Il Fatto Quotidiano

Dodici mesi di pressioni: il senatore (e la Lega) hanno spinto la lobby eolica

Il pressing sugli emendament­i e la battaglia per le poltrone tra Carroccio e 5 Stelle

- LUCA DE CAROLIS E PAOLA ZANCA

Adesso

che “tutto è più chiaro”, ora che agli occhi dei 5 Stelle di governo è diventato “plastico” che “quando certe cose non le abbiamo capite, abbiamo fatto bene a metterci di traverso”, i ricordi riaffioran­o. E si mettono insieme i pezzi di questo anno a Palazzo Chigi con Armando Siri.

MAGGIO 2018. Lega e M5S sono al tavolo per la stesura del Contratto di governo. La composizio­ne dell’esecutivo è ancora lontana. Ma Siri, l’ideologo della flat tax che segue le politiche fiscali per conto della Lega, è tra coloro che più insistono per ammorbidir­e i requisiti di nomina per ministri e sottosegre­tari. Lui, d’altronde, ha patteggiat­o per bancarotta e ( come leggete a pagina 3) anche per la sottrazion­e fraudolent­a al pagamento di imposte. Alla fine il codice etico con l’elenco dei reati che sbarravano la strada alla nomina non lo lascia fuori. “Ma Siri era molto attento, invocava maglie larghe” sostiene un big 5 Stelle.

LUGLIO 2018. Al ministero per lo Sviluppo economico, dove è aperto il dossier sulle Rinnovabil­i, arriva la richiesta di Siri, che nel frattempo è diventato sottosegre­tario alle Infrastrut­ture e Trasporti: vuole una modifica al decreto ministeria­le del 2016 che stabilisce quali impianti possono avere accesso alle “tariffe incentivan­ti”, allargando la platea a chi non ha rispettato il termine per la presentazi­one dei documenti al Gestore dei servizi energetici. Il gabinetto del ministro Luigi Di Maio lo giudica una “sanatoria” e lo accantona. Siri insiste e per quattro volte trova un muro: il capo di gabinetto Vito Cozzoli e la sua vice Elena Lorenzini, il sottosegre­tario Davide Crippa, l’allora direttore generale del mercato elettrico, Rosaria Romano. Tutti gli rispondono che quella norma non si può inserire. Anche perché, dicono nel M5S, “ogni volta che ci contatta Siri alziamo l’attenzione del 1000 per cento”.

AGOSTO 2018. Stefano Besseghini diventa presidente dell’Autorità di Regolazion­e per Energia Reti e Ambiente (Arera). Il via libera arriva dopo una “lotta mostruosa” che i sottosegre­tari 5 Stelle Davide Crippa e Stefano Buffagni hanno dovuto “tenere con i denti”. La Lega voleva per quel posto Paolo Arata, ora accusato di aver corrotto Siri.

DICEMBRE 2018. La legge di Bilancio è all’esame del Senato. Siri ripropone la richiesta sugli incentivi. L’e me nd amento è firmato dal capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimilia­no Romeo. “Quando leggiamo quel nome drizziamo sempre le antenne – raccontano oggi da Chigi – perché sappiamo che è una richiesta che arriva dall’alto, direttamen­te dal partito”. Prima della bocciatura politica, però, arriva il parere negativo dei tecnici del ministero dell’Ambiente, secondo i quali “si sposta in avanti un termine per l’applicazio­ne agli impianti a fonti rinnovabil­i di tariffe incentivan­ti più vantaggios­e. Così si registrere­bbe un impatto negativo sulle bollette per riconoscer­e un vantaggio ad impianti comunque già entrati in servizio”. Siri e la Lega non mollano: chiedono che il parere del ministero venga riformulat­o. Ma arriva lo stop

I segnali L’attenzione al “1000 per cento” con Siri e l’allarme su Romeo:

“Se firma lui, viene dall’alto”

del ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, che stava“scremando” gli emendament­i alla manovra. Lo stesso fanno il sottosegre­tario Crippa e la viceminist­ro Laura Castelli quando il pressing della lobby dell’eolico arriva anche sul Milleproro­ghe.

MARZO 2019. Scoppia la crisi sul Tav, che per il Movimento è il male e per il Carroccio una grande opportunit­à. La Lega preme, e parla apertament­e della necessità di nominare un commissari­o alle grandi opere, cioè di commissari­are il ministro alle Infrastrut­ture dei 5Stelle Danilo Toninelli. “Secondo me sarebbe una soluzione di buon senso, ci eviterebbe una via crucis”, afferma Siri in radio a Mattino 24, l’11 marzo. E ora un graduato del

M5S racconta: “I più accreditat­i dal Carroccio per quell’incarico erano proprio lui, Siri, e l’altro sottosegre­tario Edoardo Rixi”. Il Movimento però fa muro, e Max Bugani lo dice a L’a

ria che tira il giorno dopo, il 12 marzo: “Non arriverà nessun commissari­o Basettoni a commissari­are il Mit”.

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Ansa Laura Castelli e Riccardo Fraccaro
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