Pd tra solidarietà e imbarazzo: De Gregorio resta ancora sola
Senza impegno La giornalista deve pagare i risarcimenti di quando dirigeva il giornale di partito. Dai vertici dem solo promesse generiche
La sensazione è di generale imbarazzo. Nel Partito democratico chiamato in causa da Concita De Gregorio nessuno è in grado di promettere un impegno concreto per l’ex direttrice dell’Unità. De Gregorio ha raccontato la sua vita resa impossibile dalla decine di richieste di risarcimento danni ereditate quando dirigeva il giornale di Gramsci.
ABBIAMO chiesto al tesoriere dem Francesco Bonifazi e ai tre candidati alla segreteria quale fosse il piano per aiutare l’ex direttore del quotidiano del partito. Sono arrivati, nella migliore delle ipotesi, attestati di vicinanza e promesse generiche. Dal Nazareno oggi ricordano sopratutto le “gravi inadempienze del vecchio editore (l’europarlamentare del Pd Renato Soru, ndr), che non aveva previsto l’assicurazione e la manleva”, ovvero la garanzia di sollevare i giornalisti dall’incombenza dei risarcimenti. Quattro anni fa lo stesso Bonifazi incontrò l’avvocato di De Gregorio, Guido Alpa (oggi noto per i suoi rapporti con il premier Giuseppe Conte) ma già allora la posizione del Pd era chiara: non poteva essere chiamato in causa direttamente nella vicenda e non si sentiva direttamente responsabile (era proprietario solo dello 0,2% del capitale del giornale). Il tentativo di “sen- s ib il iz z ar e” i gruppi parlamentari del partito, chiamati a un contributo, cadde nel vuoto.
Oggi Bonifazi consegna una breve risposta: “La situazione è spiacevolissima, cercherò di incontrare Concita la prossima settimana e dopo rappresenterò la questione ai presidenti Matteo Orfini e Gianni Dal Moro”.
Nicola Zingaretti, grande favorito per la segreteria, è comprensibilmente impegnato nella campagna per le primarie, ma non si sente di aggiungere altro a queste poche parole: “Ho detto che dovremo ricostruire su macerie e dovremo affrontare anche questa incredibile situazione”. Non è ben chiaro come. L’altro candidato Maurizio Martina la definisce “una situazione davvero paradossale”. Non promette impegni economici, ma una proposta di legge: “Abbiamo presentato alla Camera un testo contro le querele temerarie, per poter provare ad affrontare anche situazioni come quella che purtroppo ha coinvolto Concita De Gregorio. All’epoca il Pd aveva forse poche possibilità di intervenire, ma certo avrebbe dovuto farlo con maggior decisione”.
L’altro candidato Roberto Giachetti semplicemente non risponde (“Con il Fatto non parlo”).
IN SOSTANZA, solidarietà e poco altro. Quasi dieci anni dopo aver lasciato la guida dell’Unità, Concita De Gregorio si trova con i conti correnti bloccati e fondamentalmente sola: il vecchio editore del quotidiano è fallito e il partito – come ha spiegato in un’intervista al Fatto – si è dileguato. Le responsabilità dei dem le ha elencate esplicitamente anche in altri interventi pubblici: “L’editore del giornale che mi ha assunto, Renato Soru, è oggi europarlamentare del Pd. Chi ha fatto la trattativa per riaprire l’Unitàè stato Matteo Renzi. L’Unità tecnicamente non era partecipata del Partito Democratico, ma di fatto era il giornale del Pd. Perlomeno delle spese legali avrebbe dovuto farsi carico”, ha detto al sito Open.
Dal Pd è arrivato qualche tweet di solidarietà e – pare una beffa – un articolo di Democratica, l’ultimo house organ. Quello rimasto dopo la fine dell’Unità.
MAURIZIO MARTINA
Forse potevamo fare poco, ma saremmo dovuti intervenire Ora presentiamo una legge contro le querele temerarie