Un’antenna di 33 metri a due passi da casa A Zelarino scoppia la rivolta dei cittadini
Il ripetitore è spento: la Città metropolitana autorizza i lavori per riaccenderlo
VIVERE con un ripetitore telefonico di 33 metri, nel giardino di casa. Accade a Zelarino, in provincia di Venezia. Una questione arrivata anche negli uffici romani dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, ma nel frattempo le famiglie lanciano un nuovo appello: “Non accendete quell’antenna”.
Partiamo dall’esposto firmato dal Comitato CMP (Comitato Marco Polo), inviato all’Anac, in cui si legge: “L’impianto sarebbe privo delle necessarie autorizzazioni per il suo regolare funzionamento e le stesse non potrebbero essere concesse per palesi irregolarità”. I cittadini contestano da sempre che per l’installazione dell’antenna - praticamente nelle loro abitazioni - siano state adottate fin dall’inizio “motivazioni di pubblica utilità”.
Il pennone di via Comboni è noto a tutti anche perchè svetta tra una casa e l’altra. La vicenda inizia nella primavera del 2015 quando la struttura viene montata a soli 4,55 metri dal confine stradale della via privata (come da perizia stilata a settembre 2017) e all’interno di un’area che secondo il materiale presentato dai cittadini dovrebbe essere tutelata da vincolo paesaggistico. I residenti da subito si mobilitano, raccolgono firme e iniziano il loro calvario tra le scartoffie: primo passo una richiesta di rimozione dell’antenna al Comune, poi un esposto/denuncia in Procura per “profili di illiceità”; nel 2017 il diniego degli abitanti alla richiesta di transito della società “e-distribuzione” (gruppo Enel) per canalizzare il terreno. Pur di far funzionare l’antenna nel frattempo viene sistemato e at
tivato un gruppo elettrogeno a gasolio che oltre a essere rumoroso emana un insopportabile cattivo odore. Troppo persino anche per forze dell’ordine chiamate dai residenti: alla fine viene disattivato.
L’antenna ora è spenta ma c’è chi vorrebbe farla funzionare. Valentina Buzzo, cresciuta proprio in via Comboni, non si rassegna. “Il Comitato ha deciso di impugnare l’ultima delibera della Città Metropolitana con la quale autorizza ‘e-distribuzione’ al passaggio coattivo di un elettrodotto, per fare in modo che l’antenna della Wind venga alimentata direttamente con la corrente elettrica e non attraverso il generatore”. I cittadini sono disposti a tutto per fermare l’iniziativa della Città metropolitana, che vuole concedere il passaggio per effettuare i lavori necessari alla riattivazione. I residenti si appellano alle normative sulle distanze da rispettare tra ripetitori e luoghi sensibili (come scuole, ospedali oppure abitazioni) ma per il momento i vari ricorsi presentati sono ancora in attesa di una prima udienza e gli esposti non hanno avuto alcun riscontro ufficiale. Qualcuno teme addirittura che con l’arrivo di 5G l’antenna possa diventare un avamposto di sperimentazione delle nuove tecnologie. Per queste ragioni i cittadini sono arrivati al punto di bloccare il traffico fino a Mestre. “Siamo pronti a denunciare chiunque abbia fatto finta di niente e non ha preventivamente verificato i contenuti della documentazione. Vogliamo che emergano le responsabilità di chi sta lavorando per far procedere e portare a termine l’iter di occupazione coattiva”, afferma Buzzo. Aggiungendo: “Su questa vicenda si sono trovate mille soluzioni per tutto. Eccezion fatta che per la tutela della salute dei cittadini”.