenica mattina: “Altre città regalavano al primo venuto splendori e incantamenti, esaltanti proiezioni verso il passato o l’avvenire, febbrili pulsazioni, squisiti stimoli e diversivi; altre ancora offrivano riparo, consolazione, convivialità immediate. Ma per chi, come lui, preferiva vivere senza montarsi la testa, Torino, doveva riconoscerlo, era tagliata su misura. A nessuno, qui, era consentito farsi illusioni: ci si ritrovava sempre, secondo la feroce immagine dei nativi, al
pian dii babi, al livello dei rospi”.
ECCO, FORSE sta proprio qui, nel “livello dei rospi”, l'unica vera chiave per mettere assieme la città del 1972 con quella del 2019. Detto che questa volta, nella realtà, non c’è un omicidio e, per ora, neppure un colpevole: perché nella vita, vale la pena sottolinearlo, più che nei romanzi, conta ancora la presunzione di innocenza.
Nessuno in questi giorni ha ucciso l’architetto Garrone, ma a chi si dovrebbe mai pensare se non a lui, dovendo assegnare una parte (o anche solo il cascame di una parte) al “pit-
bull” dell’Appendino? Luca Pasquaretta, 42 anni, con un passato di press agent per concessionarie automobilistiche e corrispondente pagato a pezzo per il Messaggeroai tempi della Juventus del “sistema Moggi”. Su Youtube gira ancora un video del 2012 dove dichiara: “Quella del Napoli è una tifoseria di merda” (“Vuoi dire da troia?, chiese la signora Tabusso”. “Ma signora!, gridò Palmina, non
è la maniera...”). Factotum per personaggi e vicende degne davvero del
pian dii babi. Come quando faceva l'addetto stampa di “Torino Erotica”, il salone dove si poteva trovare il peggio di un gigantesco sexy shop e anche di qualcosa, racconta la leggenda, che rievocava le atmosfere di un bordello. Un po’ squadrato (la “fisiognomica implacabile e perfida”), ipocondriaco e dai modi spicci, cheap (diciamo così) quanto bastava quando doveva apostrofare e redarguire i giornalisti delle cronache cittadine, trasandato anche quando lo fotografavano accanto a un azzimato Luigi Di Maio in visita a Torino.
È vero: altra roba dal Garrone, che aveva casa e studio in centro e, al polso, portava “un Patek-Philippe d'oro
appartenuto a suo padre”, che non era né un mitomane né un megalomane (“Chiara ha fatto così perché gliel’ho detto io”; “Ora sono al Mef in ticket con Laura Castelli e stiamo facendo assieme delle belle cose”: Pasquaretta dixit). Tutto torinese l'architetto immaginato da Fruttero&Lucentini; arrivato dalla Basilicata invece il quarantenne che aspirava a portare la voce di chi, una sera del giugno 2016, si era presa il municipio cacciando il “ragazzo rosso” Piero Fassino e gli uomini e le donne di quel “sistema Torino” davvero uguale alla borghesia subalpina de La Donna della do
menica. “Sono la moglie di un capitalista figlio di capitalisti e nipote di capitalisti – dice Anna Carla – Sono piena di abitudini e pregiudizi borghesi e priva di ogni coscienza civile e politica ”. Signore che anche adesso puoi incontrare, il lunedì mattina, a far colazione al Caffè Pepino in piazza Carignano o mentre entrano al Museo Egizio, in via Accademia Albertina.
C’È, PERÒ, a riportare ancora alle pagine dell'inchiesta del commissario Santamaria, la vicenda dei due hotel “Six Love” di corso Lanza e di viale
“SE PARLO IO...” Cosa sa o dice di sapere l’ex factotum? Intanto in procura sfilerà la pornostar Heidi
L’indagine e il romanzo Qui non c’è un omicidio, è vero Ma la “vittima”, spiegano i pm, è stata zitta
Thovez, sulla precollina, le stesse strade nelle quali Dario Argento ha ambientato Profondo rosso. Posti dove prenotavi sul sito internet, arrivavi nel parcheggio interno con l’auto e salivi direttamente in stanza. “La sensualità si lega al piacere”. E che camere poi, e tutte a “tema”: dai 75 euro della “categoria economy” ai 200 di quella “top”, e nomi che un po’ facevano immaginare e un po’ ridere, come “Tanga” o, chissà perché, “Pietro Micca”. Li aveva inventati, gli hotel, un imprenditore della ristorazione, poi fallito: dopo, solo storie di riaperture e nuove chiusure. Ai tempi del loro lancio, invece, ecco ancora un giovanissimo Pasquaretta, reduce dai fasti della fiera del sesso, pronto a dare una mano per promuoverne la gestione.
E anche in questo caso, le analogie e le premonizioni di Fruttero&Lucentini sembrano essere riuscite a scavalcare 47 anni di storia all’ombra della Mole e i suoi segreti più intimi. “La carne è debole, disse al barbiere Garrone, tamburellando con le dita sulle ginocchia accavallate dove il settimanale erotico, aperto al paginone centrale a colori, si andava lentamente
ricoprendo di capelli tagliati... L’architetto ebbe un sorriso caritatevole. Era un buon conoscitore di uomini, e capiva che a un povero diavolo come Salvatore quell’irraggiungibile mondo di seni, cosce, natiche nude, doveva dare alle testa, e fargli, in definitiva più male che bene. La pornografia era per liberi individui come lui, che non s’erano fregati col matrimonio, i figli, la routine dell’ufficio o della bottega, che avevano saputo restare aperti a tutte le esperienze, pronti a cogliere tutte le occasioni della vita...”.
DI OCCASIONI, invece, al futuro “portavoce” non ne sono mai capitate tante. Sino a quel fatidico 2016 e sino al “cerchio magico” della futura sindaca, la ragazza della Torino bene con laurea alla Bocconi e uno stage alla Juventus. Il gruppo chiuso (persino allo stesso M5S) che aveva preparato prima la candidatura, poi la campagna elettorale e infine, dopo la sorpresa del trionfo, la giunta e il programma. “L'eminenza grigia”, il dirigente comunale Paolo Giordana, deluso dal Pd e da Fassino e con tanta voglia di rivalsa (spazzato via, un anno fa, per un'inchiesta su un tentativo di far to- gliere una multa a un amico); lui (il “pitbull”); “l’avvocato”, Alberto Sacco. Il genero, quest’ultimo, di Carlo Callieri, il John Wayne della Fiat e della “Marcia dei Quarantamila”(anche quella una Torino poi raccontata da Fruttero&Lucentini in A che punto
e la notte, l'altra avventura del commissario Santamaria) che, prima di diventare assessore al Commercio della giunta Appendino, aveva gestito assieme ad altri la discoteca “La Rotonda”, ricavata nei padiglioni di Torino Esposizioni (dove, ai tempi dell’Avvocato, si svolgeva il mitico Salone dell’Auto). Ancora una volta tutto finì poi con un fallimento e oggi nei locali abbandonati ci vanno i tossicodipendenti a “bucarsi”: quel breve lasso di tempo, però, bastò a Sacco per legarsi a Pasquaretta che lavorava nello stesso settore.
Sacco, Giordana: forse, a cercare ancora similitudini, Fruttero&Lucentini li avrebbero riassunti entrambi in un unico personaggio. L’antiquario Vollero che andava al Balon
(il mercato delle pulci torinese di Porta Palazzo: indimenticabile la scena del film di Luigi Comencini del 1975, con Anna Carla Dosio-Jaqueli-
ne Bisset che passeggia tra i banchi) a comprare cornici da poco per quadri da vendere poi nella sua bottega, ma che aveva paura di essere riconosciuto da qualche cliente. “L’innocentissima verità era che lui al ‘Balùn’ non ci andava, quando ci andava, che in cerca di ‘mulure’. Non cioè propriamente di cornici, ma di vecchie modanature senza pretese, senza uno stile preciso, che opportunamente ritagliate servivano di onesta e provvisoria incorniciatura. Qualche volta la mulura s’intonava felicemente col quadro, e il cliente era lieto di tenerla; se no era libero di buttarla via”.
IL RESTO è la cronaca di queste ore. Pasquaretta, all'inizio dell'agosto 2018, deve lasciare l’incarico con l’Appendino (ma resta amico suo e del marito): due diverse inchieste lo accusano di peculato (per una modesta consulenza con il Salone del Libro) e di apertura di luoghi abusivi di spettacolo (il maxi-schermo allestito nel Parco Dora, la stessa notte della tragedia di piazza San Carlo). I carabinieri, però, continuano a intercettarlo e, tra settembre e dicembre, ascoltano le sue telefonate (soprattutto con l’assessore Sacco) durante le quali chiede aiuto per trovare uno stipendio. Pronunciando, sostengono i pm, le minacce più gravi per la sindaca e la sua giunta: “Se parlo io, faccio venire giù tutto”. Sempre per la procura, l'estorsione si sarebbe poi realizzata: le pressioni di Pasquaretta avrebbero portato prima a un accordo (poi caduto) per farne il portavoce della deputata europea dei Cinquestelle, Tiziana Beghin, e, infine, a un incarico legato alla viceministra d e ll ’ Economia, Laura Castelli (“Mandava solo i miei comunicati ai media torinesi, non è mai stato il mio portavoce, l’ho già destituito”).
Una storia davvero al “livello dei rospi” e con i rimandi alla Donna della
domenica che potrebbero fermarsi anche qui. Se non fosse per Heidi Cassini, pornostar ed ex di Torino Erotica. Sulla pagina Facebook dell’Appendino ha scritto così: “Dovevi informati bene di chi ti stavi mettendo a fianco... Ora ci sei passata anche tu...”. È probabile che, anche in questa occasione, Anna Carla avrebbe mormorato: “Oh mì mì, pòvra dòna”. Nella realtà, però, la Procura ha deciso di convocare la Cassini per capire che cosa mai, di brutto, potrebbe accomunarla alla sindaca. Accadrà nei corridoi del Palazzo di Giustizia torinese. Come nel libro, quando in quelli della Questura sfilano le donne bloccate in una retata sulla collina, a loro volta vittime dei voyeur: “Ma poteva anche darsi che ne sapessero troppo per il loro stesso gusto: nel qual caso, nessuno sarebbe riuscito a farle parlare”. Heidi sembra invece promettere qualcosa di più.