Trucchi e intese d’oro anche per i nuovi vertici Anas
Primo Cda si assicurano maxi retribuzioni. Nel verbale c’è pure il “finto” licenziamento dell’ex ad
Altro che fine dello stipendificio Anas, come aveva annunciato speranzoso il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Nell’azienda pubblica delle strade la cura del proprio reddito rimane l’attività prediletta dai dirigenti. Anche la coppia di nuovi capi, il presidente Claudio Gemme e l’amministratore delegato e direttore generale Massimo Simonini, non si sottrae a prassi consolidata.
ALLA PRIMA occasione, cioè nel corso della prima riunione del Cda del 21 dicembre 2018, di cui Il Fatto ha potuto leggere il verbale, prima di mettere la testa su qualsiasi altro dossier, Gemme e Simonini hanno ritenuto opportuno sistemare subito e per bene le retribuzioni. Adottando lo stesso schema retributivo e contrattuale che ha consentito al predecessore, Gianni Armani, di lasciare l’Anas mettendosi in tasca, dopo nemmeno 4 anni di attività, più di 1 milione di euro oltre il Tfr (Trattamento di fine rapporto). E ponendo così le premesse per uno spreco bis di soldi pubblici, seppur assolutamente legale e per di più blindato da un dettagliato e accurato contratto nazionale collettivo di lavoro dei dirigenti dell’a- zienda. I soldi che i capi si assegnano con disinvolta prodigalità sono interamente pubblici, non incassando l’Anas nemmeno mezzo euro dal mercato. Per poter ripetere il miracolo dell’indoramento delle retribuzioni e delle buonuscite i nuovi capi di Anas hanno prima dovuto sistemare con cura la faccenda dell’uscita di Armani ponendo le basi per vantaggi futuri. Dalla lettura del verbale si capisce che quello di Armani è stato un finto “licenziamento”. Nel senso che è stato costretto davvero a lasciare l’incarico perché ritenuto dal nuovo governo incompatibile con i nuovi indirizzi di politica dei trasporti. Ma dal punto di vista formale e retributivo l’operazione è stata concordata in ogni dettaglio in Anas e si è configurata come una risoluzione consensuale strapagata del rapporto di lavoro.
Oltre che ad dell’Anas, Armani più di un anno fa si era autoproclamato direttore generale e in questa veste, in quanto lavoratore dipendente, i nuovi capi che gli sono subentrati avrebbero avuto il potere di proporgli di restare in azienda magari assegandogli una nuova mansione. Evitando così di dover pagare la salatissima buonuscita che l’Anas ha invece deciso di riconoscere volentieri. In apertura di riunione Gemme e Simonini hanno stabilito che “occorre preliminarmente che il Consiglio deliberi di richiedere all’ex ad di rassegnare le proprie dimissioni anche dalla carica di Direttore generale”. Detto fatto. “Alle ore 17.45 i lavori vengono sospesi per consentire al Presidente di definire con l’ing. Armani quanto sopra”. Quindici minuti dopo “il Presidente comunica di aver ricevuto dall’ing. Armani le dimissioni” che hanno consentito a quest’ultimo di passare giulivo alla cassa per ritirare il milione di euro e oltre di buonuscita. Passa qual- che altro minuto e i presenti sistemano le loro posizioni: “Il Consiglio delibera di nominare quale amministratore delegato e Direttore generale l’ing. Massimo Simonini”. Con una scelta che prevede di nuovo lo sdoppiamento dell’incarico, due stipendi, la nomina anche a direttore, la possibilità di applicargli il supercontratto dei dirigenti al momento della risoluzione del rapporto di lavoro.
LO STESSO firmato a suo tempo da Armani e concordato con una disponibilissima “controparte” sindacale nella persona di Antonello De Sanctis. Il quale, forse anche in virtù di questi meriti, è stato nominato dai nuovi capi Anas responsabile del settore Finanza. A Simonini per la carica di amministratore il Consiglio ha concesso il ragionevole compenso di 60 mila euro l’anno. Per la carica di direttore, invece, al posto della cifra c’è un’indicazione generica: è riconosciuto “il compenso definito nel rispetto delle policy di gruppo”. Il compenso da direttore di Armani non è mai stato ufficialmente reso pubblico, in azienda tutti sanno che era di 350 mila euro l’anno.