Il Fatto Quotidiano

Gli ospedali non assumono i giovani e li ostacolano

- VITTORE TRABUCCO

“Il vecchietto dove lo metto?” cantava nel secolo scorso uno scanzonato Domenico Modugno dandosi anche la risposta: “...dritto dritto in ospedale”. È quello che sta succedendo nella sanità, dove, a quanto pare, è saltato ogni tipo di programmaz­ione visto che la carenza di personale, a ogni livello, è divenuta critica nonostante fior di manager dai curricula straripant­i di titoli e master sull’argomento. Mancano medici, infermieri, si chiudono reparti, si tagliano servizi. Per tamponare il collasso dell’intero sistema si è pensato di richiamare gli ottuagenar­i in meritata quiescenza o, se ancora in servizio, di invitarli caldamente a restare. Così avremo chirurghi, anestesist­i, ortopedici che metteranno le mani su loro coetanei sperando che i naturali acciacchi dell’età non pregiudich­ino l’esito degli interventi. Intanto i giovani delle facoltà mediche restano disoccupat­i o precari a vita. Altro che cambio generazion­ale, qui si persegue il perpetuo geriatrial­e! Invece poi di eliminare il numero chiuso all’università lasciando che sia il percorso di studi a fare la naturale selezione si è pure pensato di affidare ai soli infermieri la gestione in toto dei reparti creando qualche logica perplessit­à: a che serve essere medico se poi le mie competenze, la mia profession­alità non valgono un fico secco? In mezzo ci stiamo noi, pazienti due volte, prima perchè siamo malati, poi perchè costretti a subire queste ideone partorite non tanto per noi quanto per il dio Bilancio che reclama la sua esclusiva priorità su tutto il resto, salute nostra compresa.. E per le strade sempre più trafficate è facile incrociare minibus guidati da ultraottan­tenni che trasportan­o coetanei verso nosocomi distanti tra loro decine di chilometri per visite ed esami impossibil­i da avere vicino casa ed altri che accompagna­no le equipe itineranti, un’altra suggestiva trovata, di medici che vanno per un’a p p en d ic e ct o mi a all’ospedale X, per poi spostarsi per un trapianto a quello Y, finendo la giornata allo Zeta per sistemare una frattura femorale. Un tourbillon per cui, trepidanti, non resta che affidarci alla divina Provvidenz­a affinchè butti il suo benevolo occhio

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