CHI VUOLE LA GUERRA DEVE SAPERLA FARE
Nel suo cinismo programmatico, questo diario prende in seria considerazione l’idea di spezzare le reni a Macron. Che ha cominciato per primo, il fellone, insultando il Salvimaio come “lebbra sovranista”, Mentre un disgustoso portavoce definiva “vomitevole” la politica italiana sull’immigrazione (giudizio per la verità che, qui da noi, qualche quinta colonna condivide). Ok, ma se vogliamo dichiarare guerra alla Francia, facciamolo sul serio e non come un’armata brancaleone che vaga smarrita per le strade di Parigi cercando qualcuno da insultare.
1) CONSIDERATE le diverse cinquanta sfumature di giallo dei Gilet, interloquire con quelli giusti non è affatto semplice. Ma perché beccare sempre quelli sbagliati? Leggiamo che nella photo opportu
nity (mah) di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, accanto ai capi della frangia minoritaria Ric, il quinto da destra, Christophe Chalençon, è un tipino noto per le posizioni islamofobe e come fautore di un golpe militare. Per carità, nessuno è perfetto ma perché poi farsi redarguire dalla leader del gruppo, Ingrid Levavasseur, che non l’ha presa affatto bene (“è orribile, u n’usurpazione totale”)? Senza contare l’annunciato arrivo a Sanremo di uno dei principali esponenti del movimento, Maxime Nicolle: “Per dimostrare al governo italiano chi sono le vere casacche gialle”. Se non si conoscono i piani dei signori vicini non si possono stringere alleanze (Sun Tzu, L’Arte della guerra).
2) Mentre Dim e Dib subivano stoicamente la controffensiva del nemico, Matteo Salvini proponeva al suddetto abboccamenti di pace. Insomma, abbiamo un ministro degli Interni che nel mentre chiede ai Cinquestelle una mano, anzi due, per non farsi processare sulla Diciotti, indossa (pure) la casacca di ministro degli Esteri per meglio scavalcarli. Del resto, il presunto titolare della Farnesina, Moavero Milanesi, possiede due cognomi ma poca voce in capitolo. Perfino la mite ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, annuncia il ritiro dall’Afghanistan però si dimentica di avvertirlo. E il premier Giuseppe Conte? Era quello che seduto al bar di Davos raccontava alla Merkel l’ultima barzelletta sui Cinquestelle che attaccano la Francia per risalire nei sondaggi. E giù risate. Diciamo che la politica estera italiana è come il Festival di Sanremo, dove gli sketchnon divertono nessuno, tutti cantano, ma conta uno solo. Salvini.
3) Poi ci sarebbe Sergio Mattarella, nel senso che il presidente, come racconta La Stampa, è stato sorpreso in piena crisi diplomatica di ritorno da Luanda a Roma, a bordo di un vecchio Airbus dell’Aeronautica militare purtroppo sprovvisto di wi-fi e di collegamenti satellitari. Come nel primo volo dei fratelli Wright. Nel frattempo il premier si trovava a Beirut e MM a Montevideo. “Dieci ore di black out”. Ma nessuno ci ha fatto caso.
4) DUNQUE, i grillini avrebbero armato il casino con la Francia per recuperare voti alla vigilia delle elezioni in Abruzzo. Infatti, la questione del franco coloniale e del ricasco sul sottosviluppo subsahariano sta suscitando vivaci discussioni tra gli addetti alla pastorizia nella Marsica. Mentre in tutta la regione si celebra la Giornata della Rivincita, nel corso della quale è Materazzi a dare una testata a Zidane. Tuttavia, per ora, l’unico a lucrare sullo scontro sembra sia quel furfante di Macron, risalito sensibilmente nei sondaggi da quando Dim e Dib sbagliano regolarmente gilet.
5) Ultim’ora: Air France valuta di sfilarsi dall’operazione Alitalia (che continua a bruciare il prestito ponte di 900 milioni). Intanto al vile attacco dell’Eliseo, che ci rinfaccia l’entrata in recessione come fossimo pezzenti, Palazzo Chigi sembra voglia rispondere accusando i francesi di aver sempre ignorato l’uso del bidet. Nell’operazione militare destinata alla sconfitta, prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria (sempre Sun Tzu). Però anche: chi mena per primo mena due volte (proverbio romanesco).
Il governo è sembrato un’armata Brancaleone: rinnegato dai Gilet gialli, vilipeso dall’Eliseo, deriso pure da Air France E intanto Manù risale i sondaggi