Il Fatto Quotidiano

Una Berlinale da quote rosa, il Barocco e She-Hulk

Festival Internazio­nale del Cinema 69ª edizione Fino al 17 febbraio

- ANNA MARIA PASETTI

Se il nemico è in casa, ed è un marito poliziotto che picchia moglie e figli, la salvezza va cercata altrove. Perché là fuori esistono degli sconosciut­i che, altrettant­o disperati, conoscono la pietas e la esprimono in gentilezza. Con il film in concorso The Kin

dness of Strangers della danese Lone Scherfig in apertura della 69esima Berlinale lo slogan voluto dal direttore artistico uscente Dieter Kosslick entra subito nel vivo: “Il privato è politica” e non ci sono più scuse per l’indifferen­za. Saranno dunque gli ultimi a salvare i primi, anche mettendoli in galera quando serve, con buona pace di un vangelo che da due millenni lo va predicando.

OPERETTA morale di una correttezz­a ai limiti dell’imbarazzo – non ci sono vie di mezzo fra buoni e cattivi – quella proposta dalla regista di Copenhagen alla sua quinta Berlinale (fra i suoi precedenti Italian for Beginners, Wilbur Wants to Kill Him

self, An Education...) fa prevalere il contenuto sulla forma, esibendo un richiamo alla redenzione che non lascia spazio ai dubbi, alle zone grigie di un’umanità felicement­e peccatrice. D’altra parte l’emergenza di un ritorno ai valori solidali è già insita nel pronto soccorso dove lavora l’eroica infermiera Alice (Andrea Riseboroug­h) che si divide fra le corsie e la parrocchia dove offre zuppe calde e gruppi di sostegno ad affamati, homeless ed emargi- nati nel cuore di una New York trumpista e glaciale. È qui e nel ristorante russo Winter Palace (scacco matto di Putin al collega americano!) che trovano rifugio gli “strangers” del film, al cui centro è la fuga della giovane Clara (Zoe Kazan) dal marito di cui sopra. Se la critica socio- politica è indiscutib­ilmente giusta, il cinema di cui si fa portavoce The Kindness

of Strangers è fragile ma tant’è, Kosslick ha preferito il messaggio forte, chiaro e – non per ultimo – femminile.

Perché Berlinale 2019 si presenta anche come una gran kermesse in rosa: 7 (apertura inclusa) dei 17 titoli in concorso sono diretti da registe (il 50/50 sta avvicinand­osi..), la presidenza della giuria affidata a Juliette Binoche e l’Orso d’oro alla carriera destinato alla grande attrice britannica Charlotte Rampling. E non solo. La maggioranz­a dei ruoli protagonis­ti dei titoli in selezione ufficiale è femminile: la speranza è che ogni legittimo sforzo di parità di gen

der sia accompagna­to dalla qualità.

E l’Italia? È presente in uno squadrone di cinque film di cui il portabandi­era ( La

paranza dei bambini di Claudio Giovannesi dall’omonimo romanzo di Saviano) è in corsa per l’Orso d’oro mentre gli altri quattro si sfideranno fra Panorama e Panorama Dokumente. L’i n d iscutibile abbondanza in tricolore sembra l’anticamera di benvenuto al prossimo direttore artistico, il valdostano Carlo Chatrian, che assumerà la guida lasciata dal 71enne Kosslick con una 70esima Berlinale tutta da celebrare e in parte da (re)inventare.

Dei cinque italiani, in concorso c’è solo “La paranza” di Giovannesi

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