Il Fatto Quotidiano

Tregua sul Salva-Roma Ora Conte tratta su Siri

No alla resa dei conti nel Consiglio dei ministri di martedì Il premier valuta il caso del leghista indagato, che presto vedrà i pm

- PA. ZA.

La settimana di Passione del governo gialloverd­e non finirà oggi, il giorno di Pasqua. I Cinque Stelle non hanno intenzione di fare passi indietro sulla richiesta di dimissioni del sottosegre­tario Armando Siri, indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolti gli imprendito­ri dell’eolico Paolo Arata e Vito Nicastri. E il leader della Lega Matteo Salvini è altrettant­o irremovibi­le: deve restare al governo. Non hanno aiutato le due interviste che ieri il premier Giuseppe Conte e il vicepremie­r Luigi Di Maio hanno rilasciato a Corriere e Repubblica: da una parte il capo politico dei Cinque Stelle chiede chiarezza, perché “l’innocenza la decidono i giudici”; dall’altra il presidente del Consiglio fa sapere che la sua “valutazion­e” del caso è in corso. D’altronde, sul fronte opposto, non sono piaciuti i retroscena con cui la Lega ha fatto sapere di essere pronta a far precipitar­e la situazione, né il lapsus (freudiano) con cui Salvini avrebbe annunciato che “il governo dura 4 mesi” anziché 4 anni, né tantomeno la notizia che per il figlio di Arata, Federico, è “in iter” una consulenza da esperto voluta dal sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti al Dipartimen­to per la programmaz­ione economica.

I DUE ALLEATI sono ai ferri corti. E non è nemmeno detto che Salvini e Di Maio si incontrino al Consiglio dei ministri in programma per martedì: l’appuntamen­to è ovviamente segnato nelle agende ufficiali di entrambi, ma la resa dei conti su Siri potrebbe anche essere rinviata.

In quella sede, toccherà piuttosto affrontare il caso del Salva-Roma, la norma per il taglio del debito della Capitale che il Movimento vuole inserire nel decreto Crescita e che la Lega ha annunciato di non voler votare. Ieri, è stato lo stesso Di Maio a lanciare segnali di distension­e, specifican­do che provvedime­nti simili potrebbero essere estesi ad altre città, come la Catania guidata dal centrodest­ra e Torino, amministra­ta invece dai Cinque Stelle. Un messaggio che pare aver fatto breccia nella Lega, che ieri avrebbe abbassato i toni sull’aiuto a Virginia Raggi, citando proprio l’ipotesi di usare lo stesso modello anche per altri Comuni. Ipotesi confermata ieri dal viceminist­ro all’Economia Laura Castelli: “Per troppi anni gli Enti Locali sono stati abbandonat­i a loro stessi: lavoriamo a misure normative che risolvano i loro problemi, non solo per la Capitale ma anche per le altre città”.

NON SARÀmarted­ì, quindi, il giorno in cui si scioglierà la grana Siri. Anche perché per la prossima settimana è atteso l’interrogat­orio del sottosegre­tario. E c’è chi ritiene che il colloquio privato annunciato dal premier Conte possa anche essere posticipat­o all’incontro con i pm: il comportame­nto che l’esponente leghista terrà in Procura, ragionano, potrebbe essere uno degli elementi di valutazion­e di cui il premier ha bisogno. Un atteggiame­nto di collaboraz­ione con l’autorità giudiziari­a, per dire, potrebbe aiutare a leggere diversamen­te la sua posizione. Al momento, l’unica concession­e che i Cinque Stelle dicono di essere disposti a dare è quella di dimissioni “temporanee”, una sorta di sospension­e dall’incarico pronta ad essere revocata nel momento in cui ci siano novità positive. Una strada, va detto, difficilme­nte conciliabi­le con i tempi della giustizia.

Nell’attesa, il Pd ha deciso di presentare una mozione di sfiducia al governo. Si tratta più che altro di una provocazio­ne: “Questo teatrino deve finire”, dice il segretario dem Nicola Zingaretti, convinto che veder votare compatti Lega e Cinque Stelle a sostegno dell’esecutivo dimostrerà al Paese che i due “litigano di giorno e si accordano di notte”.

La sfiducia

Dal Pd mozione contro il governo: “Sveliamo il teatrino: litigano per finta”

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Il sottosegre­tario leghista ai Trasporti Armando Siri, indagato per corruzione
Fotogramma Nel ciclone Il sottosegre­tario leghista ai Trasporti Armando Siri, indagato per corruzione
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Ansa/LaPresse Premier e vice Giuseppe Conte e Matteo Salvini
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