Il Fatto Quotidiano

Lo scontro con Bruxelles blocca 1,5 miliardi

Si tratta con l’Europa per evitare lo stop ai risarcimen­ti. La legge andrà cambiata

- » CARLO DI FOGGIA

NELLA manovra il governo ha previsto un fondo pubblico da 500 milioni l’anno fino al 2021 per indennizza­re i 300 mila ex azionisti e obbligazio­nisti di Etruria & C. e delle due popolai venete C’è

il piano pubblico, fatto di attacchi frontali. E poi c’è quello riservato: una complessa trattativa con Bruxelles per evitare una figuraccia al governo e il congelamen­to di 1,5 miliardi. S’intendono quelli sui rimborsi destinati ai cosiddetti “truffati” dalle banche, oltre 300 mila ex soci e piccoli investitor­i degli istituti finiti in dissesto, dalle 4 banchette mandate in “risoluzion­e” a novembre 2015 (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti) alle due Popolari Venete.

GLI ATTACCHI a Bruxelles di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ospiti ieri a Vicenza delle associazio­ni dei “truffati”, nascondono i timori dietro lo scontro. In manovra il governo ha previsto un fondo pubblico da 525 milioni l’anno fino al 2021 per indennizza­re chi ha perso tutto nei crac bancari, travolto anche dalle nuove regole Ue sugli aiuti di Stato alle banche. Dopo le richieste delle associazio­ni, spaventate dalla trafila burocratic­a, la prima versione è stata però modificata, eliminando l’obbligo per chi chiede l’indennizzo di dimostrare di aver subito una vendita di titoli scorretta ( misselling) con una sentenza del giudice o dell’arbitro finanzia- rio Consob. In pratica l’indennizzo è divenuto generalizz­ato sulla base dell’assunto che c’è stata una “violazione massiva” delle norme a tutela dei risparmiat­ori. Il ristoro è stato poi allargato anche a Onlus e microimpre­se.

Il 28 gennaio Bruxelles ha spedito una lettera al direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, facendo intendere che le modifiche violano le norme Ue sugli aiuti di Stato. Ironia della sorte, i tecnici di Rivera avevano espresso gli stessi dubbi in una nota inviata agli uffici legislativ­i del ministero. Consentire l’accesso anche a persone non fisiche – si leggeva – porterà “con ogni probabilit­à a una procedura di infrazione europea”. Idem per l’indennizzo generalizz­ato “incompatib­ile con i limiti imposti dalle norme Ue”. I tecnici avvisavano che sarebbe stato impossibil­e erogare i rimborsi senza l’ok di Bruxelles, visto che si rischiereb­be l’accusa di “danno erariale”.

Da allora è partita la trattativa con l’Ue che ha fatto slittare i tempi. Entro ieri il Tesoro avrebbe dovuto pubblicare il decreto per definire i criteri con cui la commission­e ministeria­le dovrà valutare le domande di accesso ai rimborsi, giusto in tempo per permettere ai due vicepremie­r di presentarl­o a Vicenza. L’accordo, però, non è stato trovato. Il Tesoro ha proposto a Bruxelles di eliminare l’accesso ai rimborsi alle microimpre­se e imporre alla commission­e ministeria­le di vagliare le domande caso per caso per appurare che ci sia stata una vendita fraudolent­a. Per ora la direzione Concorrenz­a della Commission­e non ha dato il via libera.

Quel che è certo, però è che almeno nel primo caso – eliminare le microimpre­se dall’accesso al beneficio – se rvi rà cambiare la legge, visto che un decreto ministeria­le non può modificare una norma di rango primario. Poi bisognerà assumere personale visto che la platea potenziale è fatta di centinaia di migliaia di persone. Nel secondo, invece, si rischia la protesta delle associazio­ni. M5S è contrario, mentre la Lega ha già aperto al ripristino dell’obbligo di passare prima dal giudice o dall’arbitrato Consob.

La norma

L’UNICAcerte­zza è che in caso di modifiche i tempi slitterann­o ancora. Senza intoppi, i primi rimborsi sarebbero partiti entro la prima metà dell’anno. Adesso è quasi certo si andrà all’autunno. Intanto 1,5 miliardi restano bloccati. E questo potrebbe tornare utile a maggio, quando il governo dovrà negoziare con Bruxelles lo sblocco dei 2 miliardi congelati a garanzia dei conti.

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Ansa Regolatori La commissari­a Ue alla Concorrenz­a Margrethe Vestager

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