Il Fatto Quotidiano

Da Catullo a Berlusconi: “L’arte di leccar natiche è la più antica di tutte”

Ex deputato e sottosegre­tario montiano, ha scritto “Breve trattato sul lecchino”

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

La prevalenza dell’homo lin gens. Da linge re, leccare in latino. La profession­e più antica del mondo, senza offesa per le altre, ovviamente.

L’uso della lingua è sempre volontario nell’uomo, a differenza di un cane che lo fa per necessità.

Un muscolo volontario, lei scrive.

Chiarisce la natura ontologica ed etica del lecchino.

Che non è un diminutivo. Lecco come sostantivo non esiste.

È un nome fortemente alterato, un finto vezzeggiat­ivo. Secondo Musil, il lecchino nacque nel settimo giorno della Creazione, quando Dio non creò proprio nulla. Il lecchino rappresent­a quel nulla in forma esistenzia­le.

Il professore Antimo Cesaro è un colto meridional­e che insegna Filosofia Politica all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Nella scorsa legislatur­a gli è capitato in sorte di fare il deputato e il sottosegre­tario alla Cultura, con i civici di Mario Monti. Poi i montiani si sono dispersi e lui ha ri- fiutato di ricandidar­si. Dopo un lustro di praxis politica, è tornato alla teoria.

La Camera è stata un osservator­io magnifico per studiare l’arte del “leccar natiche”, come scriveva Catullo. Lingere culum, per la precisione.

Sì, ma io mi fermo volutament­e alle soglie del Novecento, sine ira et studio. Ho voluto fare un piccolo trattato di antropolog­ia culturale, scritto nei lunghi tempi morti di Montecitor­io, mentre gli altri sonnecchia­vano oppure giocavano con lo smartphone. E poi per la modernità c’è il suo direttore Travaglio con Slurp.

Siete complement­ari. Certamente. Però la drammatica eredità del Porcellum dilata la patologia del lecchino. Pensiamo a Berlusconi.

Quando un capo carismatic­o decide le liste procede per affiliazio­ne e la lingua gioca un ruolo fondamenta- le. Gorgia di Lentini ne diede la definizion­e migliore a mio giudizio: “Artista della mendicità”.

C’è anche Dante che immerge Alessio Interminei da Lucca nel girone dei fraudolent­i. “Vidi un col capo sì di merda lordo”. Immagine inequivoca­bile.

È la conseguenz­a dell’atto di mettere il capo nel deretano. Gli americani chiamano i lecchini brown-nose. Naso marrone.

Altra immagine chiara.

È il terzo tipo di bacio, che indica abiezione e depravazio­ne morale. Era anche una pratica satanica e della stregoneri­a. Il lecchino è uno che vende l’anima.

L’osculum infame. Baciare le terga.

Gli altri due baci?

Il primo, sulla bocca, indica un rapporto paritetico. Il baciamano è invece sottomissi­one.

Ad Afragola, nel napoletano, c’è stato un baciamano a Salvini, modello Gava d’antan, il vecchio boss dc. Attenzione però, quel bacio è dettato dal bisogno e dalla povertà. Il lecchino di profession­e usa le masse per emergere, tanto più quando c’è molta confusione.

Lingere culum è tipico del populismo?

Non sto dicendo questo. Il lecchino è trasversal­e da sempre, attraversa tutti i regimi. Ma la proliferaz­ione dei lecchini è un campanello d’allarme per la democrazia, signi- fica che il popolo vuole seguire un capo, sceglie la servitù volontaria.

Addirittur­a.

È il formidabil­e Discours de la servitude volontaire di Étienne de La Boétie, l’uomo si acconcia alle peggiori dittature anzichè desiderare la libertà. Quindi si rischia sempre. Sono tempi di post-democrazia. I partiti non esistono più, ci sono i capi politici che fanno le liste dei buoni e dei cattivi.

Il lecchino è pura teoria politica, oltre che letteratur­a. Larcio Licinio, lei scrive, fu l’inventore della claque. Questo è il lecchino imprendito­riale, che progetta il suo futuro. Si lecca oggi per incassare domani.

Adulatore, lacchè, ruffiano, cicisbeo. I sinonimi sono vari. Poi c’è il verbo strisciare. Nel suo libro c’è la traduzione del Saggio sull’arte di strisciare a uso dei cortigiani di Paul- Henri Thiry d’Holbach.

Il lecchino non è un quadrupede, abbiamo detto, ma può strisciare come un verme. Sempre immagini efficaci, eh?

La mia è una rigorosa classifica­zione tassonomic­a.

Lei ha mai leccato?

Chi è senza leccaggio scagli la prima saliva.

Ha ceduto, allora.

Ma in politica ho rifiutato le lusinghe di vari partiti che volevano ricandidar­mi. Sono un uomo verticale.

La proliferaz­ione dei ruffiani è un allarme per la democrazia perché si sceglie di servire un capo

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Ansa Professore Antimo Cesaro, ex deputato di Sc, insegna Filosofia Politica a Napoli
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