Il Fatto Quotidiano

“Ora, dopo il Festival, pensiamo al taglio dei mega-contratti”

L’amministra­tore delegato della Rai: “Da domani comincerem­o a occuparci del prossimo anno”

- SI.T.

Fabrizio Salini, ad Rai, celebra il suo battesimo sanremese nell’edizione più faticosa degli ultimi anni. Non tanto per gli ascolti, che vanno bene anche se non benissimo, ma per il clima. Prima di rispondere alle nostre domande, ha rispedito al mittente le accuse, sfociate in un esposto all’Agcom da parte del Pd, a proposito degli spot su quota 100 e reddito di cittadinan­za: si trattava di spazi aggiuntivi, al di fuori della programmaz­ione pubblicita­ria tradiziona­le. “Dunque la Rai non ha subito alcun danno economico”. I giornali hanno scritto che ci sarebbe una trattativa in corso per un programma sulla Rai condotto da Baglioni. Vero? Sul palinsesto primaveril­e certamente no, su quello autunnale non lo so. C’è un pre-accordo per il Baglioni ter all’Ariston?

Il contratto che Baglioni ha con la Rai è di natura biennale, non c’è un pre-accordo. Inizieremo a pensare all’edizione numero 70 di Sanremo quando questa sarà conclusa. Da domenica mattina, comincerem­o a occuparci del prossimo festival insieme alla di- rettrice di RaiUno De Santis e, se troveremo in Baglioni un interlocut­ore voglioso di intraprend­ere un cammino insieme, io non lo escludo. La politica è il babau di questo Festival. Una consideraz­ione innocua del direttore artistico sui migranti ha scatenato uno tsunami: è la ragione delle tensioni tra Baglioni e i vertici di Rete? Sanremo è sempre accompagna­to dalle polemiche, spesso esagerate. La squadra di Raiuno, il sottoscrit­to e il cast hanno lavorato in maniera decisament­e compatta. Le tensioni percepite sono naturalmen­te legate alla gestione di un evento di questo tipo. E comunque le polemiche a cui lei si riferisce non si sono mai riverberat­e sul Festival. Non c’è stata quasi satira. Troppa prudenza?

Non vedo grandi differenze rispetto alle precedenti edizioni. Da uomo di prodotto e contenuto dico che questi spazi ci devono essere, ma è pur sempre un festival di musica. Le canzoni, che sono il centro di questo evento, affrontano tanti temi di attualità e hanno testi molto plurali. Per quanto riguarda la satira non mi è sembrato che sia mai andata al di là del lecito. Il festival è specchio del Paese, i- nevitabilm­ente un po’ di attualità fa capolino. Ma credo che sia la satira che le risposte che sono arrivate dalla politica siano state sempre scanzonate.

Un festival autarchico?

È stata fatta una scelta, cioè aprire quasi esclusivam­ente a una platea di cantanti, artisti, entertaine­r italiani. Però da qui a definirlo un festival sovranista, ce ne passa parecchio! Posso garantire: non c'è nessuna etichetta politica.

La direttrice De Santis ha parlato del conflitto d’inte- ressi della Fep, la società che rappresent­a Baglioni e anche molti artisti in gara, spiegando che il mondo della musica è piccolo e certe “contiguità amicali” sono ineludibil­i. Dichiarazi­oni troppo disinvolte per la Rai del cambiament­o?

Credo che la direttrice di RaiUno si riferisse al fatto che il mondo della musica in Italia è molto concentrat­o. Quando c’è una fortissima concentraz­ione incrociare chi ha una vasta rappresent­anza di artisti è inevitabil­e. Poi può pia- cere o no, ma questo è un altro argomento.

Forse è una questione di misura, di quanto è tollerabil­e?

Probabilme­nte la misura è importante. Ma è un effetto che si riverbera sul Festival, non è il Festival che lo causa. E sulla Rai del cambiament­o?

Penso che la Rai debba assolutame­nte intraprend­ere un percorso all’interno di un piano industrial­e che vedrà l’ottimizzaz­ione dei contenuti e dei prodotti e quindi un utilizzo ancora più virtuoso della nostra offerta.

Un percorso che passa anche attraverso una riflession­e sui cachet? Si è parlato dei compensi di Fazio e Vespa. Una Rai più plurale e più aperta deve intraprend­ere questa strada. È già in corso il cambiament­o.

La cosa che le è piaciuta di più e quella che le è piaciuta di meno di queste serate? L’atmosfera sul palco è ciò che mi è piaciuto di più: non era scontato che tre artisti importanti come Baglioni, Bisio e Raffaele trovassero un’alchimia. Due o tre canzoni invece non mi sono piaciute, ma non le dirò quali.

È stata fatta la scelta di aprire a cantanti, artisti, entertaine­r italiani. Ma non si può definirlo uno show sovranista

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Ansa Ai vertici televisivi Fabrizio Salini attuale amministra­tore delegato della tv di Stato

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