“Sarraj tradito dal suo capo dell’intelligence”
Rivelazione di una deputata di Tobruk. Trump telefona ad Haftar e gli promette sostegno
In
una sola giornata di combattimenti le forze del generale Haftar hanno perso 39 uomini, troppi per le forze in campo disponibili, tanto che in poche ore hanno dovuto abbandonare l’area di Aziziya, a sud di Tripoli, e retrocedere verso Gharian, la città sulla montagna Nafusa da cui aveva lanciato l’offensiva sulla capitale oltre ad inizio mese.
“Il governo di Tripoli è stato tradito dal capo dell’intelligence Abdullah Al Darsi”, ha rivelato al Fatto la deputata del Parlamento insediato a Tobruk, Saida Al Iaqubi, che abbandonò Tobruk nel 2014 in segno di protesta contro il riconoscimento da parte del Parlamento di Haftar come capo delle forze armate. Vive a Misurata, la città- Stato a 300 chilometri a ovest di Tripoli, che rappresenta il bastione delle forze anti-Haftar. Il premier riconosciuto dall’Onu, Fayez Al Sarraj, aveva nominato Al Darsi a capo dell’intelligence a novembre proprio per strizzare l’occhio a Haftar in vista degli accordi per le nuove elezioni. Al Darsi è sparito qualche ora prima dell’annuncio dell’arrivo delle forze del generale a Gharian.
Quella di Haftar doveva essere un’operazione lampo, ma gli scontri in corso potrebbero andare avanti per mesi. Anche fonti delle Forze Speciali di deterrenza Rada, i salafiti madkhali che per credo religioso erano visti come i potenziali alleati di Haftar nell’ovest, hanno detto al Fatto“Impossibile negoziare con lui. Vuole tutto per sé”.
IL PIGLIO da militare evidentemente convince più all’estero che in terra libica, tanto che alla schiera degli alleati del generale, oltre i noti Egitto, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Francia, si aggiungono gli Stati Uniti. In una telefonata con Haftar avvenuta lunedì, Donald Trump avrebbe espresso sostegno al Maresciallo. La Casa Bianca ha divulgato la notizia solo ieri, forse perché è ormai chiaro che Haftar militarmente non ce la può fare da solo. Sicuramente non dopo che anche i francesi lo hanno abbandonato. Proprio ieri il ministro degli Esteri Moavero ha incontrato il collega francese Le Drian, annunciando un incontro di tutti i sostenitori di Sarraj dopo Pasqua. A Tripoli, secondo l’Organizzazione mondiale per la Sanità dall’inizio degli scontri ci sarebbero circa 205 morti, 913 i feriti; circa 25 mila gli sfollati secondo l’Unhcr. “Altroché esercito di liberazione”, dice al Fatto Mohamed, ingegnere: “Haftar è un criminale che uccide i civili”, spiega dopo la pioggia di razzi Grad che nella notte tra mercoledì e giovedì ha colpito l’area residenziale di Abu Salim, quartiere a sud di Tripoli. Mohamed ricorda che qualche ora prima dell’attacco un uomo dell’auto-proclamato Esercito nazionale libico, con l’uniforme del Battaglione 106, aveva minacciato su Facebook un attacco con i Grad per vendicare l’esplosione di lunedì al quartier generale dell’intelligence a Bengasi. Mohamed vive a soli tre chilometri dall’area dove sono caduti i razzi. “Mia figlia deve finire la scuola, e ques t’anno ha anche gli esami. Non possiamo lasciare tutto a metà. Forse andremo via solo quando un razzo ci distruggerà la casa”, dice con tono sarcastico. Mentre le famiglie scappano man mano che gli scontri avanzano, centinaia di migranti restano intrappolati nei centri di detenzione, gestiti dal ministero degli Interni. Medici Senza Frontiere e altre Ong come Migrace continuano a fornire assistenza a quelli rinchiusi nel centro di Qaser Ben Gasheer, che rifiutano la proposta di trasferimento da parte dell’Unhcr in un carcere della città di Zintan. O fuori dall’inferno libico o nulla, sarebbe la loro risposta.