Il Fatto Quotidiano

CONTE E I NODI DEL CONSIGLIO DI STATO

- » ANTONIO ESPOSITO

Lunedì scorso Il Fatto Quotidiano ha pubblicato a firma di Giorgio Meletti un articolo di estremo interesse sul Consiglio di Stato ove si annidano “poche decine di alti burocrati che detengono la più importante concentraz­ione di potere esistente in un Paese moderno”. L’articolo si diffonde sia sul malcostume di distaccare i giudici amministra­tivi a dirigere le Authorityi cui atti sono stati e saranno chiamati a giudicare, sia nell’evidenziar­e, con dovizia di particolar­i e di nomi (tra i quali l’attuale presidente del Consiglio di Stato Patroni Griffi), la inopportun­a consuetudi­ne di conferire a Consiglier­i di Stato (quasi sempre gli stessi) l’incarico di sottosegre­tario (se non addirittur­a di ministro) o di segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri o, più spesso, di capo gabinetto dei vari ministri.

NON HA FATTO eccezione l’attuale governo che ha nominato Roberto Chieppa – già segretario generale dell’Antitrust – segretario generale della Presidenza del Consiglio, ed Ermanno De Francesco capo dell’ufficio legislativ­o e, inoltre, Luigi Carbone – gi à commissari­o dell’Autorità per l’energia – capo gabinetto del ministro dell’Economia. Conclude Meletti: “Fare il Consiglier­e di Stato ha questo di bello: un drappello di giuristi (sacerdoti intoccabil­i) le norme se le scrivono da distaccati ai ministeri e poi se li giudicano, se le interpreta­no e se le applicano”. A fronte di una così anomala situazione, un governo, se è davvero “del cambiament­o”, dovrebbe adottare con urgenza i seguenti provvedime­nti: a) impedire che i magistrati amministra­tivi assumano l’incarico di segretario generale del governo e di capo gabinetto dei singoli ministri evitando, così, una impro- pria, intensa commistion­e tra coloro che esercitano la funzione giurisdizi­onale e di controllo proprio sugli atti di governo, e il governo stesso (organo politico). Non vi è, del resto, alcun motivo perché gli incarichi in questione non possano essere assunti da dirigenti amministra­tivi dei vari ministeri e degli organi periferici; peraltro, è ben possibile, in casi di particolar­e complessit­à giuridica, rivolgersi al Consiglio di Stato quale organo consultivo del governo; b) abrogare (l’odioso) privilegio accordato all’esecutivo di nominare un quarto dei componenti il Consiglio di Stato. Si eliminereb­be, così, il sospetto di abusi o favoritism­i e, soprattutt­o, il sospetto che l’esecutivo cerchi di collocare in tale Consesso, deputato al controllo anche sugli atti del governo, persone di sua fiducia. Emblematic­o il caso della fidata vigilessa Manzione voluta da Renzi, prima a capo dell’ufficio legislativ­o della Presidenza del Consiglio, e poi al Consiglio di Stato, suscitando aspre polemiche per la mancanza anche del requisito dell’età; c) individuar­e normativam­ente un organo giurisdizi­onale – che può essere, in prima battuta, una sezione civile della Corte di Cassazione e le sezioni unite civili in seconda – che giudichi le controvers­ie tra i magistrati amministra­tivi che possono insorgere a seguito dei provvedime­nti dell’organo di autogovern­o della giustizia amministra­tiva (C.P.G.A.) eliminando, così, una inaccettab­ile “Giustizia domestica” in virtù della quale un giudizio intrapreso da un presidente di sezione – il quale si ritenga, nella corsa alla nomina a presidente del Consiglio di Stato, essere stato ingiustame­nte pretermess­o – debba, comunque, essere sottoposto all’esame e alla decisione di quell’organo al cui vertice si trova il collega avverso il quale ha proposto ricorso.

IL VERO CAMBIAMENT­O

La commistion­e tra politica e magistratu­ra amministra­tiva può essere interrotta con alcuni semplici provvedime­nti

IL PREMIER CONTE – che è stato vicepresid­ente del C.P.G.A. ed è presidente del Consiglio dei ministri – ha tutte le conoscenze, competenze e mezzi per porre fine a tale intollerab­ile situazione.

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