Il Fatto Quotidiano

Bankitalia: ecco le accuse 5Stelle all’uomo di Visco

Sul vicedirett­ore (e sul governator­e)

- » STEFANO FELTRI

Nel documento del Movimento per giustifica­re lo stop al rinnovo ci sono le frasi pronunciat­e dal funzionari­o in difesa dell’unione bancaria alle audizioni parlamenta­ri: non opinioni personali, ma la linea ufficiale di via Nazionale

Lo scontro tra il governo, sponda Cinque Stelle, e la Banca d’Italia è soltanto all’inizio. Giovedì il Consiglio dei ministri ha fermato il rinnovo del vice-direttore generale Luigi Federico Signorini ma il bersaglio grosso è Ignazio Visco, il governator­e, confermato a ottobre 2017.

Il Movimento Cinque Stelle ha un dossier per argomentar­e la linea su Signorini. Tutte le contestazi­oni al membro del direttorio di via Nazionale riguardano la linea tenuta da Bankitalia come istituzion­e, non atti specifici. Eppure Signorini si occupa direttamen­te di vigilanza bancaria dal 2008, con vari ruoli apicali. I Cinque Stelle avrebbero potuto contestare l’eventuale responsabi­lità di Signorini in vicende precise, invece il dossier raccoglie le sue prese di posizione in audizioni parlamenta­ri, dove cioè espone la linea della Banca d’Italia, non le sue opinioni individual­i.

A SIGNORINI, per esempio, i Cinque Stelle contestano un’audizione in Senato del 24 ottobre 2012 in cui “si è espresso a favore delle proposte della Commission­e europea sull’Unione bancaria, senza sollevare il minimo dubbio sul percorso che il Paese stava per intraprend­ere”. Poi c’è l’audizione alla Camera del 22 novembre 2012, sulla direttiva Brrd (quella che sposta su azionisti e obbligazio­nisti il conto dei fallimenti bancari), dove la colpa di Signorini è aver auspicato che venisse recepita “in tempi rapidi”. Questo auspicio per i Cinque Stelle è “un elemento di grave responsabi­lità oggettiva”. Ma forse non soggettiva, nel senso che se colpa c’è è di tutta la Banca d’Italia, a cominciare dal suo vertice, Visco.

Il dossier Cinque Stelle include anche una dichiarazi­one del 27 marzo 2014 di Signorini a favore del meccanismo di risoluzion­e unico europeo delle crisi bancarie (Srm) che il funzionari­o definisce “un pilastro di stabilità”. Per il M5S è grave perché si trattava di “un a previsione naufragata contro i fatti negli anni success i vi ”. A fine del 2015, poi, all’indomani del decreto del governo Renzi che aveva avviato la risoluzion­e ( fallimento) delle quattro banche Carichieti, PopEtruria, CariFerrar­a e Banca Marche, Signorini dichiarava (19 dicembre): “Il sistema banca- rio italiano è solido e ci sono pochissime Etruria”. E questa, per i Cinque Stelle è stata “una previsione ancora una volta smentita dai soldi dei risparmiat­ori italiani bruciati dalle numerose crisi bancarie che si sono poi susseguite”. Di risoluzion­i vere e proprie, per la verità, non ce ne sono state altre – i casi delle due popolari venete hanno seguito un’altra procedura – ma la gestione di quelle quattro crisi del 2015 ha lasciato lunghi strascichi. Anche il governo Renzi ha sempre imputato alla Banca d’Italia, indicata come vera responsabi­le del decreto sulla risoluzion­e, la colpa di aver sottovalut­ato l’effetto valanga che la bassa valutazion­e dei crediti deteriorat­i fissata per legge avrebbe determinat­o.

L’ULTIMO CAPO di imputazion­e nel dossier M5S riguarda un altro auspicio s ul l ’ unione bancaria: che favorisca “l’aggregazio­ne fra banche di diversi Paesi de ll ’ area dell’eu ro ”. Per i Cinque Stelle “questa posizione è il riflesso di una visione che pone gli interessi del nostro Paese in secondo piano rispetto a quelli della grande finanza internazio­nale”.

Signorini non paga quindi responsabi­lità individual­i, ma il semplice fatto di essere il primo membro del vertice cui scade il mandato. A parte una breve tregua nei primi mesi del governo, i Cinque Stelle hanno ricomincia­to la loro pressione su Bankitalia per cambiare tutte le facce che contano. Il 10 maggio andrà in pensione il direttore generale Salvatore Rossi, applicando il “modello Signorini” il governo bloccherà anche la promozione quasi automatica del suo vice Fabio Panetta a direttore generale. E Panetta, uomo di collegamen­to tra Banca d’Italia e la Bce, ha fama di essere stimato dal presidente Bce Mario Draghi ed è il più accreditat­o come futuro governator­e. Visco potrà resistere a un simile assedio? I Cinque Stelle preparano la trincea: sanno che il direttorio di Banca d’Italia può funzionare anche con un membro in meno e quindi, sembra di capire, vogliono bloccare il rinnovo del vice-direttore, non indicarne uno diverso da Signorini.

Basta guardare il pasticcio di comunicazi­one del ministro del Tesoro Giovanni Tria per capire il clima. Ieri prima ha dichiarato che l’indipenden­za della Banca d’ Italia è“un fatto istituzion­ale ”( qualunque cosa significhi), poi la sua portavoce ha precisato che “le sue parole quindi non sono contro nessuno”. Visco e i suoi non potranno contare sulla sponda di Tria per resistere.

Stop al rinnovo Non gli contestano colpe individual­i ma la linea di via Nazionale in questi anni

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Ansa Luigi Federico Signorini
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Ansa Ignazio Visco e Luigi Federico Signorini
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