Il Fatto Quotidiano

Il sistema Arata: “Mazzette per permessi agl’impianti”

In Sicilia Un incenerito­re cammuffato da centro per biometano. Il piano al dipartimen­to sbagliato dove c’è Tinnirello, indagato per i dati forniti sulla pratica

- » SAUL CAIA

Un incenerito­re, camuffato sotto le vesti di un impianto per la produzione di biometano. In Sicilia, a Calatafimi, c’è il progetto “Biometano Gallitello” della Solgesta Srl, azienda amministra­ta da Alessandra Rollino, moglie dell’ex parlamenta­re forzista e imprendito­re Franco Paolo Arata, vicino alla Lega e al sottosegre­tario Armano Siri. Arata è coinvolto nell’inchiesta di Palermo sul settore dell’energia rinnovabil­e, accusato di corruzione e attribuzio­ne fittizia di beni aggravate dal metodo mafioso, perché collegate a Vito Nicastri, altro imprendito­re del settore eolico già condannato in via definitiva per i reati di corruzione e truffa aggravata, e considerat­o vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Un impianto osteggiato dal M5S, sospettato di essere qualcosa di diverso da quanto dichiarato, e spinto con una serie di conoscenze che sono finite nelle carte dell’inchiesta.

LA SOLGESTAne­l maggio 2017 deposita alla Regione e al Comune di Calatafimi Segestra, in provincia di Trapani, uno “studio preliminar­e ambientale” di 74 pagine e una “relazione tecnica illustrati­va” di 105 pagine. In entrambi i casi si parla di un “impianto di produzione integrata di Biometano da 600 Sm3//h” ed “energia in assetto cog enerat ivo Car da Biomasse”. Ma qualcosa non torna. “Avevamo visto un avviso in Regione che ci ha fatto drizzare un po’ le orecchie – racconta da deputata pentastell­ata Valentina Palmeri –, ho fatto richiesta di accesso agli atti, per visionare progetto e atti, che però la Regione non ci ha mai fornito”. A quel punto la deputata decide di rivolgersi all’assessorat­o competente. “Ho potuto vedere fisicament­e una serie di relazioni progettual­i – spiega la Palmeri - e abbiamo capito che non si trattava di un impianto a biometano, ma di un incenerito­re di rifiuti organici”.

Secondo una relazione tecnica presentata da Legambient­e al comune di Calatafimi sul progetto di Solgesta, si evidenzia che “l’impianto ha una potenziali­tà quattro volte maggiore del limite inferiore per cui scatta l’obbligo della Valutazion­e di Impatto Ambientale (VIA), e che i rifiuti trattati non riguardano solo la categoria R3 ( Recupero di Materia) ma anche la R1 (Recupero Energetico), ulteriore motivo per il ricorso obbligator­io alla VIA”. L’azienda avrebbe quindi provato un escamotage, presentand­o un progetto di biomassa che necessita dell’A uto riz za zio ne Integrale Ambientale (AIA), così da non dover seguire le procedure più complesse.

Ma le anomalie non sarebbero finite qui. “Nella relazione progettual­e si evince che non c’è una corrispond­enza tra la denominazi­one dell’i mpianto, e quello che effettivam­ente avrebbe fatto – aggiunge la Palmeri –, soprattutt­o abbiamo notato che i funzionari e i dirigenti degli uffici competenti non ci mettevano in condizione di avere le carte e i progetti”. Forse non è un caso: “L’incartamen­to era in mano a Tinnirello, che poi è stato coinvolto nell’indagine”.

Secondo le indagini della Procura di Palermo, infatti, all’interno dell’Asse ssorato all’Energia regionale, gli imprendito­ri Arata e Nicastri avrebbero fatto “affidament­o su almeno due pubblici ufficiali, Alberto Tinnirello e Giacomo Causarano”. Tinnirello è indagato per corruzione per l’esercizio della funzione in concorso con Arata padre e figlio: secondo i pm, avrebbe mostrato “asservimen­to agli interessi della Sogesta” e“delle altre società del gruppo Arata-Nicastri”, e avrebbe rice

La descrizion­e dell’impianto è diversa da ciò che avrebbe effettivam­ente fatto. C’è stata una mancanza di trasparenz­a e pubblicizz­azione

VALENTINA PALMERI A Calatafimi

I trucchi di Solgesta per un iter più breve Il sindaco ha revocato il parere favorevole

vuto “somme di denaro non quantifica­te” per seguire con attenzione le procedure, e garantire in cambio “informazio­ni sullo stato delle pratiche amministra­tive inerenti la richiesta di autorizzaz­ione integrata ambientale per la costruzion­e e l’esercizio degli impianti di biometano di Calatafimi”. È proprio al suo dipartimen­to, quello su l’Energia, che viene presentata l’istanza, nonostante fosse quello sbagliato, visto che la competenza era dell’ufficio Acque e rifiuti. “È un’altra anomalia e irregolari­tà procedural­e di questa storia”, prosegue la Palmeri.

PER BLOCCAREil progetto, sono intervenut­e anche le associazio­ni ambientali­ste locali, che hanno lanciato una petizione online che ha raccolto la sottoscriz­ione di 4 mila utenti. Lo scorso gennaio, il sindaco Vito Sciortino, che inizialmen­te si era mostrato a sostegno dell’opera, ha deciso di revocare in autotutela il precedente parere favorevole. Secondo l’amministra­zione non sarebbero state rispettate “le condizioni di rispetto dell’ambiente e del paesaggio rurale circostant­e”: “il progetto non garantisce il rispetto delle normative”.

“C’è stata una mancanza di trasparenz­a e pubblicizz­azione”, conclude la Palmeri. È così che Arata voleva costruire il suo impianto.

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Ansa Il rendering Il progetto “Biometano Gallitello” presentato a Calatafimi. A destra, pale eoliche
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