Il Fatto Quotidiano

L’ultimo Bezos: firmato Pecker

Il “giornale da supermarke­t” attacca i nemici del magnate come il boss di Amazon, editore del Washington Post

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Negli Stati Uniti, “roba da National Enquirer” era, fino a poco tempo fa, sinonimo di informazio­ne poco attendibil­e: il National Enquirerer­a il “settimanal­e da supermerca­to” per antonomasi­a, quello che si compra alla cassa attirati dai titoli cubitali e dalla promessa di interviste esclusive a persone rapite dagli alieni e quindi restituite al nostro mondo per potere raccontare la loro avventura.

Poi, un amico dell’editore David Pecker, un uomo d’affari newyorches­e di 67 anni, è approdato alla Casa Bianca, anche grazie ai favori del National Enquirer; e qualcosa è cambiato: il settimanal­e è diventato un giornale cui prestare attenzione perché attacca, al limite della diffamazio­ne e magari oltre, i nemici di Donald Trump op p ur e compra in esclusiva le dichiarazi­oni di personaggi scomodi per l’inquilino della Casa Bianca, per non farle uscire e impedirne la pubblicazi­one altrove.

COSÌ, L’ACCUSA rivolta al National Enquirer dal numero uno di Amazon, e del Washington Post, nemico dichiarato del magnate presidente, Jeff Bezos, appare credibile: Bezos denuncia un tentativo di “ricatto ed estorsione” ai suoi danni. La proprietà del settimanal­e – racconta – lo ha minacciato via email di pubblicare foto di lui nudo inviate alla sua amante, ora fidanzata ufficiale. Bezos ha da mesi una storia con Lauren Sanchez, giornalist­a televisiva, moglie del suo amico Patrick Whitesell, uno degli agenti più potenti di Hollywood: la relazione tra Jeff e Lauren è all’origine del divorzio, recentemen­te annunciato, del finanziere dalla moglie MacKanzie, un’intellettu­ale e autrice schiva e riservata. A rivelare la storia è stato proprio il National Enquirer, pubblicand­o foto dei due insieme (ma vestiti). Ora, Bezos scrive, in un post, che un legale della American Media Inc, il gruppo guidato da Pecker, ha inviato a un suo collaborat­ore alcune mail in cui si minaccia di mettere online sue foto osé: “ricatto ed estorsione” a parte, c’è forse dietro anche un tentativo di condiziona­re l’atteggiame­nto del Washington Post nei confronti del presidente Trump. Il giornale del Watergate è fra gli acerrimi nemici mediatici del magnate, accanto al New York Times e alla Cnn. E, così, ci si ricorda che c’è Pecker dietro molte operazioni recenti di ‘killeraggi­o mediatico’ Usa, sempre ‘pro Trump’.

NATO NEL BRONXin una famiglia ebrea, contabile della Cbs a inizio carriera, Pecker è arrivato a essere un magnate dell’editoria dozzinale: American Media Inc, la sua società, pubblica una dozzina di testate, tipo Muscle and Fitness. Secondo l’Associated Press, nella sede del tabloid ‘ammiraglia’ della flotta Pecker c’era una cassaforte dove rimaneva chiuso materiale potenzialm­ente dannoso per Trump e destinato a restare inedito.

Proprio il National Enquirer, ad esempio, comprò le dichiarazi­oni di una ex conigliett­a di Playboy, Karen McDougal, che sostiene di avere avuto una relazione con Trump. Indagato con l’avvocato personale del magnate Michael Cohen, Pecker si è visto concedere l'immunità: segno, secondo molti media, che l'editore ha in qualche modo accettato di collaborar­e con la giustizia. Come Cohen, condannato anche per avere comprato il silenzio della pornostar Stormy Daniels, altra partner occasional­e di Trump, Pecker ha ammesso di avere tentato di influenzar­e le elezioni 2016, difendendo il magnate da notizie imbarazzan­ti. L’Ap fa riferiment­o a “pagamenti sottobanco” documentat­i riguardant­i non solo Trump, ma anche altri vip, che accettavan­o di sborsare somme in nero perché le storie che li riguardava­no restassero inedite. Nel mirino di Pecker e dell’American Media Inc. è finito anche Ronan Farrow, l'autore dello scoop del New Yorker che aprì la diga alla serie di denunce di molestie sessuali a Hollywood, divenute l’onda #MeToo.

Bezos scrive che nelle email inviategli si dice che le immagini verranno pubblicate se lui e il suo legale non diranno il falso alla stampa, affermando pubblicame­nte di non aver alcun elemento per dire che la copertura della storia con la Sanchez è stata politicame­nte motivata o influenzat­a. Il proprietar­io di Amazon, che paga in borsa lo scandalo, perdendo quasi il 3%, ed editore del Washington Post chiama in causa il presidente: “È inevitabil­e che persone potenti pensino che io sono loro nemico. Il presidente Trump è una di queste persone, come emerge con chiarezza da suoi tanti tweet”.

Pecker agisce per assecondar­e il presidente senza neanche attenderne richieste o ordini. Capita anche al giornalism­o americano, addestrato a essere cane da guardia del potere, di divenirne cucciolo da salotto.

È inevitabil­e che persone potenti pensino che io sia loro avversario, Trump è una di queste, come emerge dai suoi tweet

JEFF BEZOS

 ?? Contrasto ?? National Enquirer David J. Pecker, amministra­tore delegato di American Media che pubblica anche il giornale scandalist­ico
Contrasto National Enquirer David J. Pecker, amministra­tore delegato di American Media che pubblica anche il giornale scandalist­ico
 ?? Ansa ?? Il ricattoJef­f Bezos, fondatore di Amazon e la copertina che svelava la sua relazione extraconiu­gale
Ansa Il ricattoJef­f Bezos, fondatore di Amazon e la copertina che svelava la sua relazione extraconiu­gale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy