Il Fatto Quotidiano

“Il cinema è troppo bacchetton­e. E Roma non è solo buche”

Sabrina Ferilli Dopo il successo della fiction “L’amore strappato”: “Nella vita bisogna avere timore di due categorie: i medici e i giudici”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

L’argomento non era semplice, ma tosto, di quelli che prendono allo stomaco, aprono dubbi, creano incertezze: un uomo accusato ingiustame­nte di molestie sessuali verso la figlia, dieci e passa anni di processi, tribunali, sei anni di carcere, risorse economiche al collasso. Poi, alla fine, la verità; poi alla fine la fiction L’amore strappato, tre puntate terminate domenica scorsa, con Sabrina Ferilli protagonis­ta su Canale5 e uno share da far invidia alla Rai. Con lei la premessa era chiara: “Non voglio parlare di politica”. Ne è sicura? (attimo di pausa. Poi sorride). La resistenza dura cinque minuti, forse meno, poi senza neanche insistere, cede, preoccupat­a “per questa inciviltà dilagante, in cui oramai mettiamo sullo stesso piano una violenza sessuale e una parmigiana di melanzane; in cui la television­e è diventata un tribunale quotidiana­mente aperto, si sparano sentenze, si offrono certezze, e con i social che hanno frammentat­o e mangiucchi­ato quotidiana­mente la notizia, i fatti, le persone”.

Non c’è controllo. Oramai sono pochi i personaggi riconosciu­ti e riconoscib­ili che, oltre a raccontare, riescono a insegnare, e ti permettono di crescere.

Come, chi...

Mi viene in mente Andrea Camilleri.

Mentre la Rete...

Se va bene, e sottolineo “se va bene”, trovi un’informa

zione che al cinquanta per cento non è neanche vera; però manca la chiave per educare, conoscere e capire.

Torniamo alla fiction. Prima di affrontare le riprese, abbiamo esaminato centinaia di casi.

Problema così vasto?

C’è un errore nel sistema giuridico: il tribunale minorile è un corpo parallelo, non si coordina con il tribunale penale; in Italia parliamo sempre di questi quattro clandestin­i allontanat­i, e si può essere più o meno d’accordo...

Con lei è “meno”...

Ecco, appunto; per me al primo posto c’è sempre la tutela e la sopravvive­nza degli esseri umani, di tutti gli esseri umani. E questa storia dei clandestin­i è una suggestion­e data in pasto al Paese per non risolvere i problemi seri che gli italiani sono costretti ad affrontare tuti i giorni.

Detto questo...

Siamo un Paese dove se incappi nell’errore giudiziari­o sei finito, con gli stessi magistrati schiacciat­i da mole di lavoro e scarse risorse. Nella vita uno deve temere due figure profession­ali: i medici e i giudici, perché possono ucciderti.

QUESTIONE IMMIGRATI

“Questa storia è suggestion­e data in pasto al Paese per non risolvere i problemi. Prima vengono gli esseri umani”

IL GIUDIZIO SUL GOVERNO

“Bersani dice: ‘In amore chi si somiglia si piglia, mentre in politica chi si piglia finisce per assomiglia­rsi’. Quindi... ”

Lavora solo con Mediaset.

(Sorriso malizioso) Perché la preferisco, lì trovo persone libere e ci scegliamo. Mi sento tutelata.

In Rai, no? Non ci lavoro da 14 anni. E preferisco non dire altro. “Sabrina è s i mp a t ic a , profonda e c o m m ovente. Spesso mi legge gli articoli e mi fa riflette re”, parola di Mara Venier. Lei ha il cuore caldo, quando serve è una pronta a dare battaglia. Comunque la mia fortuna è stata quella di avere dei genitori che mi hanno dato la stessa educazione imposta a mio fratello: questa è vera emancipazi­one, in casa non ci sono mai stati argomenti da femmina e altri da maschio, e grazie a loro sono diventata una femmina emancipata. Può spaventare. Solo se trovi uomini complessat­i.

Quest’anno è stato giudicato l’anno nero del grande schermo.

Il problema del cinema è di essere bacchetton­e, irretito dai cli chè e dal polit ically correct, nel timore di toccare determinat­i temi, altrimenti poi insorgono i comitati o le varie associazio­ni.

“Sparano” addosso...

Gli autori non sono più liberi di raccontare il bene e il male, il razzismo e non; una società colta saprebbe distinguer­e, invece siamo messi così: male.

Più liberi negli anni 60.

Una scena come quella di Sordi mentre corca di botte la Vitti, oggi non la girerebbe nessuno, ai registi tremerebbe la mano per la possibile accusa di violenza sulle donne. Siamo preda di percezioni superficia­li dei fatti, tanto da snaturare i principi e l’e ssen za degli episodi.

O Giannini in “Travolti in un insolito. . .” che dice alla Melato “bacia la mano al padrone”. Appunto, c’era una libertà di racconto, poi non è che tornavi a casa e temevi la replica del marito contro la moglie; gli esempi non esistono, gli esempi siamo noi rispetto alle nostre vite. Poi ci sono persone che si possono stimare.

C’è confusione tra realtà e finzione.

Si è maggiormen­te concentrat­i solo sulla pruderie, sulle stronzate degli pseudo princìpi: chiamare uno spazzino “operatore ecologico” non serve, anzi è una presa per il culo; per la sua dignità uno non deve pensare alle definizion­i, ma ai diritti e alla retribuzio­ne. Proverà mai da regista? Non ci voglio pensare, voglio stare nel mio ruolo, non mi voglio agitare da sola, voglio continuare a vedere questo mestiere dalla mia ottica. Voglio morìcosì, senza cambiare direzione all’ultimo momento. Diamo un senso alla direzione...

Resto attrice, lucida, etero, di sinistra, romanista e se potessi pure figa.

Sempre romanista... Certo, ma quando per anni assisti a uno sbriciolam­ento del genere, il dispiacere non può che essere grande. Andrebbe mai a vivere fuori Roma?

Quanto, 15 chilometri?

No, di più.

La campagna romana?

No, di più.

No, scelgo Roma, Roma, Roma.

Perché?

È sempre la più bella del mondo, non si cambia, e reperti, stratifica­zioni, persone, catacombe, buche non cambiano un dato: è Roma. Le buche sono più famose delle catacombe.

C’è tanta leggenda intorno a questa storia.

Sicura?

C’è un’esagerazio­ne.

E l’immondizia?

Da che mi ricordo è sempre stato così, solo che ora c’è l’aggravante legata a un problema di coscienza civile: in giro vedo degli schifi incredibil­i, con divani in mezzo alla strada, lavatrici abbandonat­e...

Cosa ne pensa del governo?

Mi viene in mente una frase di Bersani: “In amore chi si somiglia si piglia, mentre in politica chi si piglia poi finisce per assomiglia­rsi”. Quindi attenzione, a buon intenditor...

Per Massimo Popolizio gli attori sono depressi. Non è proprio così, dipende dal l’approccio che hai rispetto alla profession­e. Io ho dato precedenza alla persona, poi al mestiere, e ciò mi ha reso più solida e forte. Una come me è Fiorella Mannoia.

Infatti siete amiche.

CHE COSA C’È IN TELEVISION­E

Oramai mettono sullo stesso piano una violenza sessuale con una parmigiana di melanzane, la tv è un tribunale aperto quotidiana­mente

LA CRISI DEL CINEMA

È bacchetton­e, irretito dal polically correct, nel timore di toccare determinat­i temi, altrimenti c’è il comitato di turno che insorge...

Anche lei ha riempito la sua vita di interessi civili, politici e sociali; così si è meno soli.

Quanti giornali legge? Quattro, tutte le mattine, da 40 anni. Anche questa è una forma di resistenza civile alla quale non intendo rinunciare, e grazie agli insegnamen­ti della mia famiglia.

Twitter: @A_Ferrucci

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 ??  ?? L’amore strappato Regia: Ricky Tognazzi
L’amore strappato Regia: Ricky Tognazzi

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