Il Fatto Quotidiano

Latte, i pastori: “Fermeremo il voto”

Barricate sulle strade e prodotto gettato nei fiumi. Oggi arriva Conte

- » PAOLA PINTUS

Latte che scorre a fiumi, come a Olzai, dove decine di bidoni sono stati svuotati dentro il rio Bisine, o che piove dai cavalcavia come sulla statale per Nuoro, bloccata per ore insieme alle altre principali arterie dell’isola con decine di barriere stradali e auto costrette a transitare a passo d’uomo. La “guerra del latte” ormai dilaga in Sardegna, con scene identiche in ogni angolo dell’isola che rimbalzano nei social riscuotend­o solidariet­à e adesioni anche oltre Tirreno. Una protesta spontaneis­tica, portata avanti dai pastori che contestano il crollo del prezzo fissato dagli industrial­i che con appena 60 centesimi al litro non è in grado di garantire nemmeno i costi di produzione. E se entro mercoledì il tavolo interasses­soriale convocato a Cagliari non troverà una soluzione per garantire un’adeguata remunerazi­one del latte, il coordiname­nto dei pastori è pronto ad alzare il tiro boicottand­o le prossime elezioni regionali del 24 febbraio. “Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno, blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabi­lità". Ma intanto si guarda ai prossimi appuntamen­ti istituzion­ali: oltre al tavolo di mercoledì si attende oggi l’arrivo in Sardegna del Premier Giuseppe Conte e nel fine settimana del ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, che dal tavolo della Bit ha annunciato la volontà di aprire un dialogo per venire incontro alle giuste rivendicaz­ioni dei produttori, spiegando di aver già convocato , indipenden­temente dalla protesta, un’apposita riunione sull’argomento da parte dei tecnici del ministero.

“CHIEDIAMO un accordo sul prezzo di almeno un’euro più iva per litro”, fanno sapere intanto via social gli allevatori in presidio permanente davanti allo stabilimen­to Pinna di Thiesi. “Serve un’intesa che duri nel tempo, soprattutt­o che sganci finalmente il prezzo del latte dal riferiment­o del pecorino romano. Non produ- ciamo solo quello, abbiamo produzioni diversific­ate, con formaggi ad alto valore aggiunto che raggiungon­o prezzi molto superiori al romano. Il latte va pagato in base al tipo di prodotto messo in vendita, e non necessaria­mente in base a quello meno remunerati­vo. Noi non molliamo”, prosegue il messaggio via social “Non conferirem­o il latte finché non saremo ascoltati”. Nel braccio di ferro portato avanti dai pastori la guardia rimane alta anche contro i tentativi di aggirament­o del blocco da parte della filiera di trasformaz­ione, con presidi agli accessi di tutti gli stabilimen­ti e nei porti per impedire lo sbarco di latte o carni ovicaprine provenient­i dall’Est europeo. A Porto Torres ieri mattina si sono sfiorati momenti di tensione quando un centinaio di contestato­ri hanno fermato un mezzo che trasportav­a carni suine provenient­i dalla Francia, gettando gran parte del carico a terra. La loro azione è stata interrotta dall'intervento dei carabinier­i e degli uomini della polizia in assetto anti sommossa.

Denunciati in 5 Protestano per il prezzo imposto troppo basso. Fermati i carichi dall’Est Europa

A ORTACESUS, nel Sud Sardegna, cinque persone sono state segnalate all’autorità giudiziari­a per danneggiam­ento e violenza privata in seguito alla manifestaz­ione davanti alla locale azienda casearia, in cui avevano cercato di impedire l’accesso alle cisterne piene di latte, sversandon­e a terra undicimila litri.

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Ansa Cagliari La rivolta

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