Pansa si ricordi che la guerra non la iniziarono i partigiani
Nell'articolo da voi pubblicato il 5 gennaio “La profezia di Curone: “Racconta anche i vinti e ti diranno fascista” ”Giampaolo Pansa ha avuto il “coraggio” di presentare personalmente il suo ultimo libro, dal titolo Quel fascista di Pansa, che va ad aggiungersi alla ormai ossessiva collana revisionista promossa che prese l’avvio con Il sangue dei vinti. Da anni, per evidenti fini commerciali, Pansa mortifica la Resistenza sostanzialmente equiparando chi ha combattuto e ha sacrificato la sua vita a coloro che, non contenti di essersi alleati con i nazisti mandando l’Italia allo sfacelo e di essere stati responsabili delle leggi razziali, hanno costruito uno stato fantoccio in nord Italia. Nel 2010, nella mia qualità presidente dell’Anpi della Sardegna ho pubblicato Nazifascismo e Resistenza che è stato distribuito gratuitamente nelle scuole. Tornando al libro di Pansa, che, sostanzialmente ripete il solito ritornello dei “buoni” (che sarebbero i poveri “vinti”) e dei “cattivi” (che sarebbero gli spietati “vincitori”), basato sulle confidenze di certo Mario Silla (detto Curone), ex partigiano e commissario politico di u- na Brigata Garibaldi, il quale, dopo aver confessato che, dopo la fine della guerra, loro partigiani ne avevano “fatte di cotte e di crude”, sottolineò che dopo la Liberazione il Partito comunista, , aveva “imbarcato di tutto, roba buona, roba cattiva, roba così così” suggerendo a Pansa di non preoccuparsi se qualcuno lo avesse definito voltagabbana o anche fascista. Quindi niente di nuovo, visto che, dopo una guerra civile o una rivoluzione, le vendette, le rappresaglie e gli atti criminosi, anche da parte dei vincito- ri, non mancano mai. Quel che conta ai fini di un giudizio morale è individuare chi ha posto le premesse perchè gli inevitabili scempi si verificassero e nella tragica vicenda italiana i resposabili non furono certo i partigiani. CARLO DORE