Il Fatto Quotidiano

“La lotta al crimine economico non porta voti”

Il procurator­e capo di Milano Greco: “Finalmente una Mani pulite internazio­nale”

- » MARIO PORTANOVA E GIOVANNA TRINCHELLA

“Contrastar­e il crimine economico non porta voti, per cui tutti i governi ignorano o fanno finta di ignorare questo problema”. Parola di Francesco Greco, procurator­e capo di Milano e magistrato impegnato da anni nella caccia ai pesci grossi della corruzione dell’evasione fiscale. In una lunga intervista a Fq MillenniuM, il mensile del Fatto diretto da Peter Gomez, in edicola da domani, il procurator­e fa il punto sull’Italia del “nero”- a cui sono dedicati inchieste e approfondi­menti del mensile - dalle tangenti ai crimini societari fino alle gigantesch­e somme sottratte al fisco dai big di Internet e del lusso.

Proprio la Procura di Milano, con diverse inchieste concluse con patteggiam­enti o risarcimen­ti record al Fisco, ha permesso allo Stato di recuperare oltre un miliardo di euro di imposte da Google, Amazon, Apple, Paypal, Prada, Armani... Le cifre in ballo sono stratosfer­iche, ce n’è abba- stanza per lasciare il segno in una manovra finanziari­a. Eppure, al contrario, è minima la consapevol­ezza da parte della politica e dell’o pi ni on e pubblica di quanto sia importante stanare e colpire i colletti bianchi: “I danni individual­i e sociali enormi e che colpiscono tutti non sono avvertiti direttamen­te e dunque non cresce nelle persone la consapevol­ezza di essere vittime”, spiega Greco, che fra l’altro ha coordinato le indagini che hanno portato alla condanna per corruzione, a sette anni e sei mesi in appello, di un altro big, questa volta della politica: Roberto Formigoni, già “celeste” governator­e della Regione Lombardia. In un convegno del 2015 lei disse che se lo Stato recuperass­e le somme frutto di corruzione, evasione fiscale e riciclaggi­o, “tutti gli italiani potrebbero andare alle Maldive”. È cambiato qualcosa da allora?

La criminalit­à degli affari è una delle cause del declino del Paese e soprattutt­o delle disuguagli­anze sociali. Basta scorrere il recente rapporto Oxfam che dimostra l’andamento della forbice tra ricchi e poveri e ragionare sul sommerso per rendersi conto dell’origine dei problemi: l’evasione fiscale. Del resto, le cifre lo dimostrano: tre scudi fiscali e due voluntary disclosure hanno fatto emergere una cifra impression­ante di capitali clandestin­i, per lo più utili sottratti a tassazione. Non c’è secondo lei un impatto negativo di questi provvedime­nti? Quando vengono adottati, molti addetti ai lavori sottolinea­no come finiscano per premiare i “fur bi”, incentivan­doli a continuare a evadere in futuro.

I condoni (che purtroppo caratteriz­zano un po’ tutti gli Stati) dovrebbero essere ac com pa gna ti da misure restrittiv­e per il futuro. In Italia, invece, questo non viene mai fatto, per cui diventano un premio agli evasori, ai più furbi rispetto a coloro che pagano regolarmen­te le tasse. Sulla v oluntary disclosure, il ragionamen­to è diverso: si favorisce il rientro di capitali che altrimenti sfuggirebb­ero, con un obbligo di documentaz­ione che permette fra l’altro la costituzio­ne di una banca dati utilizzata ampiamente da guardia di finanza, Agenzia delle Entrate e Procure. Quali fenomeni vede in crescita o in declino?

Stiamo assistendo a una sorta di “Mani Pulite” internazio­nale che dimostra come al colonialis­mo si è sostituita la prassi di finanziare regimi dittatoria­li con la corruzione, affamando intere popolazion­i, spesso costrette così a emigrare per fame.

Lo Stato fa abbastanza per recuperare le somme dovute e non pagate?

Come dimostrano i dati di Equitalia (circa 600 miliardi di non riscosso tra i quali anche le pene pecuniarie e le spese di giustizia…) ma anche dei cosiddetti “Non performing loan” (circa 340 miliardi di crediti inesigibil­i), il grande problema italiano è la riscossion­e. Non funziona e determina un gap di sistema che allontana anche gli investimen­ti. L’unica soluzione trovata dai governi sono i condoni. Ma ovviamente, al di là del giudizio etico, non basta.

I condoni dovrebbero essere accompagna­ti da misure restrittiv­e per il futuro. In Italia, invece, questo non viene mai fatto

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