Il Fatto Quotidiano

“Dovrebbero stare con noi, non contro”

Il consiglier­e del Mise, responsabi­le del reddito di cittadinan­za

- » STEFANO FELTRI

“Questa volta proprio non li capisco”. Pasquale Tridico è un uomo di sinistra, insegna Economia del Lavoro all’Università di Roma 3, oggi guida la squadra di consiglier­i economici del ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio. In questi mesi ha coordinato la costruzion­e del sistema del reddito di cittadinan­za e la stesura del decreto legge che lo introduce. Professor Tridico, che idea si è fatto della manifestaz­ione che oggi vedrà in piazza i tre principali sindacati contro il governo?

Sono sempre stato molto sensibile, per cultura e formazione, alle rivendicaz­ioni dei sindacati. Ma questa volta fatico a capire bene l’oggetto della protesta. Per la prima volta un governo stanzia 8,2 miliardi per gli ultimi in questo Paese: è il più grande sforzo anti-po- vertà degli ultimi trent’anni. Però a innescare la protesta è stata proprio la vostra legge di Bilancio.

Posso aspettarmi dalla destra la solita retorica “prima la crescita poi la redistribu­zione”, una posizione legittima anche se per me retrograda: la teoria dello “sg occ io lam ent o” della crescita dai ricchi verso il basso non ha dato risultati, specie per le classi più deboli. Ma i sindacati dovrebbero apprezzare il fatto che invece noi stiamo redistribu­endo prima della crescita e in funzione anticiclic­a, con una politica economica espansiva che anticipa la reazione alla recessione.

Forse i sindacati rivendican­o un ruolo. Non sono stati molto consultati.

Non so se sia una questione pregiudizi­ale o di metodo. Se il punto è che non abbiamo coinvolto i sindacati o se il problema è che abbiamo tolto alla sinistra temi e politiche sul sociale che aveva abbandonat­o da trent’anni. Io penso che la politica economica di questo governo non possa es- sere attaccata da una prospettiv­a sindacale.

Tra le altre cose, i sindacati chiedono più investimen­ti per creare lavoro.

Li stiamo facendo. Abbiamo aumentato le risorse e sbloccato quelle già stanziate. Ma c’è un’emergenza di inattivi e disoccupat­i oltre che di povertà. Gli investimen­ti ci mettono tempo a produrre effetti, intanto la gente muore di fame. Abbiamo anche messo un miliardo per i centri per l’impiego, con 10mila assunzioni complessiv­e. Anche questi sono investimen­ti che, secondo il Tesoro, hanno un moltiplica­tore alto, di 1,2. Mentre i sussidi ne hanno uno di 0,4.

I sindacati temono anche che un reddito di cittadinan­za elevato ingabbi i poveri in una “trappola della povertà. “

Forse preferivan­o un salario indiretto più basso, come au- spica Carlo Calenda? Se i sindacati vogliono lottare per dare ai lavoratori salari più bassi, facciano pure. Noi, con il reddito di cittadinan­za, vogliamo dare più potere contrattua­le ai lavoratori. Quello di oggi sarà il debutto in piazza di Landini come nuovo leader della Cgil. Che interlocut­ore sarà per voi? Conosco bene il suo profilo e la sua storia. Mi aspetto da lui un sostegno pieno al tipo di misure che stiamo varando. Il sindacato, lo dico da studioso, deve lottare per occupazion­e e redistribu­zione. Noi stiamo redistribu­endo e stiamo facendo un grande sforzo per l’occupazion­e con gli interventi sui centri per l’impiego. Forse non tutto è già pronto, ma dovevamo aspettare di sistemare ogni dettaglio e cominciare a erogare il reddito fra tre anni? È questo che ci chiedono i sindacati?

Da uomo di sinistra non li capisco: come fanno a contestare il più grande sforzo di sempre contro la povertà?

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