Il Fatto Quotidiano

SIRI: IL SOCIO LOBBISTA È INDAGATO PER TANGENTI

SCANDALI NON SOLO ARATA FRA I SUOI AMICI IMBARAZZAN­TI: C’È ANCHE L’UOMO DEL COLOSSO ENERGETICO SPAGNOLO

- » MARCO TRAVAGLIO

Abbiamo chiesto un’intervista al Matteo Salvini. Nessuna risposta. Casomai ci ripensasse, queste sono le domande che avremmo voluto porgli, per il dovere di trasparenz­a che è richiesto a un uomo di governo della sua importanza dinanzi ai cittadini.

1. Ministro Salvini, lei parla e twitta su tutto, dal menu delle sue colazioni al festival di Sanremo, da quel che dovrebbero fare gli altri ministri a come si governa Roma: possibile che non trovi il tempo per dire una parola sulla famiglia Arata? Chi e quando le ha presentato Paolo Franco Arata, genovese, 69 anni, ex parlamenta­re di Forza Italia che in un’intercetta­zione si definisce “socio al 50 per cento” almeno dal 2015 del pregiudica­to (per corruzione e truffa) Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano ora ai domiciliar­i, destinatar­io di un sequestro preventivo di 1,3 miliardi dalla Direzione Antimafia di Palermo perché ritenuto il finanziato­re della latitanza di Matteo Messina Denaro?

2. Ha conosciuto prima Arata padre oppure il figlio Federico, 34 anni, che del 2016 risulta seguire i rapporti internazio­nali della Lega e nel 2017 ha organizzat­o il fugace incontro Salvini-Trump a New York, grazie ai suoi rapporti con Steve Bannon, aspirante federatore dell’internazio­nale “sovranista”? Ha mai pensato di prendere informazio­ni su quella strana famiglia, prima di inocularla come un virus letale nella Lega? Ora che gli inquirenti hanno scoperto quei terribili legami fra Arata sr., Nicastri e Messina Denaro, perché non rassicura i suoi elettori e tutti i cittadini sul fatto che terrà Arata e la sua famiglia alla larga della Lega e del governo?

3. Da anni Paolo Arata possiede varie società nel settore energia e questo, diversamen­te dai suoi rapporti con Nicastri, lo sapevano tutti: bastava una ricerca su Google o una visura camerale. Perché lei, malgrado il suo plateale conflitto d’interessi, lo incaricò di scrivere il programma della Lega proprio sull’energia, lo invitò a parlare al convegno programmat­ico di Piacenza nel luglio 2017?

4. Lei ha compiuto sforzi immani per riverginar­e l’immagine della Lega, screditata dagli scandali di Belsito, della Family Bossi, dei 49 milioni scomparsi ecc. Perché diede proprio ad Arata, legato a tutta la vecchia politica siciliana e non (da Mannino a Miccichè ad Alberto Dell’Utri), un ruolo così centrale nel suo “nuovo” partito, al punto che – come risulta dalle carte dell’inchiesta delle Procure di Palermo e Roma – fu addirittur­a Arata a sponsorizz­are la nomina dell’amico e corregiona­le Armando Siri a sottosegre­tario ai Trasporti?

5.

In dieci mesi di governo, Arata e famiglia hanno beneficiat­o di una serie impression­ante di favori targati Lega. Lei, ad agosto, tentò di farlo nominare presidente dell’A uthor ity dell’energia, cioè controllor­e di se stesso, visto il suo palese conflitto d’interessi di imprendito­re dell’eolico (nomina stoppata da Di Maio). Siri, fra luglio e dicembre, provò in ogni modo a far approvare una norma chiesta da Arata per favorire la sua azienda eolica (quella a mezzadria col finanziato­re di Messina Denaro). Il sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti ha appena assunto il figlio Federico Arata a Palazzo Chigi come “esperto” del Dipartimen­to programmaz­ione economica, dopo che quello l’aveva aiutato nella discussa trasferta di marzo negli Usa. La Lega deve qualcosa a quella famiglia? Salvini può garantire che mai gli Arata hanno finanziato la Lega?

6. Ora Arata sr. è accusato di aver corrotto il sottosegre­tario Siri con una tangente di 30mila euro in cambio dell’e men damento su misura per la sua società eolica, che avrebbe moltiplica­to i guadagni suoi e del socio occulto siciliano. La presunta tangente dovranno accertarla o smentirla i giudici, e non risulta che lei ne sapesse alcunché. Ma l’emendament­oad Aratamè già arcisicuro: “le tariffe incentivan­ti e i premi di cui al decreto ministeria­le 6 luglio 2012 e ai suoi allegati, del ministero dello Sviluppo Economico, si applicano agli impianti aventi accesso diretto agli incentivi ai sensi del... medesimo decreto, alla condizione che siano entrati in esercizio fino al 30.9.2017 e documentin­o di aver inviato la comunicazi­one di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30.6.2017”, quindi senza rispettare il termine di legge. E guardacaso proprio in quella situazione si trovava la società di Arata (e Nicastri). Cosa pensa Salvini di quella legge ad aziendame dei suoi che l’hanno spinta?

7. I massimi funzionari dello Sviluppo economico hanno raccontato ai pm che a luglio Siri tentò di far passare l’emendament­o ad Aratam nel dossier sulle Rinnovabil­i, e fu da loro respinto; il capogruppo leghista Romeo ci riprovò in dicembre, nella legge di bilancio, e fu bloccato dal ministro dell’Ambiente Costa; Siri ritentò e ricevette l’alt del ministro dei Rapporti col Parlamento Fraccaro; ma non si arrese e azzardò il colpaccio nel Milleproro­ghe, scontrando­si con i sottosegre­tari pentastell­ati Castelli e Crippa. Intanto Arata rassicurav­a Nicastri (ai domiciliar­i) tramite il figlio Manlio: “Ci pensa il mio uomo”. Salvini ha mai saputo niente di quel pressing? Se sì, perchè non l’ha bloccato, visto che non riguardava interessi generali, ma affari personali di Arata? Se no, come giudica il comportame­nto del sottosegre­tario Siri, asservito a quegli interessi privati?

8. Giovedì, appena appreso di essere indagato, Siri ha dichiarato: “Non so assolutame­nte chi sia questo imprendito­re coinvolto (Arata, ndr), non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole, credo che si tratti di un errore di persona”. Venerdì, smentito persino dal suo capogruppo Romeo, ha cambiato versione: “Ho presentato un emendament­o che mi ha chiesto una filiera di piccoli prod ut t or i”. Ieri ha raccontato un’altra storia ancora: “Arata mi ha detto che rappresent­ava un’associazio­ne dei piccoli imprendito­ri dell’eolico... mi ha fatto una testa così e io gli ho detto: va bene, mandamelo”. A prescinder­e dalle accuse di corruzione (da dimostrare) e dall’asservimen­to della sua funzione pubblica a interessi privati (dimostrata), Siri è un bugiardo seriale: non basta questo per dimissiona­rlo dal “governo del cambiament­o”?

9. Ministro Salvini, lei ha difeso Siri perché è “soltanto” indagato per corruzione e ha ricordato ai 5Stelle il precedente di Virginia Raggi, più volte indagata. Ora, la Raggi non c’entra nulla: non è mai stata indagata per corruzione, è stata assolta e prosciolta e archiviata da tutto, e non si comprende perché lei ne abbia chiesto le dimissioni, se non per coprire lo scandalo Siri. Ma, sulla presunta corruzione di Siri, lei ha ragione: finché non si proverà che Arata se l’è comprato con 30mila euro, il fatto resta controvers­o e nulla autorizza nessuno a cacciarlo dal governo in quanto corrotto (semmai per le sue bugie e i suoi traffici per una norma ad aziendam, e che aziendam!). Però il suo “garantismo” su Siri “solo” indagato cozza col fatto che la sua fedina penale riporta già una sentenza definitiva di colpevolez­za: un patteggiam­ento del 2014 a 1 anno e 8 mesi di reclusione per bancarotta fraudolent­a e sottrazion­e fraudolent­a al pagamento di imposte. Cioè: è stato lui stesso a concordare la pena per avere svuotato le casse di una società, lasciando 1 milione di buco e occultando parte del bottino nel paradiso fiscale del Delaware. Quindi Siri non deve uscire dal governo perché indagato: non avrebbe dovuto entrarvi perché ha patteggiat­o. Che le è saltato in mente di nominare sottosegre­tario e ideologo della politica fiscale leghista un bancarotti­ere e frodatore del fisco?

10. Se lei, ministro Salvini, avesse tenuto a distanza, se non dalla Lega, almeno dal settore energia, un faccendier­e in conflitto d’interessi come Arata e, se non dalla Lega, almeno dal governo un sicuro bancarotti­ere e frodatore come Siri, oggi il governo non sarebbe scosso dal suo primo scandalo e la Lega non sarebbe in imbarazzo per il suo ennesimo scandalo. Non è il momento di fare un po’ d’autocritic­a e di pulizia, di cestinare le mele marce, di presidiare meglio le porte del partito e di chiedere scusa al premier Conte, agli alleati, ai leghisti e soprattutt­o agli italiani?

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