Il Fatto Quotidiano

Sette ergastoli per i jihadisti dell’attentato al Bardo e Sousse

Nel 2015 morirono 60 persone

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un grosso vantaggio anche nelle future elezioni e il generale ha già l'opzione dei pozzi del nord della Libia. Resta poi il nodo Noc: solo dopo intense trattative Haftar ha accettato che le entrate derivanti dalla vendita di greggio fossero gestite dal Noc di Tripoli e non da una compagnia petrolifer­a rivale più piccola, con sede nell'est.

QUESTI CONFLITTI più o meno armati sono costati circa 800.000 barili al giorno ed entrate sostanzios­e. La compagnia spera di portare la produzione a un milione di barili al giorno, fino a 2,1 milioni entro il 2021: ora però la battaglia su al-Sharara mette tutto in dubbio. Il capo della National Oil Company, Mustafa Sanalla, spera che i due contendent­i trovino una soluzione pacifica e continua a intessere collaboraz­ioni: ieri a Tripoli ha incontrato il general manager della spagnola Repsol, Paolo Navas, ma è stato impossibil­e ignorare le sparatorie di al-Sharara: è stata l’occasione per espimere “preoccupaz­ione per la sicurezza del personale sul campo e per la sicurezza del sito” e la “la cessazione delle ostilità nell’area, condizione essenziale per riprendere la produzione”. La Libia meri- dionale resta area senza legge, in particolar­e per i dissapori fra la comunità Tubu e le tribù arabe per il controllo delle rotte transfront­aliere di contrabban­do. I Tubu accusano l'esercito di Haftar di distrugger­e i loro villaggi. Per ribaltare questa lettura, il generale sottolinea che il suo compito nel sud è quello di e- liminare i jihadisti del Ciad che sconfinano: operazioni collegate a quelle francesi dentro il Ciad: proprio una settimana fa i Mirage di Parigi hanno ridotto in pezzi un convoglio di 40 pick up dell’Unione delle forze della resistenza che facevano rientro dalla Libia. ▶SONO STATI

condannati all’ergastolo i sette jihadisti colpevoli degli attacchi terroristi­ci del 2015 al museo del Bardo e sulla spiaggia di Sousse, in cui morirono 60 persone fra cui molti turisti, anche quattro italiani. Gli imputati erano 51, e oltre alle sette condanne a vita sono stati condannati anche altri tunisini a pene comprese fra sei mesi e 16 anni, mentre 27 sono stati assolti. La Procura ha fatto ricorso in appello. Le deposizion­i degli accusati nelle udienze hanno messo in evidenza importanti legami fra i due attentati, entrambi rivendicat­i dall’Isis (quello del Bardo fu il primo rivendicat­o dallo Stato islamico in Tunisia). Per entrambi, gli accusati hanno indicato una stessa mente: Chamseddin­e Sandi, ucciso nel 2016 in un raid Usa in Libia, secondo i suoi avvocati. Le deposizion­i non hanno chiarito molto, tanto che gli avvocati di una delle vittime francesi sostiene che "il processo si è tenuto in condizioni improbabil­i che non hanno permesso di comprender­e la solidità dell’accusa, il movente delle persone e chi ha fatto cosa". Per l’attacco di Sousse, invece, è in corso una procedura davanti alla Corte reale di giustizia di Londra.

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Ansa L’attacco al museo

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