Foggia, il patto fra i clan per la droga: altri 10 arresti
La criminalità organizzata del Gargano e la “società foggiana” hanno un accordo per gestire i traffici: per gli investigatori ora c’è la prova
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Gargano e la provincia di Foggia. La mafia garganica e la “società foggiana”: due realtà differenti che, da un lato, lottano a colpi di arma da fuoco per la supremazia, dall’altro, hanno trovato un accordo: una vera e propria “joint venture”, dicono gli investigatori, per lo spaccio della droga. Un’organizzazione, a Vieste, importava marijuana dall’Albania; l’altra, a Foggia, si occupava prevalentemente di trafficare cocaina anche oltre i confini della regione, risalendo l’Adriatico fino a Pescara.
È quanto scoperto dagli agenti di polizia di Foggia e Bari e del Servizio centrale operativo diretto da Alessandro Giuliano, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari: arrestate dieci persone, indagate venti, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’indagine è partita, all’indomani dell’inchiesta sugli omicidi avvenuti nell’estate del 2017 sul Gargano – quando vennero uccisi alcuni pregiudicati, assieme a due agricoltori ammazzati per sbaglio, nella strage di San Marco in Lamis –, da due sequestri di marijuana messi a segno a Vieste il 3 marzo 2018 e poi, qualche mese dopo, a Peschici. Claudio Iannoli, 43enne di Vieste, elemento di spicco della criminalità garganica finito ieri in manette, era emerso come nuovo capo nella zona, approfittando del vuoto di potere e di una serie di conoscenze nel clan Sinesi-Francavilla e in quello dei Li Bergolis: aveva avviato un ingente traffico di stupefacenti tra Foggia, Manfredonia e Pescara.
I clan avrebbero quindi guardato oltre regione, verso Pescara, Montesilvano e Francavilla a Mare. Anello di congiunzione per la fornitura di droga in Abruzzo era Gaetano Renegaldo, che operava grazie all’aiuto della Società foggiana.
“NELL’ULTIMO ANNO sono una decina le operazioni che ha svolto la polizia, in collaborazione con la Procura di Foggia e la Dda di Bari – spiega al Fatto quotidiano il capo della squadra mobile di Foggia, Roberto Pititto. “Con le ultime indagini abbiamo dimostrato con i fatti quanto da tempo avevamo immaginato: la mafia garganica e la società foggiana hanno trovato un accordo per gestire i traffici illeciti. L’attività di contrasto condotta da magistratura e forze di polizia sta producendo nel tempo – prosegue Pititto – l’azzeramento dei vertici storici dei gruppi criminali foggiani. Occorre ora prestare grande attenzione alle nuove leve, che in questo momento storico potrebbero
L’inchiesta
Nasce dagli omicidi di due anni fa: ora ci sono nuovi equilibri fra le bande locali
tentare la scalata al potere”.
L’operazione messa a segno, solo l’ultima di una serie, è per gli investigatori un’importante risposta a una realtà criminale che in tra anni – dal 2015 al 2018 – solo a Vieste ha determinato 9 omicidi, 1 lupara bianca e 6 tentati omicidi. Senza dimenticare che, in tutta la provincia di Foggia, dagli anni Ottanta a oggi, i fatti di sangue sono stati più di 300, di cui ben l’80 per cento impuniti.