Il Fatto Quotidiano

“È il Festival della canzone, mica della satira”

“Mi conosco, non sono abbastanza maturo per presentarl­o. Il più interessan­te? Cristicchi”

- » PAOLO DIMALIO

Si sta candidando a condurre il prossimo Festival di Sanremo? Onestament­e, non ci penso proprio.

Su Canale 5 però ha condotto due programmi: 55 Passi Nel Sole a gennaio di quest’anno, e Madre mia l’anno scorso.

È bellissimo condurre, ma non Sanremo. ‘ Conosci te stesso’, diceva Socrate, e io mi conosco: non sono abbastanza maturo per il Festival.

(A 76 anni, Al Bano preferisce godersi lo spettacolo dal divano. In passato gliel’hanno proposto, il palco dell’Ariston, lui ha sempre rifiutato. Questa edizione l’ha vista a spizzichi e bocconi. “Tutti mi chiedono di Achille Lauro e il suo brano ‘Rolls-Royce’. Sono sincero, non l’ho sentito anche se non vedo l’ora di farlo. Gli amici però mi dicono che la canzone è piena di allusioni alla droga, e il tema non mi piace, per niente”).

Non sarebbe la prima volta che a Sanremo arriva un brano sulla droga: nel 2001 i Bluvertigo hanno gareggiato col brano ‘L’assenzio (the power of nothing)’. Certo, anche in passato ci sono stati brani sulla droga. Ma io sono decisament­e contrario, gli stupefacen­ti sono sempre il motore di fatti tragici. Meglio parlare di cose belle, non vorrei andare contro nessuno.

Il cantante che le è piaciuto di più?

Cristicchi è decisament­e il più interessan­te. Il Festival mi sembra vivo, coinvolge ancora gli italiani di ogni età e categoria sociale. In America hanno l’Oscar, noi Sanremo.

Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio non sono conduttori: le sono piaciuti in questo ruolo?

È una rivoluzion­e, senza i Baudo o Bonolis. Da quando Gianni Morandi ha condotto Sanremo, le cose sono cambiate. Anche un cantante o un attore possono condurre, e bene. Baglioni e il resto del- la truppa sono stati un po’ troppo autorefere­nziali: il protagonis­ta è il Festival, il resto dovrebbe essere sfondo.

Secondo Michele Anzaldi, del Partito democratic­o, Claudio Bisio si è autocensur­ato nel suo monologo (scritto da Michele Serra), per non irritare Salvini.

Il monologo non l’ho visto purtroppo, ma se l’ha scritto Serra è stato lui ad autocensur­arsi. Almeno a Sanremo, teniamo lontana la politica. Ho visto troppi riflettori sul caso Baglioni-Salvini. John kennedy disse: ‘O t’interessi alla politica, o la politica si interesser­à di te’. Ma a Sanremo diamo una pausa.

La politica sta invadendo l’intratteni­mento? Necessaria­mente, c’è troppa politica in tv. Ma la politica si fa al Quirinale, a Sanremo fermiamoci.

Marcello Foa, presidente Rai, ha detto: ‘Sanremo non è una tribuna politica’. È d’accordo?

Mi ricordo Crozza quando fece un monologo su Berlusconi. Ma a Sanremo è intelligen­te autocensur­arsi, in fondo è il Festival della canzone italiana, non della satira italiana.

Matteo Salvini è stato il convitato di pietra? Il monologo di Claudio Bisio, Pio e Amedeo. Lo stesso vicepresid­ente del Consiglio su Facebook ha scritto che all’Ariston si parla sempre di lui.

È il personaggi­o del momento. Lui è un grande amante della musica, al Viminale abbiamo cantato a cappella ‘Nel sole’ e ‘Felicità’. Ma è centomila volte meglio come politico, che come cantante. Del resto, ‘chi canta prega due volte’, disse Sant’Agostino.

Quel monologo di Bisio non l’ho visto, ma se l’ha scritto Serra è stato lui ad autocensur­arsi

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LaPresse Il decanoAl Bano Carrisi è uno dei cantanti più assidui del Festival con 15 presenze

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