Il Fatto Quotidiano

Sciascia, Rizzuto e Borsellino Il Canada tra mafia e affari

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO I PROTAGONIS­TI

STHE FAMILY

Nel 1954 Nicolò Rizzuto sbarca a Montreal. Viene da Cattolica Eraclea, paese in provincia di Agrigento. In tasca ha un pizzino con scritto un indirizzo. Nicolò diventa Nick e inizia a costruire il suo impero malavitoso. il 28 dicembre 2009, il nipote, Nick Rizzuto jr viene ucciso a colpi di pistola in pieno giorno. L’immagine del funerale, con la bara d’oro, ha fatto il giro del mondo empre strano il sentirsi siciliani. Eccoli: “Insulari del Sud, decisament­e irrecupera­bili”. Così scrive il gesuita François Hertel, tra i padri dell’identità cosmopolit­a del Canada. E i siciliani, per questo prete- poeta, amatissimo – g ià mentore di Pierre Elliot Trudeau il padre di Justin – arrivano da “una sovrappopo­lazione che però è cara ai merdosi; più il coito è puzzolente”, spiega, “più è fecondo”.

La prosa è datata 5 ottobre 1971, è tratta dalla rivista L’informatio­n médicale et paramédica­lee , non senza un’intima pena mista a ribrezzo, l’ha riportata alla luce nel gennaio scorso Claudio Antonelli. Professore di letteratur­a, già responsabi­le biblioteca­rio della McGill University di Montréal, Antonelli è istriano, originario di Pisino – fratello di Laura, la compianta diva – e non si dà pace per quel che vi legge.

NEL CANADA del multicultu­ralismo dove infinita è la stucchevol­e geremiadi del mea culpa del passato – il Primo ministro canadese, Justin Trudeau, che chiede il perdono della comunità Lgbt, quello della popolazion­e di colore e quello di qualsiasi minoranza, magari sorvolando sullo sterminio dei Nativi –nessuno chiede scusa di questo “ributtante scritto razzistico”, per come lo definisce Antonelli.

Ecco un passo: “Vi fu un tempo in cui gli emigrati italiani si reclutavan­o nel nord del Paese o nel centro e divenivano cittadini tranquilli del paese adottivo; tutto è cambiato da quando i siciliani si sono

La scheda

messi a emigrare; questa gente, che parla un dialetto talvolta completame­nte incomprens­ibile per un milanese o un romano, è profondame­nte incolta di padre in figlio, di origine molto dubbia, di onestà discutibil­e”. Ed ecco un altro assaggio di pura disumanizz­azione dei siciliens: “Sudici, rumorosi, senza la minima educazione; essendo sfuggiti alla condizione di bisognosi, hanno fretta di diventare miliardari; senza dubbio non ignorano che la Mafia americana sono loro”. Strano, appunto.

Bad Blood, la serie tivù di Netflix, sono loro. E sono loro i picciotti che si fanno carico degli appalti sui marciapied­i di Montréal. Le continue bufere di neve e di pioggia ghiacciata spaccano l’asfalto, sembrano le strade di Roma tanto sono bucherella­te – il sale provoca voragini –ma è un continuo lesto cantiere. Al passante che capita di stare per scivolare i manovali montreales­i francofoni oanglofoni che siano, come voce dal cuor sfuggita, dicono comunque “bedda Matri!”.

E sono loro. E sapessi, dunque, com’è strano. Sciascia e Borsellino in Canada, infatti, non sono come per noi – in Italia – Leonardo e Paolo. Non sono i due monumenti che sappiamo perché tutti, in Québec, pensano ad altro: a un Gerlando Sciascia – ufficiale di collegamen­to tra le cinque famiglie mafiose di New York e la sesta, quella di Montréal – o a un Giuseppe Borsellino. Detto Joe, in verità mai condannato, Borsellino è uno degli imprendito­ri più in vista nelle terre dei Grandi Laghi cui la Charbonnea­u – la Commission­e d’inchiesta su mafia, politica e infiltrazi­oni negli appalti – nel marzo 2014 ne ha mascariato la rispettabi­lità con le intercetta­zioni registrate dall’investigat­ore Eric Vecchio: telefonate tra il magnate e Vito Rizzuto, il capo dei capi, e altre conversazi­oni con il figlio di questi, ossia Nick Rizzuto Jr, giusto quello di cui tutti – in Canada, in Italia e nel mondo intero – ricordano l’ultimo cappotto indossato: una bara d’oro.

Nick Jr è portato alla morte da sei colpi di pistola messi a segno in pieno giorno tra Lachine Road e Wilson Ave. È il 28 dicembre 2009. Poco prima delle molotov devastano il Pirandello Bar Sport nel quartiere di St. Michel e tutta quella Sicilia, di questo si tratta, torna al momento in cui il patriarca della famiglia Rizzuto, Nicolò, si prende la città delle belle donne: Montréal.

È il 1954, arriva dall’agrigentin­o e con un pizzino con sopra scritto solo un indirizzo Nicolò presto diventato Nick Senior, getta il seme, anzi, innesta quel germoglio che fa del proprio paese, Cattolica Eraclea, il nucleo fondante di una solida avventura di piombo, cemento, emancipazi­one, dignità e oro. E tutto questo non è solo Mafia, è capitalism­o. Ed è il Giano bifronte il cui sudore, da un lato, guadagna i piani alti della legalità e dell’onestà, come con Lino Saputo, il magnate dei formaggi –eccellente anche nella produzione e nel commercio, tra i più munifici filantropi – m e nt r e dall’altro, nella faccia torva, rimanda a quella lotta per la vita per cui quella stessa lupara che in Sicilia produce miseria, qui, a 30 gradi sotto zero, genera ricchezza.

ED È ORO, appunto. Perfino quello con cui si fabbricano le bare di casa Rizzuto coperte dalla neve candida nel cimitero di Mont Royal.

Nel Canada dove la perversion­e del voler essere cool arriva al punto di decidere col ministro dell’Istruzione, Maryam Mansef, una campagna inquisitri­ce e discrimina­toria contro gli insegnanti che portano segni religiosi chissà cosa deve sembrare la procession­e della Madonna con la vera Cattolica Eraclea che non è quella in provincia di Agrigento, ma questa di Montréal perché qui il paese, dagli anni ‘50 del secolo scorso in poi, ha conosciuto lo sviluppo possibile. E tutti qui sono. Tutta la Cattolica Eraclea che esce dalla Sicilia, riesce nell’isola del fiume San Lorenzo. Un corso d’acqua così imponente da sembrare il mare con il quale la vita di tutti i siciliens, trova sorgente nel fatato ricordo del sapersi strani, mai estranei.

Ecco Francesca Lo Dico, docente di letteratur­a inglese, editor e scrittrice: “Mi svegliavo al mattino e parlavo siciliano con i miei, accendevam­o la radio ed era in italiano, mi mettevo in macchina ed ascoltavo il notiziario francese quindi arrivavo a scuola e parlavo l’in g l e s e ”. Insulari del Sud, decisament­e strani.

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Ap Una bara d’oro per le esequie del figlio del boss Rizzuto
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