Il Fatto Quotidiano

“Solo 40 euro di reddito”: ecco perché succede

Come è distribuit­o il sussidio: in 35mila ricevono circa 50 eur0, il 29% meno di 300

- » ROBERTO ROTUNNO

C’è stato un grido di delusione nelle ultime ore, che si è trasformat­o in frastuono e ha generato l’idea che il Reddito di cittadinan­za introdotto dal governo gialloverd­e assomigli più ai bonus di renziana memoria che a un reddito degno di questo nome: è quello delle famiglie povere che hanno ricevuto i cosiddetti “spiccioli di cittadinan­za”, ovvero 40 euro o poco più.

PARLIAMO di 35 mila casi, il 7% delle 472 mila domande accolte, che sommati ai nuclei che restano sotto i 100 euro, arrivano a 50 mila (13,1%). I dati dell’Inps mostrano un quadro completo. Il 71% delle carte acquisti che stanno per essere distribuit­e conterrann­o più di 300 euro. A superare i mille euro, per il momento sono poco meno di 26 mila. La fascia più corposa è quella di chi si è aggiudicat­o tra i 300 e i 500 euro, la quale conta 138 mila famiglie. Alla prova dei numeri, il reddito di cittadinan­za ha svelato la sua natura, che pure avrebbe dovuto essere chiara dall’inizio. Non è uno stipendio da 780 euro mensili distribuit­o a tutti i disoccupat­i del Paese, ma solo un’integrazio­ne al reddito di chi vive in grosse difficoltà economiche per aiutare a raggiunger­e uno standard di vita dignitoso. Era quindi scontato che qualcuno, disponendo già di qualche provento, avrebbe preso poche decine di euro e che in pochi avrebbero raggiunto l’assegno pieno.

I 780 euro al mese, infatti, può prenderli solo chi vive da solo, ha un reddito pari a zero ed è in affitto. Il reddito è composto da 500 euro di sostegno base più 280 per la casa. Se però ci sono altri familiari, si applica la scala di equivalenz­a. Cioè si aggiungono 200 euro per ogni familiare maggiorenn­e e

100 euro per ogni minorenne. Quindi una famiglia con marito e moglie e due figli può prendere massimo 1.180 euro. Per calcolare il reddito che prenderà, bisogna sottrarre a questa cifra massima i redditi dei quali la famiglia già oggi dispone. Se per esempio ammontano a 500 euro al mese, il reddito di cittadinan­za sarà di 680 euro. Se invece la stessa famiglia avesse redditi pari a 1.178 euro, in teoria il beneficio sarebbe solo di 2 euro, ma c’è una clausola nella legge che prevede la cifra minima di 40 euro.

Questo, quindi, finora era chiaro. Un po’ meno chiaro è l’elenco completo di tutte i proventi famigliari che comportano un taglio al sostegno. Il reddito da lavoro, ovviamente, è da includere. Stesso discorso per l’even tua le sussidio di disoccupaz­ione o l’assegno di mantenimen­to per i divorziati. Più complesso è capire quali tra le prestazion­i assistenzi­ali erogate dall’Inps o dai Comuni riducano il reddito di cittadinan­za. Dalla legge sembrano esclusi tutti quelli che non sono legati all’Isee, oltre al bonus bebè. L’Inps però non ha mai diffuso un prospetto completo, essenziale per rendere più trasparent­i i calcoli e per capire, ad esempio, se il bonus bebè influisca sulla riduzione dell’importo, nonostante sia escluso dalla legge e nonostante la social media manager della pagina Facebook del Inps (che a detta del presidente Inps Tridico è finita in ospedale per lo stress) abbia sostenuto il contrario in alcune risposte.

I beneficiar­i In 26mila vanno oltre i mille euro A ricevere tra 300 e 500 euro sono 138 mila famiglie

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Ansa La richiesta del reddito

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