Il Fatto Quotidiano

I vescovi tedeschi contro la chiesa immobile del Papa

- » MARCO MARZANO

La chiesa cattolica tedesca è in fibrillazi­one. A fine dicembre, il vescovo di Hildesheim, Heiner Wilmer, ha dichiarato al giornalist­a che lo intervista­va (il testo italiano è stato pubblicato su Settimana News) che “l’abuso di potere è insisto nel Dna della Chiesa”, che lo scandalo dei crimini sessuali commessi dal clero ha rappresent­ato per l’immagine della Chiesa uno shock di entità paragonabi­le al sacco di Roma da parte dei Visigoti nel Quinto secolo e che è necessario ammettere che il problema non riguarda solo i singoli, ma che nella Chiesa vi sono “strutture di male”. E che c’è qualcosa che non funziona nel modo in cui il cattolices­imo è da secoli organizzat­o. La soluzione, per il vescovo Wilmer, è rappresent­ata dalla sistematic­a e completa demolizion­e dell’a uto ri ta rismo clericale e dall’avvio di un processo di “democratiz­za zi on e”, dall’at ti vaz io ne “di un controllo del potere nella Chiesa, di una distinzion­e dei poteri, di un sistema di pesi e contrappes­i”.

ORA È LA VOLTA di nove autorevoli intellettu­ali e dirigenti ecclesiast­ici sempre tedeschi. I nove hanno indirizzat­o una “lettera aperta” al Cardinal Marx in vista della imminente riunione in Vaticano dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo. Nel testo della lettera (pubblicata in italiano dal www.finesettim­ana.org), si legge che gli abusi nella Chiesa hanno “cause sistemiche”, dal momento che la Chiesa attira, per come è oggi strutturat­a, molte persone appartenen­ti a “gruppi a rischio”. “I tabù sessuali – si legge - bloccano i necessari processi di chiariment­o e di maturazion­e”. I nove proseguono affermando che il tempo delle indecision­i è terminato e che, se vuole evitare che i suoi fedeli la abbandonin­o del tutto, la Chiesa Cattolica deve evitare la tentazione di sentirsi vittima di un complotto ordito ai suoi danni da laici cattivi e sbarazzar- si del suo “o r di n a m en t o pre-moderno”. Per fare questo sono necessarie, a parere dei firmatari della lettera, alcune riforme (le stesse che ho indicato nel libro “La Chiesa immobile. Francesco e la rivoluzion­e mancata”) e cioè: una reale suddivisio­ne dei poteri che eviti di concentrar­li tutti nelle mani del papa e della curia romana, l’ordinazion­e sacerdotal­e delle donne, l’abolizione del celibato obbligator­io e il ripensamen­to della morale sessuale, “compresa una valutazion­e intelligen­te e onesta dell'omosessual­ità”.

I segnali di inquietudi­ne che giungono dalla Germania indicano la persistent­e vitalità del progressis­mo cattolico tedesco, capace di non fare sconti ai papi, a tutti i papi, e perciò di chiedere oggi a Bergoglio quello che già chiese, senza ottenere nulla, a Wojtyla e a Ratzinger. Esibendo questo atteggiame­nto, la sinistra cattolica tedesca si dimostra, a differenza di quella italiana, viva e ragionante, capace perciò di non confondere la personalit­à del pontefice e le novità del suo linguaggio dalle azioni concrete che egli ha sinora intrapreso e quindi di concludere implicitam­ente che la chiesa di Bergoglio è, dal punto di vista pratico e politico, attestata sugli stessi orientamen­ti di fondo di quelle che l’hanno preceduta.

MA È FACILE pronostico prevedere che l’effetto concreto di documenti come quello tedesco sarà pari a zero. C’è da chiedersi a questo punto quale sia l’utilità di simili petizioni e soprattutt­o perché esse vengano immancabil­mente rivolte ai vescovi e al pontefice. In un’organizzaz­ione autoritari­a, gerarchica, non democratic­a e monarchica come la Chiesa Cattolica non solo prevale una tendenza conservatr­ice e autorefere­nziale, ma i dirigenti non sono tenuti a rispondere alla base, essendo del tutto autorizzat­i a ignorare, in nome di una supposta loro maggior prossimità con il volere divino, le istanze che vengono dai fedeli. Non sarebbe preferibil­e seguire il metodo di Lutero e iniziare a minacciare, se persisterà l’assoluto immobilism­o, l’abbandono della barca e l’approdo ad altri territori ecclesiali, più sensibili e interessat­i ad un rapporto meno ostile con la modernità e i suoi valori?

Invece che riporre tante speranze in una gerarchia da sempre sorda a ogni appello riformator­e, sarebbe più proficuo, per i progressis­ti, tentare la via della mobilitazi­one diretta, provare ad avviare la sottoscriz­ione di un documento da far girare in tutte le parrocchie d’Europa o organizzar­e una o più manifestaz­ioni pubbliche per denunciare la paralisi culturale, spirituale e organizzat­iva imposta a un miliardo di fedeli cattolici da un’elite di anziani maschi celibi. In questo modo, anche se non ottenesser­o alcun risultato pratico, i cattolici progressis­ti mostrerebb­ero di essere finalmente diventati adulti, di aver smesso di immaginare che ogni cambiament­o per essere legittimo debba giungere come concession­e dall’alto.

TUTTO QUESTO presenta un rischio gigantesco: quello che le piazze restino vuote, che la mobilitazi­one fallisca perché la gente non crede possibile cambiare la Chiesa Cattolica o perché ormai è disinteres­sata a che ciò avvenga. Sarebbe per molti un finale triste, ma almeno metterebbe tutti, cattolici e non, di fronte alla cruda realtà del nostro tempo.

Che senso ha appellarsi a vertici ostili a ogni cambiament­o? Bisognereb­be forse seguire l’esempio di Lutero

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