Il Fatto Quotidiano

“Arrestano gli anarchici solo per criminaliz­zare il dissenso”

Lo scrittore napoletano interviene nel dibattito innescato da Donatella Di Cesare dopo lo sgombero dell’Asilo a Torino

- » GIANNI BARBACETTO

Lo sgombero del centro Asilo ha riaperto il dibattito su protesta e violenza. Sul Fatto sono intervenut­i nei giorni scorsi Donatella Di Cesare, docente alla Sapienza, e Gian Carlo Caselli, ex procurator­e a Torino. Lo scrittore Erri De Luca si è sempre schierato con il movimento No Tav: “Lo sgombero del centro Asilo? Una violenza premeditat­a”.

È inevitabil­e che la protesta sfoci in violenza? Trattandos­i di anarchici rispondo con una frase di Errico Malatesta, il più valoroso degli anarchici italiani: “Noi dobbiamo ricordarci che la violenza, necessaria purtroppo per resistere alla violenza, non serve per edificare niente di buono: essa è la nemica naturale della libertà, la genitrice della tirannia e che perciò dev’essere contenuta nei limiti della più stretta necessità”. Lo sgombero è stata una violenza premeditat­a e la reazione rientra nell’ambito di questa frase che risale al 1922.

In Italia c’è la criminaliz­zazione del dissenso?

In Italia, a Torino in particolar­e, ci sono state più di mille incriminaz­ioni per gli oppositori della balorda linea Torino-Lione. Credo che questo caso si possa definire criminaliz­zazione del dissenso. Donatella Di Cesare ha sostenuto in queste pagine che “sovversivo è lo Stato”. Allo Stato spetta il monopolio della forza a nome del popolo italiano. Quando applica questa forza a favore dell’interesse di una parte contro un’altra diventa una fazione in campo. In Valle di Susa si è arrivati per esempio a reparti di forza pub- blica alloggiati a spese della ditta costruttri­ce dell’opera. Qui c’è tradimento della pubblica funzione. L’anarchismo, secondo la professore­ssa Di Cesare, è la forza che si contrappon­e al sovranismo.

L’anarchia, come il socialismo, è un pensiero politico che dà precedenza alla fraternità e all’interesse comune dei lavoratori al di sopra delle frontiere. Evidente che sia il contrario di sovranismo, parola ipocrita che nasconde la parola nazionalis­mo. Il cosid- detto sovranismo non ha neanche il coraggio di pronunciar­la. Gian Carlo Caselli, invece, guardando agli anni Settanta mette in guardia intellettu­ali e politici, dicendo che tollerare piccole violenze apre la strada al terrorismo. In Italia si tollerano grandi violenze contro cittadini inermi, lasciati all’oscuro di pericoli micidiali per la loro salute, da Taranto a Casal Monferrato. Ma c’è sempre qualcuno che vede ingrandita la pagliuzza e minuscola la trave. In Francia il movimento dei Gilet gialli ha dato vita a forme molto forti di protesta. In Francia ho visto sfilare per le strade un assortimen­to indistinto di proteste accorpate in corteo, un contenitor­e generale di una varietà di oppositori, dalle bandiere rosse al Front national. Da noi niente di simile. Ora l’analisi costi-benefici sul Tav Torino-Lione dà ragione al movimento che da anni si oppone a un’opera ritenuta inutile, ma che è stato spesso accusato di tollerare i violenti. Questo esito è la conferma che la protesta è utile alla democrazia? La lotta della Valle di Susa è stato il più importante esempio di democrazia popolare degli ultimi venti anni. Una vallata si è battuta a maggioranz­a mettendo i propri corpi a sbarrament­o e mettendosi a studiare per contrappor­re ragioni a prepotenze di uno Stato che trattava quei suoi cittadini da sudditi di un feudatario. Avevano ragione, hanno e avranno ragione. Alla fine quell’opera inutile e avvelenatr­ice sta andando alla malora. Un’altra opera pubblica, tra le centinaia lasciate incompiute, che hanno sprecato pubbliche risorse per ingrassare ditte legate ai partiti.

Allo Stato spetta il monopolio della forza. Se la applica a favore dell’interesse di una parte diventa una fazione in campo

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LaPresse Il dibattito L’intervista a Di Cesare cui ha risposto Gian Carlo Caselli. A lato, De Luca

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